Caffè (s)corretto. Latina, profumo di fritto misto e aghi della bilancia

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Finalmente. Finalmente s’alza il livello del dibattito politico per una città che ormai è diventata tutta una periferia. Forse sarà il profumo della tornata elettorale in programma tra un anno e mezzo, forse sarà il danno e la beffa orditi conto l’allora sindaco Zaccheo da parte di Striscia la notizia (che ne decretò la fine politica al pari della caduta verticale della città), forse sarà lo spauracchio della riapertura della discarica di Borgo Montello, forse sarà che ci siamo stancati un po’ tutti dei peana per aver riempito ‘d’acqua bagnata’ la fontana di piazza del Popolo come ci ha abituato il prode consigliere di maggioranza Dario Bellini. Troppi forse per una Latina sempre più avvitata su se stessa (la moria dei negozi del centro sta come “la moria delle vacche come voi ben sapete” di Totò & Peppino). Quello che è certo è che sarà una sfida ancora più ferro ignique: la stragrande maggioranza della città sembra pronta ad abiurare la propria fede verso Lbc, capace nella sua politica cittadina più a escludere che a includere; molti al di là dei consensi di elezioni sovracomunali non sono tentati dal votare il centrodestra dei ‘soliti volti noti’, che paga ancora i benservito a Zac e Di Giorgi, più ha ancora la grande colpa di non aver individuato un nuovo giovane generale; tanti guardano a una Lega ricca di percentuali e ras locali ma il suo destino talvolta sembra troppo legato  al suo guru nazionale (e le elezioni regionali in Emilia Romagna saranno un punto di svolta), anche se in città qualche rogna è emersa per i voti di scambio; altri osservano un Pd che cerca nuove strategie e nuove identità per parlare alle masse come ci insegna il movimento delle Sardine, ma al di là di un dibattito politico di alto spessore (vedi Enrico Forte) di azioni non si avverte manco l’odore. E poi ci sono le variabili impazzite, quelle che ci fanno innamorare della vita: la società civile che è stanca dell’impasse dei partiti (e non della politica: la società civile si occupa della polis, forse a differenza dei partiti, che si fondano troppo sulla partigianeria) e mira a creare un fritto misto con la parte concreta della politica, come ci insegna Terracina, chiamata alle urne in primavera per il dopo Procaccini. Intanto la società ‘civica’ fa (forse civica e non civile, altrimenti daremmo dell’incivile agli altri…), dimostra che sa agire, vedi Annalisa Muzio e la sua associazione Minerva che ha aperto i suoi circoli in provincia, manco fosse la Forza Italia dei tempi dorati. E poi ci sono altre incognite, in primis il M5s grande assente a Latina nella vittoria di Coletta, e un Italia Viva che più scorre il tempo più trasforma il suo leader Matteo Renzi nel conterraneo Lorenzo il Magnifico, cioè nell’ago della bilancia. Ma forse sono più gli aghi che penetrano nel ventre molle di una politica che fatica a rinnovarsi.


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