Giulio Pippi detto Giulio Romano (Roma 1492/99 – Mantova 1546) fu un architetto, decoratore e pittore italiano.
Allievo prediletto di Raffaello, fu suo collaboratore in alcuni dipinti (Sacra Famiglia di Francesco I, Parigi, Louvre) e, dal 1515, partecipò all’esecuzione degli affreschi nella stanza detta “Dell’Incendio del Borgo”, nelle logge in Vaticano e nella loggia di Psiche alla Farnesina.
Dopo la morte del maestro, sviluppandone il programma decorativo, ebbe parte di primo piano negli affreschi della Sala di Costantino e nelle logge in Vaticano. Oltre ad alcuni importanti dipinti (Sacra Conversazione, Lapidazione di Santo Stefano, Madonna della gatta) e ai disegni per la serie erotica dei Modi, eseguì le sue prime opere di architettura.
La sua maggiore produzione, e la sua fama, sono tuttavia legate a Mantova, dove Federico II Gonzaga, cui era stato presentato da B. Castiglione nel 1524, lo nominò prefetto generale delle fabbriche. Con un’intensa campagna di progettazione urbanistica e di costruzioni religiose e civili assestò definitivamente l’aspetto architettonico. Condusse pure importanti lavori in Palazzo Ducale (Appartamento Estivale), coordinandone la decorazione ed esplicando un’intensa non solo per la corte mantovana, ma anche per Ferrara e Verona, spesso con l’aiuto di una ben organizzata squadra di allievi e collaboratori, che ebbero poi un ruolo importante nella diffusione del linguaggio del maestro nell’Italia settentrionale.
Il suo capolavoro è Palazzo Te (1524-35 circa), residenza di svago della corte mantovana; la costruzione, articolata intorno ad un cortile centrale, è caratterizzata dall’equilibrio fra motivi classicheggianti e altri più chiaramente manieristi (il bugnato di forte rilievo plastico, il succedersi di nicchie e finestre).
La ricca decorazione ad affresco e in stucco dell’interno è sviluppata secondo due temi iconografici: quello delle passioni amorose, cui allude il ciclo delle Storie di Psiche (desunto dall’Asino d’oro di Apuleio), e quello delle virtù di Federico II Gonzaga, che nella visione illusionistica e angosciosa della punizione dei titani ribelli (Sala dei Giganti) volle fosse esplicitata la propria fedeltà all’autorità imperiale di Carlo V. Lo stile enfatico e bizzarro di questo ciclo di affreschi, affollato da forme sconvolte e percorso da ombre bituminose, divenne uno dei paradigmi della cultura manieristica in Europa.

Guglielmo Guidi
Ricercatore e storico d’arte.


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