L’evoluzione del pensiero scientifico: dalla precisione all’indeterminazione

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I filosofi Talete di Mileto (640–547 a.C.), secondo cui “la ragione governa il mondo”, e Pitagora (570–495 a.C.), secondo il quale “la matematica è l’essenza della natura”, sono stati, separatamente, i fautori della prima grande rivoluzione del pensiero scientifico. Grazie alla meditazione e al ragionamento, essi scoprirono il lógos e la sua importanza; logos che ha assunto diversi significati associati ad un diverso contesto: pensiero, parola, definizione, concetto, ragionamento, ragione, ecc., e che mise da parte il mythos, il mito. Da allora, l’umanità considerò i fenomeni naturali non più espressione arbitraria di un dio autoritario e dispettoso, ma piuttosto espressione coerente e logica di un dio matematico. Ciò determinò il passaggio dall’incertezza alla certezza, tant’è che successivamente Aristotele (384-322 a.C.) enunciò il principio di non-contraddizione secondo cui è impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo o, più semplicemente, la proposizione P è anche non-P è falsa. Prima di lui il pensiero di Parmenide, filosofo eleatico vissuto nel VI secolo a.C., si fondava sulla legge formale della non-contraddizione, la legge dell’Essere, a cui il ragionamento risulta vincolato necessariamente per dargli compiutezza e validità. Secondo Parmenide, infatti, l’essere è e non è possibile che non sia, il non essere non è ed è necessario che non sia. Anche il filosofo Platone (428-348 a.C.), maestro di Aristotele, riteneva che la logica è la costruzione matematica delle connessioni delle idee, le quali costituiscono la base della realtà e confutano gli errori e i paradossi tramite l’applicazione del principio di non contraddizione. Sin da allora, l’uomo pensante, dunque, si è posto di fronte alla logica, derivante dal greco lógos, che permette di discernere ciò che è valido da ciò che non è valido, in definitiva ciò che è coerente da ciò che è incoerente, ciò che contraddice un concetto ritenuto valido, nel contempo e nel contesto. La logica e il principio di non-contraddizione, in definitiva, sono stati e sono asserti fondamentali della coerenza e, quindi, basilari per la costruzione del pensiero e del ragionamento congruente al fine della risoluzione di un problema qualsiasi. Logica e principio di non contraddizione hanno costituito e costituiscono le fondamenta della matematica, scienza formale che permette alle scienze sperimentali di indagare nella Natura. Circa ventidue secoli dopo, Galileo Galilei (1564–1642), infatti, nel trattato Il Saggiatore scriveva che  La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

All’inizio del XX secolo, con l’avvento della meccanica quantistica (1925-1926), ideata dal fisico tedesco Werner Heisenberg (1901-1976) e dal fisico austriaco Erwin Schrödinger (1887–1961), in seguito all’introduzione del concetto di quanto dal fisico tedesco Max Planck (1858 – 1947), si è passati dalla precisione all’indeterminazione, perché l’elettrone, grazie alla scoperta, nel 1924, del dualismo onda-corpuscolo, fatta dal fisico francese Louis De Broglie (1892-1987), oltre a comportarsi come un corpuscolo, ha il carattere di un’onda, cioè manifesta anche proprietà ondulatorie, cioè l’elettrone risulta al tempo stesso essere (corpuscolo) e non-essere (onda). Heisenberg, infatti, scrisse che nell’ambito della teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo. Ne derivò, quindi, il principio di indeterminazione (1927) che porta il suo nome: per un elettrone non è possibile misurare contemporaneamente con esattezza il valore di due quantità osservabili canonicamente coniugate, come la posizione e la quantità di moto. Se si volesse misurare con esattezza la posizione dell’elettrone si commetterebbe un grande errore sperimentale sulla sua velocità, e quindi sulla quantità di moto, e viceversa. Si ripresenta, allora, l’aporia parmenidea: l’essere e il non-essere sono nel contempo, ma non si possono misurare simultaneamente con precisione. Dalla precisione si è passati all’indeterminazione, al dubbio, all’incertezza. In altre parole, si è passati dalla dialettica aristotelica, basata sul principio di non contraddizione a quella antidialettica o eraclitea fondata sulla dottrina dei contrari secondo la quale ogni cosa è se stessa e il suo contrario. Il filosofo Eraclito (535–475 a.C.) sosteneva, infatti, che sono la stessa realtà il vivo e il morto, il desto e l’addormentato, il giovane e il vecchio: questi son quelli, e quelli di nuovo son questi, cambiando. Oppure che negli stessi fiumi scendiamo e non scendiamo a causa dello movimento dell’acqua, o che il mare è l’acqua più pura e impura: per i pesci è bevibile e vitale, per gli uomini è imbevibile e mortale. Lo stesso nastro (v. figura) di August Mobius (1790 – 1868), matematico tedesco, dimostra topologicamente questo principio, in quanto partendo da un punto del nastro e percorrendolo per tutta la sua lunghezza ci si trova in un punto opposto a quello di partenza.

Questa dialettica, in definitiva, sulla base del dualismo onda-corpuscolo e del principio di indeterminazione, ha comportato, allora, il passaggio alla dottrina dei contrari, in cui risultano vere un’affermazione e la sua negazione, cioè, come si diceva in latino, ex falso (sequitur) quod libet cioè dal falso (segue) una qualsiasi cosa a piacere. In altre parole, il principio di non contraddizione è stato sostituito dal principio di complementare contraddittorietà, che equivale a quello che comunemente si chiama principio di esplosione, secondo cui data una proposizione risultano vere tutte le proposizioni che la negano.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).