Esami Di Infermità

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Continuo a sorridere con malinconia alle infelici esternazioni ministeriali circa le presunte innovazioni “tematiche” o “esaminatorie” che dir di voglia come se bastasse tirar fuori dal cilindro una Segre, al tempo mio (come docente) toccò a Gramsci per la prima volta e poi mai più nella storia (presunsi si trattò di una svista sfuggita di mano!), una lettera al figlio Delio sull’importanza della storia etc. Con queste risibili improvvisazioni il Ministero crede di mettere il cappello su una carcassa (il tipo di esame) pressoché archeologica! Evitando di farla lunga su uno degli aspetti più grotteschi della scuola italiana dicasi “l’esame di Stato” di per sé un aspetto di conclamata, inutile ripetitività in senso lato sia per la forma sia per il contenuto, una prova non già della maturità dei ragazzi bensì della povertà o carenza tecnico istituzionale, mi limito a ribadire e lamentare la permanente infermità “costituzionale” di una scuola che ancora aspetta di essere riformata o riossigenata, tale da far rimpiangere G. Gentile benché fascista al tempo anch’egli ministro G. Gentile! Un rituale puramente formale o di facciata al quale basterebbe sostituire la prassi: proporre come “programma”(!) agli alunni dell’ultimo anno un pacchetto di tematiche attinenti alla cultura variamente intesa richiedendo loro di individuare autori, situazioni, protagonisti e antagonisti d’ogni specie simulando delle interviste con domande e risposte tra le più estrose, audaci e svariate. Con tutto il rispetto per i Pascoli o i Verga considerata la “somministrazione” che di loro viene restituita dai manuali scolastici o dai pur solerti insegnanti che altro c’è da aspettarsi se non trite e ripetitive esercitazioni? Più conveniente o decente invece sarebbe provocarli con testi ad hoc vuoi anche sul Pascoli preferibilmente però autore “latino”, sulla ideologia del Verga ossia l’adesione al nazionalismo e alla presumibile simpatia per il nascente fascismo, sul suo tanto reclamizzato pessimismo di cui come per il Leopardi si fa il cosiddetto “cavallo di battaglia” senza però enfatizzarlo o affabularlo insomma senza farne della (cattiva) letteratura, quindi, prima dei romanzi si intercetti il Verga del suo nutrito epistolario dove davvero non va per “fantasticherie” ma per evidenti “pietre pomici” (generalmente si definisce “pumiceo” il suo stile e linguaggio per per la ruvidezza della scrittura). E invece che cosa si continua a chiedere ai fanciulli se non la solita lagna?! La colpa certo non è loro neanche dei docenti bensì della distorta mentalità di una scuola inferma e malferma secondo la quale la cosiddetta letteratura equivale alle “urne dei forti”, gli autori maggiori e minori pronti a uscire dalle tombe rievocati dalla eco del “fanciullino” e di quei poveri cristi dei “vinti”! Cari ragazzi coraggio almeno per voi è finita finalmente vi accingete a uscire dall’astratto e incamminarvi sui sentieri della realtà Buona Fortuna ! (gimaul)


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