Oltre le false notizie su New York… fosse comuni di Hart Island, che invece come si è visto sono una momentanea sepoltura per chi non ha familiari,  il tampone a 3200 dollari, e la morte di chi non può pagare per curarsi, oggi raccontiamo un’altra realtà e un’altra verità direttamente dalla voce di chi ci lavora là e proprio a contatto del “virus”. Sono due italiani e la seconda è di Latina. Lavorano tutti e due al Mount Sinai, prestigioso ospedale di Manhattan,  uno dei sistemi sanitari maggiori di New York.

“Oggi sono post-call, quindi off, da terapia intensiva Covid”, scrive Gennaro Giustino, medico cardiologo, in servizio all’ospedale che si trova sulla V Avenue, proprio di fronte a Central Park. E quindi avendo un po’ di tempo il dr Giustino ci spiega, tutto quello che c’è da sapere su questa sua battaglia giornaliera.

“- Abbiamo trattato piu di 10.000 pazienti, tra ricoveri e pronto soccorso (non ricoverati) nell’arco di 4 settimane. Piu’ di 3.500 pazienti ricoverati sono stati dimessi in condizioni stabili, di cui abbiamo avuto piu’ di 500 pazienti in terapia intensiva giornalmente. Ormai le dimissioni hanno superato i nuovi ricoveri e stiamo lentamente tornando alle normali attivita’. Non so se chi non lavora nell’ambito medico riesce a capire la mole di questi numeri, gestiti da uno solo healthcare system di una citta’.

-Abbiamo moltiplicato le capacita’ di terapia intensiva, personale e ventilatori nell’arco di giorni. Non abbiamo mai avuto problemi di posti letto in terapia intensiva, ne di capacita’ di ventilatori disponibili. Infatti, accettiamo trasferimenti di pazienti piu’ critici ed abbiamo inviato medici e ventilatori negli ospedali piu’ piccoli e piu’ in difficolta’, nei quartieri piu’ sovrappopolati e poveri della citta’

-Abbiamo dato e stiamo dando il massimo delle cure disponibili a tutti, indipentemente da razza, etnia, religione o conto in banca, contrariamente a quello che si crede. E’ stato un incredibile approccio multidisciplinare da parte di tutte le specialita’ in ospedale in cui in molti abbiamo collaborato. E’ una bellissima esperienza lavorare fianco a fianco con medici di altre specialita’ per capire una malattia nuova di cui non si sa abbastanza.

-Il supporto da parte della nostra Leadership e’ stato eccellente. I dirigenti hanno ridotto i loro stipendi ( guadagnano milioni di $ all’anno) ed hanno alzato quelli dei medici in prima linea. Siamo stati subito forniti di dispositivi di protezione personale in abbondanza, tanto che adesso non sappiamo neanche piu’ dove metterli. E sono stati stanziati incentivi economici per aumentare il personale in reparto e terapia intensiva con licenza a funzione di medico di medicina interna o di rianimazione.

– I medici senior, quelli al di sopra di una certa eta’, sono stati obbligati a stare a casa in isolamento per evitare di essere contagiati, in quanto potenzialmente a rischio. Per fortuna, non abbiamo avuto perdite tra il personale medico ad oggi. Di questo punto ne vado molto fiero perche’ siamo orgogliosi dei luminari di fama mondiale con i quali lavoriamo e tutti noi vogliamo che vengano protetti.

– Abbiamo a disposizione letteralmente le piu’ varie terapie sperimentali ed in commercio off-label disponibili dal plaquenil/azitromicina, anti-IL6 (tocilizumab e sarilumab), anti-IL1 (anakinra), antivirali (remdesivir e HAART), plasma convalescente (anticorpi anti-coronavirus) e circolazione extracorporea. Abbiamo implementato protocolli di anticoagulazione terapeutica sia per i pazienti in ospedale sia per quelli trattati da casa per ridurre il rischio di complicanze tromboemboliche. Purtroppo dati solidi per supportare l’efficacia e sicurezza delle terapie ancora mancano ma tanti gruppi in tutto il mondo ci stanno lavorando.

-Abbiamo instaurato il programma piu’ grande della citta’ per test anticorpali e donazione di plasma in pazienti immuni con anticorpi anti-Coronavirus. Incredibile, piu’ di 4000 persone a New York hanno donato il loro plasma ad oggi.

Credendo ai dati della Cina, New York rimane l’epicentro mondiale per numero di casi del Covid-19. Considerando la quantita’ di pazienti e la popolazione di New York, la risposta degli ospedali maggiori di Manhattan, come il mio, e’ stata incredibile e non va data per scontata.

Infine, scrive sempre Giustino, il supporto e la solidarieta’ della popolazione di New York e’ speciale. Le strade si riempiono di applausi ed inni di incoraggiamento ogni giorno alle 7 di sera quando c’e’ il cambio turno. Riceviamo regali e cibo tutti i giorni dai ristoranti del quartiere e molto altro. New York e’ una citta’ di immigrati, come me, siamo lontani dalle nostre famiglie e siamo tutti qui per aiutarci.

E’ un privilegio poter servire questa citta’ in questo momento nonche’ una delle esperienze piu’ forti della mia vita. Viverci e’ completamente un’altra cosa che giudicarla dal proprio divano.

 

Ilaria Mogno, che insieme al marito Jeremiah Faith, dirigono e lavorano al laboratorio di genetica dello stesso ospedale, aggiunge: “Ogni giorno ricevo updates dal mio ospedale, con numeri e cose importanti da sapere. Qui c’è un riassunto di quello che stanno facendo. Vorrei solo aggiungere una cosa. Per la prima volta tutti gli ospedali della città e dello Stato, privati o pubblici, stanno collaborando, scambiandosi protocolli, materiale, e personale. E con gli ospedali temporanei stabiliti dal governo federale. Una cosa mai vista prima. Questi risultati sono poi molto simili a quelli ottenuti dagli altri ospedali, Columbia e NYU per primi. Tra la sfortuna di vivere questo periodo mi sento comunque fortunata per aver avuto l’opportunità di vedere con i miei occhi il modo in cui tutti gli operatori sanitari hanno reagito adattandosi alla situazione”.

 

 

 


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Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.