La crisi politica italiana nell’ambito della pandemia Covid-19 alla luce di alcuni concetti presi in prestito dalla chimica

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Come ho scritto già più volte in diversi articoli, ci sono svariati concetti di chimica che servono a far comprendere vari eventi che avvengono in economia, in politica, nei rapporti e nelle dispute internazionali, nelle relazioni sociali, nelle vertenze sindacali, ecc., e che, quindi, ci riguardano.

Orbene, uno di questi concetti, che vale la pena di prendere in prestito dalla chimica soprattutto per i fatti che hanno caratterizzato la politica italiana negli ultimi due mesi e mezzo, in seno ai noti problemi universali derivanti dalla pandemia Covid-19,  è quello di catalizzatore [scoperto dal chimico svedese Jöns Jacob Berzelius (1779-1848) nel 1835]. Il significato concettuale di questa parola si trova nella cinetica che studia la velocità delle reazioni chimiche, in cui si distinguono i reagenti (sostanze che si trasformano) dai prodotti (sostanze che si ottengono). Esso è molto importante in quanto è riferito ad un’entità chimica (atomo, molecola, ione, ecc.) che, se presente in piccola quantità nel sistema chimico reagente termodinamicamente possibile, ne aumenta la velocità modificando il suo meccanismo e portando a una diminuzione dell’energia di attivazione, che costituisce la barriera energetica minima che i reagenti devono superare per trasformarsi nei prodotti. I catalizzatori possono essere omogenei o eterogenei con i reagenti e la loro azione  può essere bloccata dalla presenza nel sistema reagente di altre sostanze estranee, i cosiddetti inibitori. Ai catalizzatori appartengono anche gli enzimi, molecole proteiche complesse presenti nelle cellule degli esseri viventi; in assenza di essi non avverrebbero tutte le funzioni vitali o quasi e, quindi, non ci sarebbe la vita così come la conosciamo. Un esempio concreto, per comprendere l’importanza dei catalizzatori, è offerto da microrganismi unicellulari, i Saccharomices cerevisiae, presenti nel lievito di birra e nel mosto d’uva, che producono l’enzima invertasi. In assenza di questi microbi e quindi di questo enzima non potrebbe avvenire rispettivamente né la lievitazione del pane né la trasformazione del mosto in vino.

Quel che è importante sapere, inoltre, è che per ogni tipo di reazione esiste un catalizzatore specifico il quale, come già detto, non interviene alla trasformazione e rimane inalterato alla fine della stessa.

Il catalizzatore, passando nell’ambito della politica, si può considerare, in senso figurato, come un mediatore e un promotore di un accordo, o del suo disfacimento, raggiunto da rappresentanti di partiti, di cui ne determina la velocità, e quindi i relativi prodotti. Nella situazione di crisi politica, che si è venuta a creare negli ultimi tempi in Italia, c’è stato un catalizzatore? In caso affermativo, chi è stato il mediatore/promotore? Non è stato forse, come hanno riportato le notizie cronachistiche, un leader di uno dei partiti della coalizione del cosiddetto Governo Conte2, che ne ha determinato, come prodotto, il disfacimento? Non ha manifestato tale catalizzatore la sua specificità rimanendo alla fine anche inalterato? Qual è stato il risultato ottenuto dalla processo catalizzato?  Le risposte a queste domande ciascun lettore le può trovare da sé senza bisogno di un’opinione esteriore. Marco Aurelio (121 – 180), imperatore romano, a proposito, sosteneva che «tutto ciò che succede accade perché deve avvenire e, se tu mediti attentamente, vedrai che è proprio così». E asseriva anche che «colui, che è stordito dalla fama che lascerà dopo la morte, non pensa che ognuno di coloro che si ricorderanno di lui morirà a sua volta e che la stessa cosa succederà ai loro successori nella vita, finché non si annullerà quella fama interamente, dopo essere passata attraverso alcuni individui, la cui vita appena cominciata è destinata a cessare». Lo stesso lettore, tuttavia, deve porsi la domanda, se è vero come è vero che «ciò che non è utile all’alveare non è utile neppure all’ape»: cosa avverrà dopo?

A questo punto, può risultare efficace ricorrere ad un altro concetto: l’equilibro chimico, ovvero il ‘principio dell’equilibrio mobile’ [scoperto dal chimico francese Henri Le Châtelier (1850–1936)  nel 1884 e, successivamente ma indipendentemente, dal chimico tedesco F. Braun]. Questo principio, che si trova in tutti i testi di Chimica generale per la sua fondamentale importanza, sancisce che «se un ad sistema chimico (reazione chimica) in equilibrio viene apportata dall’esterno una variazione ad uno dei fattori che lo ‘governano’, il sistema viene perturbato e tende a controbilanciare la variazione arrecata al fine di ripristinare l’equilibrio». In altre parole, tale concetto si può considerare il terzo principio della dinamica applicato alla chimica. Secondo il chimico americano Walter J. Moore dell’Università dell’Indiana questo principio è universale, in quanto si può applicare anche alla psicologia, alle scienze sociali, all’economia. E, inoltre, alla politica sia nazionale che internazionale. Orbene, partendo dal presupposto che un governo democratico è fondato su un equilibrio tra tutti i partiti che lo sostengono, se si apporta una modifica al suo stato d’equilibrio, si crea uno stato di perturbazione che ha riflessi sull’equilibrio interno ma anche esterno con risvolti imprevedibili. Ovviamente, perché si ripristini un nuovo equilibrio, è necessario che si costituiscano nuove condizioni che non sempre possono consentire una stabilità solida: è il caso dell’equilibrio instabile.

Francesco Giuliano

 


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).