La scuola italiana è la conferma della perenne condizione italiana: l’approssimazione o il pressappochismo ossia superficialità, spesso assenza di progettazione o serie riforme procedendo a tentoni o alla giornata mediante molteplici sperimentazioni. che nel bene e nel male sono state l’ossigeno e il polmone artificiale di una scuola  in perenne agonia o asfissia, una malata cronica. Dagli esami di Stato faraonici e “mostruosi” si è progressivamente arrivati  a soluzioni più snelle e credibili, da ultimo paradossalmente complice anche il Covid a un esame “transitorio”,  un passaggio di routine su una normale strada provinciale. . Era già stata realizzata la migliore opportunità con la commissione interna  e un presidente o supervisore esterno come garante etc.fino all’ultimissima innovazione con l’alunno-candidato “voce solista” o monologante, “interprete” di una pièce o performance da lui stesso preparata. Una sorta di copione autobiografico-professionale su un tema specifico e al contempo articolato e variegato in più direzioni, diciamo multitematico. Insomma una sorta di “recita a soggetto” di stampo pirandelliano, di “gioco delle parti” col “così è se vi pare”! finale!  L’idea non è davvero malvagia specie se essa significa la definitiva sparizione di una retorica altro che superata, quella della “prova d’esame” vale dire la corsa agli ostacoli con previsti trabocchetti. Proseguendo con la citazione pirandelliana è il caso dire che l’alunno da “persona” (in latimo ‘maschera’) finalmente diventa “personaggio” cioè si toglie la maschera e si presenta quale è, col suo pensiero e i suoi sentimenti a parlare del suo vissuto scolastico e parascolastico. Con la libertà di essere un lontano parente di “Serafino Gubbio operatore” ossia essere lui a girare la manovella e “fare il film” lasciando ad altri  (pubblico-commissione) la facoltà di applaudire, in caso di dissenso una proiezione esplicativa!.Ma poiché questa è una cosa semiseria (!) ad evitare che prevalga unicamente “La ragione degli altri” (gli esaminatori), l’alunno potrà dare una  bella prova “d’ umorismo” reiventandosi l’esame cioè porre lui qualche domanda all’esaminatore chiedendogli,ad esempio, se essere “un uomo senza qualità” sia un difetto o un pregio: giuro fossi io in agone cioè commissario lo licenzerei con lode solo in virtù di siffatta domanda! (gimaul)


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