Si è spenta la prof Liana Baglioni, “la Mellacina”. La commovente lettera di Lidano Grassucci per commemorarla.

“Il Liceo scientifico Grassi di Latina era come… come una caserma, ma la rivolta era come destino. Anni duri a metà dei ’70, anni dove si perdeva il grigio e tutto era o bianco o nei. Io stavo con i rossi. A scuola “comandava” una preside, la Lodato Morone Marianna, che non sorrideva mai era “Patria”. Ma… ma in quella scuola la vice preside era una donna, non meno severa, ma umana, più capace di capire quella idea di aprire le finestre che portavano. Sarà che a scuola con noi c’era il figlio Massimo anche lui esente da quel turbamento seppure da un’altra parte.

La chiamavamo “la Mellacina”, al secolo Liana Baglioni. Allora le professoresse prendevano i nomi dei mariti. Era minuta, mai distratta, aveva sempre qualche cosa da fare. Non era la mia insegnante ma io avevo con lei a che fare per via del ruolo di vicepreside e del fatto che rappresentavo i rossi in consiglio di istituto e che qualche torto “pensavo”. Ma lei riusciva a “concedere” senza perdere autorevolezza, mentre la Preside ti istigava a muro contro muro, lei era capace di aggirarti, di metterti in difficoltà.

Oggi ho saputo che non c’è più e mentre me lo dicevano la rivedevo muoversi nei corridoi ampi del Grassi, passo indaffarato, ma effetto da madre in tempi in cui volevano cancellare anche quella. Ed ora sono qui a capire che non ho cancellato niente, neanche il ricordo di questa donna capace di rimanere se stessa in una tempesta e tante volte, ho avuto tanto a che fare con il figlio Mario Mellacina, in lui e in sue modalità di risoluzione delle cose del mondo rivedevo lei, quel suo mondo di non venir mai la rigore ma di venire verso l’umano.

Nella vita ci si forma con gli esempi, io che non lo sono per alcuno, ricordo chi lo è stato per me. Allora ero netto tra bianco e nero sceglievo il rosso, ma quella donna, la professoressa Mellacina, mi mostrava tanti grigi che ora riconosco. Ciao Professoressa, e un poco viene meno un mondo che era “nostro” e da inventare, ora mica lo capisco tanto.

A Massimo e Mario la mia personale vicinanza, si è figli per sempre e i figli (tutti) restano soli senza la madre e anche questo per sempre.”


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Classe ’96, laureata in Management dei beni culturali presso l’università di Macerata. La carriera universitaria e lavorativa mi hanno formata nella scrittura online e giornalistica. Appassionata di arte e spettacolo. In continua formazione nel campo del marketing e della comunicazione.