Il Mediterraneo raccontato con toni noir

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Venerdì 8 aprile alle ore 18 presso Fattoria Prato di Coppola a Latina Lido si terrà la presentazione del romanzo ‘Mediterraneo nero’ (Mursia) di Gian Luca Campagna, incontro moderato da Giorgio Bastonini e Alessandro Vizzino, inserito all’interno del calendario letterario organizzato dal Centro turistico giovanile grazie ad Angelo Tozzi e Marco Checchinato. Un noir, come ormai ci insegna la tradizione italiana di genere, che è un’inchiesta vera e propria, tra crimini ambientali e immigrazione clandestina.

Nel romanzo troviamo Francesco ‘Ciccio’ Cuccovillo, un cronista di origini baresi che lavora da anni a Roma per un quotidiano nazionale. Viene contattato da un suo vecchio amore giovanile andata in sposa a uno dei suoi amici di quando ero ragazzo: questo è ricoverato per mesotelioma contratto per essere stato a contatto con un’azienda che produceva amianto. La donna lo convince a consegnare una lattina di Coca Cola sigillata di cui non si conosce il contenuto a un ingegnere brianzolo che negli anni ’80 e ’90 gestiva nel Sud Italia il traffico illecito dei rifiuti tossici.

Comincia così una caccia all’uomo che presto si unisce nell’indagine sul destino di una nave, la Quadrifoglio Rosso, autoaffondata al largo delle coste pugliesi. Tra reticenze, depistaggi, bugie, sospetti, mezze verità, aiuti inaspettati, il cronista compirà un autentico viaggio lungo le coste italiane, dal Sud al Centro passando da Ovest a Est, per carpire informazioni su questo ingegnere che sembra essere un fantasma.

“Quando mi chiedono se scrivo romanzi, non saprei cosa rispondere se non che sono un visionario narrativo, che prova a far vedere nelle sue trame quello che gli altri non scorgono, tant’è che l’anima della mia scrittura resta la ricerca ontologica –dice Gian Luca Campagna-. Il mio personaggio a un certo punto dice ‘Todo modo para buscar la voluntad divina’, cioè ricercare la verità, seguendo l’insegnamento di Ignazio di Loyola. Ne è talmente ossessionato che talvolta non si accorge però che, come diceva Karl Popper, la distorsione della verità nasce con l’uomo. E così ecco attecchire la psi­cologia del complotto, che si crea attraverso la fusione di dati reali e tracce verosimi­li, confondendo la verità con le congetture e avvalorando coincidenze. Alla fine non ci accorgiamo che l’uomo ricorre al complotto ogni volta che deve spiegare razionalmente la complessità del mondo, anche perché la nuda verità è molto meno affascinante”.

Una trama che si inserisce nelle pieghe degli anni ’80 e ’90, quando c’era in Italia una pratica diffusa tra gli ambienti industriali e criminalità organizzata: l’Europa industriale si disfaceva dei rifiuti pericolosi tramite le cosiddette ‘navi a perdere’, quelle carrette del mare che registravano un carico ‘normale’ per poi sostituirlo con fusti tossici (scorie nucleari e chimiche) che venivano autoaffondate in punti abissali del mar Mediterraneo, sulle coste italiane, o in oceano Atlantico, al largo della Francia o del Portogallo da armatori ed equipaggi senza scrupoli. La truffa era ben congegnata, poichè le mafie guadagnavano tre volte: ricevevano denaro in nero dalle industrie che si sbarazzavano di rifiuti che avevano costi altissimi per lo smaltimento (e spesso erano rifiuti non registrati…), ricevevano poi i soldi delle assicurazioni per il carico simulato perso e quelli per la stessa nave mercantile affondata.


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