LATINA- La superficiale e irresponsabile leggerezza con cui è stata redatta l’istruttoria dei Piani Particolareggiati, muove alcune considerazioni sull’infelice tramonto di una stagione urbanistica della Città e il rammarico che l’inevitabile trapasso non sia motivato da quel crogiuolo di aspettative e inquietudini del nostro tempo. Un insulto incapace di un confronto, una grossolana ignoranza del dirigente, il rifugio del leguleio, che, ispirato da riprovevoli complicità, ha schiacciato gli uffici in un silenzio che per essere durato tanto tempo, raggela la Città.

E’ vero, però che la rivisitazione globale dell’intero PRG, evento di grande valore urbanistico, avrebbe richiesto un’istruttoria complessa e pluridisciplinare che non poteva rientrare nelle ordinarie funzioni dell’Ufficio tecnico, ma di un Ufficio di piano ancora da costituire.
La mancata autorevolezza dell’istruttoria ha consentito, pertanto, che la sola sostituzione del dirigente dell’Ufficio comportasse gli incredibili annullamenti non sul piano del merito ma su un’insussistente disquisizione e contestazione di procedure.
Le ragioni di tanta compulsiva rivisitazione che spazza decenni di legittime attività non può allora imputarsi  soltanto alla questione dell’incompetenza, lasciando intendere che la Città non avesse, o non aveva, una classe politica capace di confrontarsi sul suo governo.  La nuova Amm.ne, che non è nata da quello scontro, soltanto nel 2017 ha istituito l’Ufficio di piano avvalendosi del supporto dell’Università. Il nuovo ufficio è stato chiamato a rivisitare i piani annullati, ma, ad oggi, non ha prodotto nulla. Per ora, dunque, sembra che l’Amm.ne voglia prediligere una politica di totale dissociazione dal passato pur non disconoscendo la mole d’indagini, studi ecc.. dei progetti annullati. Sono passati, in ogni caso, quattro anni di vuoto urbanistico operativo.
L’impatto con la Città reale, con le leggi e regolamenti vigenti era inevitabile. Lo dimostrano da un lato gli esiti confusi dell’applicazione della legge sulla rigenerazione urbana che, snaturata dell’urbanistica, appare soltanto come un improbabile rilancio della legge sulla casa; dall’altro l’agitazione degli operatori dell’edilizia che, impediti nel ruolo di attori, figurano angustiati in platea tra il pubblico stanco e confuso della Città.  L’Amm.ne, incalzata da concrete necessità, si sta muovendo, infatti, in un ruolo che opacizza i suoi stessi principi, mentre gli uffici sono indaffarati nelle movimentazioni dei PRINT.

La puntigliosa attenzione riposta alla caccia degli abitanti virtuali che, domiciliati clandestinamente nelle scale, ascensori e stenditoi, aumentano il dimensionamento della Città legale, vuole forse distrarre dall’immane folla degli abusivi virtuali che con il loro patrimonio di volume abitano la Città da legalizzare. Allo stato attuale, infatti, il volume residenziale di PRG pianificato e costruito, pari a circa 16 milioni di mc, sommato ai 10 milioni di mc abusivi censiti, ha creato  un’ammucchiata di mattoni e cemento di 36 milioni di mc. che si avvicina al raddoppio della dotazione media di 100 mc/ab adottata dal PRG.                                                                                                                                                                                                                                                                                 La verifica della dotazione reale di volume per abitante deve essere, allora, valutata come  un dato urbanistico ricognitivo, utile sia per la gestione degli standard, sia per documentare la formazione e programmazione degli strumenti attuativi di terzo livello e facilitarne la realizzazione. In futuro sarà sempre più la superficie per abitante  il vero indice da assumere per prefigurare i principi fondativi di densità e di rarefazione della città. Torna in mente “la città vivente” di Wright declinata con la Smart city, ma questo è un altro argomento.

L’incremento degli abitanti virtuali messo a base del progetto urbanistico attuativo, non dovrebbe essere considerato soltanto come  il generico e apodittico indice prefissato che, sine qua non, determina l’annullamento, ma un valore significativo dello stato reale. E’ fondamentale, dunque, la rivisitazione dei piani annullati. L’azione assumerà il valore di una base di confronto e di coinvolgimento. Si deve ignorare quell’appello, strumentale e inutile, che richiama all’accoglimento dei suggerimenti regionali.  Questi, infatti, giustamente limitati alla sola osservanza delle procedure non apportano un contributo alle riflessioni sulla nuova stagione urbanistica.

Si deve ripartire da quel quadro che, ostinatamente, si continua a  esporre sovrapponendo  il PRG  alla Città reale, quasi una sacra sindone, ma il cui fondo rappresenta, in toni spenti, la città diffusa e densa degli insediamenti abusivi.

L’organizzazione infrastrutturale del piano Piccinato, per quanto tradita e mutilata in parti vitali, è irrinunciabile. Vanno colmati, invece, i suoi limiti e risolte le sue ambiguità. Due sono i grandi obiettivi che ricomporranno la Città: Il primo deve risolvere organicamente il rapporto negato dal piano con la Città delle architetture di fondazione. Questo rapporto sarà risolto intrecciando tecnologicamente architettura e mobilità in un intervento che saldi l’area del Centro con il Centro direzionale. Il secondo dovrà tessere equilibrati rapporti con la Città vasta, quel territorio inesplorato dal piano, privilegiando il recupero dei corridoi biologici, la naturalità dei corsi d’acqua, la riforestazione con greenbelts e fasce alberate che penetrano in profondità il tessuto urbano. Costruiamo un terzo paesaggio.

Architetto Antonio Del Duca


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