Il Campo Stretto della Meloni Batte il Largo dei Tronconi !

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Una lezione esemplare salutare quella delle elezioni in Abbruzzo. Vince il campo stretto della Meloni, stretto da che? Dal vincolo ben saldo del potere e dal tentare di scollarsi di dosso il condizionamento di Salvini con una resa dei conti all’interno della Lega già in fibrillazione per la perdita più che dei voti del ruolo di maggiore alleato essenziale alla Meloni passato a FI in forza dell’accreditamento in sede europea per l’alleanza coi Popolari contro Salvini collocatosi con l’estrema destra europea. Nel campo largo (centro-centrosinistra -sinistra) la lezione è ancor più salutare perché non c’è il collante forte di una strategia politica pur riconoscendo che lo stare insieme è una necessità e che la sola sommatoria antidestra ha chiuso i battenti con Prodi. Quale la strategia unificante che impedisce ai tronconi del campo largo di fare la fine di un camion caricato di tronchi che ad ogni scossa se ne perde qualcuno per strada, ansioso d’essere il primo della classe? Mi dispiace per Paolo Mieli che tifa e dà in crescendo Elly Schlein a sondaggi bloccati senza aiutarla a trovare il bandolo della matassa. Eppure Mieli, acuto osservatore, come tutta la classe dirigente PD ha la colpa gravissima di non aver raccolto il testimone di Aldo Moro “La democrazia matura fondata sull’alternanza” ed il “Cittadino arbitro” di Ruffilli con Bachelet sul versante cattolico democratico, vittime sacrificali di quel terrorismo che aveva riconosciuto in loro

Il vero ostacolo istituzionale alla rivoluzione violenta. La democrazia matura postulava l’alternanza di due poli con poteri rafforzati di decisione ed altrettanti poteri di reciproche garanzie. La differenza con l quadro politico di allora era che sul piano politico prevalevano chiaramente due forti partiti alternativi ed oggi tante forze parcellizzate che a maggior ragione richiedono un disegno istituzionale a garanzia della governabilità e dell’alternanza per non dare spazio a tentazioni autoritarie. Chi si oppone a questo aggiornamento istituzionale lavora in favore di un ibrido autoritario come il premierato, con l’unica novità di una sola donna al comando. Chi si duole di un ruolo ancillare del Parlamento, non può disconoscere che nel sistema francese un generale De Gaulle, pur essendo la situazione favorevole rifiutò l’ipotesi dell’uomo solo al comando, di un svolta autoritaria, che a suo avviso in un Paese patria delle libertà, avrebbe avuta vita breve! Così nacque il modello vice-presidenziale, due fonti di potere legittimate dal popolo, il Presidente ed il Parlamento, costrette alla convivenza forzata se di diverso orientamento.

Rodolfo Carelli


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