Elezioni, Andrea Romano: “La destra non mi preoccupa perché è fascista, ma perché sfascia i conti del paese”

Chiacchierata con uno dei protagonisti di queste elezioni politiche a Livorno, Andrea Romano

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Abbiamo raggiunto telefonicamente l’Onorevole Romano, già Deputato nella legislatura che si sta concludendo, eletto tra le fila del PD nel collegio uninominale di Livorno. Il Partito Democratico conferma la sua posizione anche per queste elezioni.

Ripartiamo dalla legislatura appena conclusa, quali temi si porta dietro di questi anni in parlamento a rappresentare i livornesi?

Senza dubbio i temi che più mi stanno a cuore sono quelli delle infrastrutture, i temi portuali e degli insediamenti produttivi. Quella livornese è una zona che ha sofferto di una deindustrializzazione dolorosa. Ho lavorato a lungo e intensamente per risolvere problemi come l’Eni, la Solvay, la crisi del porto e molti altri. Sul piano infrastrutturale sono stato membro della commissione trasporti e lì sono riuscito a ottenere importanti risultati, uno di cui vado più fiero è quello che concerne il corridoio tirrenico, sono riuscito a portarlo da Sat a Anas, questo consentirà l’avvio dei lavori che con il vecchio gestore non sarebbero mai partiti. Per la nostra rete stradale provinciale è fondamentale.

Argomento che le sta particolarmente a cuore è il Porto;

Assolutamente, è un volano economico. Mi sono impegnato in primis per la tutela dei lavoratori, con un impegno in prima persona sull’articolo 199 del decreto rilancio, in materia di lavoro portuale, che ha sostenuto centinaia di lavoratori anche dello scalo livornese.  Mi sono poi impegnato sul raccordo ferroviario che permetterà, con la darsena Europa già finanziata, di evitare strozzature logistiche.

Poi, parlando dei temi che gli stanno a cuore, il Deputato si sofferma su un tema che mi colpisce e non posso non interromperlo.

Romano, lei mi parla di sicurezza, ma come? Non è un tema di destra?

Assolutamente no. La sicurezza non è un tema di destra, anzi, è la destra che raffigura la sicurezza in maniera caricaturale. La sicurezza riguarda tutta la politica, ma è un problema degli ultimi, della classe meno abbiente, a dare risposta su questo tema deve essere la sinistra, non la destra. La destra brandisce il tema sicurezza come propaganda senza soluzioni. Salvini, voglio ricordarlo, è stato ministro degli interni e non ha fatto niente. La sicurezza passa per la rivalorizzazione dei quartieri e delle città, se un quartiere è problematico questo attrarrà maggiore insicurezza, il tema parte da lì, dai quartieri e dalla loro vivibilità. Tengo molto al tema sicurezza, la sicurezza ha bisogno di risposte concrete, più poliziotti sulle strade e formati dalle scuole di formazione apposite. Ogni anno sono solo 3000 i poliziotti che escono dalle scuole di polizia, proporrò di raddoppiare questa cifra. Un altro aspetto importante è quello di dare alle forze dell’ordine un ruolo attivo. Propongo di ridurre i poliziotti negli uffici e metterli nelle strade.

Adesso veniamo ad un punto caldissimo, in tutti i sensi, il rigassificatore di Piombino, cosa ne pensa?

Stavo preparando una Pdl con il mio gruppo: “progetto Piombino”, che cercava di fare il punto su Piombino e i suoi progetti, come ad esempio la bonifica. La città di Piombino è stata massacrata, vogliamo un decreto Piombino, qualcosa che sia su misura, ad hoc per restituire alla città quella forza che ha perso.

E sul rigassificatore invece?

Io dico due si:

al rigassificatore, perché siamo dentro un’emergenza energetica gravissima. I rigassificatori sono una parte delle risposte e ci liberano dal ricatto di Putin. Ma io dico sì anche alle preoccupazioni di Piombino. A differenza di come pensa Calenda, ai cittadini devono essere date risposte. Le risposte si possono dare con una valutazione d’impatto ambientale, la si potrebbe fare con una procedura d’urgenza, in tempistiche ristrette. A Piombino, per esempio, c’è una delle più grandi attività d’itticoltura d’Italia, bisogna capire se avrà un impatto su di essa. A me poi non piace la parola compensazioni, sembra che ci sia da compensare qualcosa, non è detto, prima valutiamo, non necessariamente bisogna compensare qualcosa di male. Può essere l’occasione di rilancio per Piombino.

Ha citato Calenda, cosa ne pensa della sua visita a Piombino?

Le parole di Calenda sono insultanti, le preoccupazioni della gente non possono avere come risposta la militarizzazione. Penso che Calenda dovrebbe prima chiedere scusa a Piombino per aver portato JWG, un’azienda che non ha rispettato nessuno degli accordi prestabiliti.

Lei si è occupato, come ci diceva prima, di porto, come sta il porto di Livorno?

Il porto di Livorno sta benino, nonostante gli anni del covid ha dimostrato grande resilienza, è un porto straordinariamente resiliente. Serve sostenerlo. Oggi ha una certezza, sa che la darsena Europa ci sarà. E grazie a questo supererà il suo grande limite della ristrettezza che da anni ci penalizza con i competitor. Certo, non basta. Bisogna però capire che certi temi non sono livornesi, ma nazionali, come i salari dei portuali. Vorrei fare un plauso a Luciano Guerrieri che ha saputo dare un grande slancio allo scalo, useremo questo slancio come linfa per un lavoro che prosegua su questa linea.

Ma quindi, in conclusione, si può battere la destra?

La battaglia è assolutamente aperta ed è in corso. Il centrosinistra può vincere e fermare la destra. I nostri avversari sono pericolosi, ma non solo per il passato, la storia, il fascismo e tutte le cose che sono state dette. Ciò che più mi preoccupa sono le ricette economiche, la destra ha governato e ha portato in bancarotta questo paese. La scelta del 25 settembre è tra destra e sinistra, ricordiamocelo bene, anche perché 1/3 dei voti viene dagli uninominali, non ci sono terze vie. Un voto serve e un voto serve meno.

Perché votarla ancora e votare PD?

Io posso solo ricordare le battaglie che ho fatto per il territorio, alcune le ho vinte e alcune le devo finire. Chiedo il voto per questo, perché c’è un lavoro da proseguire e perché ci sono temi delicati da affrontare. È vero, non sono una novità del panorama politico, ma a questo territorio serve un rappresentate con esperienza e che ha dimostrato di essere al pieno servizio della gente.

Qualcuno ha dei dubbi, vogliamo fugarli? Lei quanto si sente livornese?

(Ride, n.d.r.) Io ho vissuto a Livorno fino alla fine dell’università, sono professore e sono stato in giro per il mondo e per l’Italia per studio e per lavoro, come tantissimi livornesi che non per questo sono meno livornesi o meno innamorati del proprio territorio. Essere livornese non si cancella. Tutti i weekend torno in città a raccogliere le istanze dei cittadini, ma ovviamente sono il parlamentare di Livorno e devo stare in parlamento a lavorare, mi pagano per quello. La mia livornesità si determina con i risultati fatti per questa città, non certo da quanto tempo passo alla Terrazza Mascagni. 


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