LATINA – “Basta ordinanze regionali su singole materie, inconcepibile ad esempio che sulle modalità della vendita di asporto ogni Regione legiferi autonomamente attraverso ordinanze e in modo disomogeneo”
Così il Presidente di Confcommercio Lazio e Consigliere Nazionale di Confcommercio Giovanni Acampora che ribadisce: “La peggiore decisione in momenti così gravi è NON DECIDERE; così facendo si mina irreversibilmente l’unità nazionale che anzi in questi momenti dovrebbe al contrario uscire fortemente rafforzata”.
“Basta audizioni, tavoli di concertazione, commissioni, comitati, task force, protagonismi e contrapposizioni che hanno l’unico scopo di spalmare le responsabilità, richiamiamo l’ESIGENZA DI UNA REGIA NAZIONALE; servono POCHE REGOLE ma allo stesso tempo, DECISIONI CHIARE, SEMPLICI e di BUON SENSO che ci consentano di programmare le nostre riaperture in sicurezza”.
“Siamo sbigottiti, increduli e soprattutto DELUSI”.
“Pronti a metterci nuovamente in gioco, a cambiare, lo abbiamo dimostrato e continueremo a farlo, ma occorre allo stesso tempo che lo facciano tutti i players di questa drammatica partita, la politica, le Istituzioni locali e regionali, Governo ed Europa”.
Analizzando gli interventi messi in campo, “si sta giocando con il fuoco, gli “aiuti poderosi” si sono rivelati prestiti che una volta riusciti ad ottenere, con le difficoltà ormai note, e in assenza di una moratoria fiscale e tributaria, produrranno ulteriore indebitamento delle aziende, e la cosiddetta “liquidità” è tale solo a parole perché per ottenerla bisogna superare un percorso ad ostacoli”
“Non abbiamo chiuso perché non abbiamo saputo gestire le nostre imprese, ma perché ci è stato imposto in seguito un evento eccezionale, imprevedibile e catastrofico ed è per questo che ci aspettiamo di essere INDENNIZZATI, che ci aspettiamo CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO, che auspichiamo UNA MORATORIA TOMBALE su tasse, contributi, imposte e balzelli vari”.
“Stiamo lottando contro la più grave crisi sanitaria dei tempi moderni, stiamo attraversando la più grande crisi economica dal dopoguerra, così facendo e se non invertiamo la rotta affronteremo la più devastante crisi sociale a memoria d’uomo”.
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