L’angolo delle curiosità artistiche

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 Anche l’arte è una vera forma di conoscenza che può aiutarci a esplorare il mistero.

Katherine Larson

 Il Carcere Mamertino ci ricorda che san Pietro venne martirizzato nel 64-67 della nostra era, al tempo delle persecuzioni neroniane. Accanto al luogo che ne ricorda il sacrificio c’è l’arco di Settimio Severo, edificato nel 203,nel decimo anniversario dell’ascesa al trono dell’imperatore.

Leonardo (Vinci, 15 aprile 1452- Amboise 2 maggio 1519), definito il «genio del Rinascimento», fu un uomo mosso dal desiderio di sapere, capire e provare. Come nessun altro egli seppe unire e far dialogare arte e scienza. E come ha scritto lo scrittore tedesco Herman Hesse: «In Leonardo come in Goethe è l’amore il mistero che sta alla base dell’universalità».

Leonardo da Vinci giovanissimo, per i monaci di san Bartolomeo a Monte Oliveto, dipinge l’Annunciazione oggi custodita a Firenze presso gli Uffizi. In questa opera precocissima è già presente il Leonardo studioso dei fenomeni naturali. Nel paesaggio sullo sfondo (una prospettiva di montagne, una città, un golfo di mare) c’è già un anticipo di quelli che saranno i fondali della Vergine delle rocce del Louvre. Gli edifici delineati in prospettiva alle spalle della Vergine, mostrano una serie di conci di pietra tagliati e dislocati in modo da presentare verso i visitatori i loro angoli. È un riferimento al Salmo 118: «la pietra scartata dal costruttore è diventata testata d’angolo».

Leonardo da Vinci pensava per immagini e disegnava per elaborare progetti artistici e tecnici, per registrare le impressioni recepite dal mondo  che lo circondava, per sviluppate la sua stessa immaginazione e per riflettere.

Il papa romano Giulio II della Rovere, che amava la politica, la diplomazia e la guerra, nel 1508 chiamò due artisti: Michelangelo Buonarroti da Firenze, il giovane di trentatré anni, a cui affido di dipingere la volta della Sistina, la cappella magna della Chiesa cattolica, e Raffaello Sanzio da Urbino, un ragazzo di venticinque anni, a cui affidò la decorazione ad affresco delle pareti del suo appartamento privato, che tutto il mondo conosce come le Stanze  di Raffaello. I due capolavori costituiscono il momento apicale  nella storia delle arti lungo l’intero corso del passato millennio.

Nella serie delle Stanze Vaticane la prima a essere realizzata da Raffaello fu la Stanza della Segnatura che era stata concepita per essere la biblioteca privata del papa. Prima dell’urbinate, nel 1507, nella stanza aveva lavorato il Sodoma, autore di gran parte della decorazione della volta. Il giovane Raffaello salvò gran parte del lavoro realizzato dal più anziano collega, e anzi lo volle accanto a sé in effige quando rappresentò se stesso nell’affresco con la Scuola di Atene.    

Il papa Sito V, alla fine del Cinquecento, utilizzando il suo architetto Domenico Fontana, costituì il sistema simbolico che ancora oggi affascina il visitatore. Alzò al centro della piazza l’immane obelisco egizio che stava nel Circo Massimo, aprì l’asse viario che da San Giovanni permette di vedere Santa Maria Maggiore, eresse il palazzo oggi sede del Vicariato di Roma.

Giovanni Bellini, famoso pittore veneto, «patriarca della pittura veneziana dei grandi secoli», ha dipinto la pala di San Zaccaria (olio su tavola riportato su tela) in tarda età. Il cronista veneziano Marin Sanudo ha registrato l’evento della sua morte avvenuta nel 1516 con questo elogio funebre: «optimo pintor la cui fama è nota in tutto il mondo et cussi vecchio come l’era, dipinzeva per excellentia». Bellini, artista “sempreverde” ha offerto, nel confronto del colore con la luce, il codice primario ai grandi maestri veneti dopo di lui, da Tiziano a Paolo Veronese a Tiepolo.


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