L’odissea subita da una paziente all’ospedale Dono Svizzero di Formia, secondo il racconto di una parente

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Spett.le Presidente della Regione Lazio e Commissario ad Acta della Sanità della Regione Lazio tramite segretariogenerale@regione.la zio.legalmail.it protocollo@regione.lazio.legal mail.it 

DIREZIONE REGIONALE SALUTE E INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA (Dott. Renato Botti) salute@regione.lazio.legalmail .it 

P.c. organi della stampa e Media nazionali e locali 

O G G E T T O: denuncia episodio di “malasanità” all’Ospedale Dono Svizzero” 

La presente più che una denuncia vuole essere una lettera scritta con l’auspicio che 

possa essere utile ad evitare il ripetersi di casi analoghi che, per quanto ci viene raccontato, 

risultano gravemente e primariamente condizionati da carenze di tipo organizzativo- 

assistenziale, alle quali spesso si aggiungono criticità nel rapporto medico-paziente ed in 

particolare nella capacità comunicativa dei sanitari che, vuoi per il carico di lavoro sovente 

eccessivo, vuoi per scarsa attitudine e preparazione specifica, rifuggono da quel ruolo 

primario, privilegiato ed oneroso, di tramite empatico tra le sofferenze del paziente (e dei 

parenti), le legittime attese-speranze e le oggettive possibilità assistenziali. 

“Possiamo tenerla solo una notte sulla barella in Pronto Soccorso , perché non ci sono 

posti. 

Questo il sunto dell’episodio, sotto riportato e accaduto il giorno 20/02/2020 presso il 

pronto soccorso (in seguito chiamato ps per brevità)del nosocomio Formiano. 

Innanzitutto si evidenzia che la paziente, di cui si sta parlando è un soggetto gravemente 

obeso, allettato da ben tre anni con insufficienza respiratoria cronica, impossibilità di 

deambulazione che la costringono a letto 24 h su 24, con catetere, pannolone e bombola di 

ossigeno, nonché ventilazione artificiale notturna. 

  • Alle ore 15:30 la sig.ra D.P.R. giunge al PS del Dono Svizzero di Formia in 

ambulanza in forte stato soporoso, quindi evidente codice rosso; 

  • viene trattenuta per più di un’ora sulla barella dell’ambulanza, in quanto il PS era 

sprovvisto di proprie barelle; 

  • in seguito alla liberazione di una barella viene finalmente portata in medicheria dove 

una dottoressa molto professionale, attenta e con la giusta dose di umanità, che in molti casi non guasta, la visita, e invita i parenti a recuperare il proprio apparecchio 

di NIV di cui la paziente necessita, essendo il valore di anidride carbonica all’interno 

dell’organismo superiore a quello dell’ossigeno; 

  • Una volta attaccata all’apparecchio, la stessa dottoressa richiede una TAC encefalica 

e toracica, ma al momento del trasporto in radiologia si apprende che l’apparecchio si è guastato e quindi fuori uso ed essendo la sig.ra non trasportabile in un altro ospedale con TAC a causa delle sue precarie condizioni di base, viene fatta sostare in 

medicheria; 

  • alle ore 19 finalmente l’apparecchio ritorna utilizzabile ma nel giro di poco viene 

comunicato che il PS è sprovvisto della “spinaletta” (attrezzo necessario per 

l’esecuzione dell’esame); 

  • allora dopo un po’ finalmente a qualcuno viene in mente di chiedere l’attrezzo su 

menzionato al reparto ortopedia; 

  • una volta in possesso la sig.ra viene portata a radiologia ed eseguita la TAC; 
  • di ritorno in medicheria il dottore, che nel frattempo era succeduto alla collega per 

cambio turno, rappresenta ai parenti la necessità di un’osservazione notturna da parte 

dei sanitari, ma l’impossibilità di ricoverarla in quanto l’ospedale non ha posti letto a disposizione né al reparto di Medicina generale né a quello di medicina d’urgenza; 

  • nel contempo il medesimo dottore palesa l’unica possibilità di osservazione 

trattenendo la donna sulla barella del PS tutta la notte (possibilità che i parenti non 

possono assolutamente accettare viste le condizioni, su riportate, della paziente) e 

quindi con fermezza chiedono una soluzione più adeguata; 

  • a questo punto il dottore riesce ad avere un posto in medicina generale; 
  • la sig.ra viene dunque trasportata al piano, e al suo arrivo alla medicheria del reparto 

la prima cosa che viene detta ai parenti è che loro non sono in grado di far funzionare 

l’apparecchio di ventilazione artificiale, è necessario pertanto l’affiancamento di uno 

di loro; 

  • nel giro di 5’ però, il tempo che la dottoressa entra ed esce dall’ufficio, il posto letto 

diventa non più disponibile; 

  • la paziente viene dunque riportata in PS e qui il dottore, che prima l’aveva mandata 

sopra, emette ricovero in Medicina D’Urgenza, utilizzando l’unico posto libero che 

loro dovrebbero avere a disposizione per non si sa quale motivo; 

  • alle ore 23:00 finalmente viene ricoverata ma nella mattinata del 21/02/2020 viene 

dimessa perché quel posto letto da lei occupato serve. 

Caro Presidente qualche tempo fa veniva annunciato a gran voce , l’uscita dal 

commissariamento della Sanità del Lazio, da non poco si discute e viene richiesto anche da 

molti politici una maggiore attenzione della sanità laziale ed in particolare a quella pontina, 

ma evidentemente Lei impegnato in altre cose più “alte”, che non sto qui a sviscerare, 

sembra dimenticarsi di tutto questo a discapito soprattutto degli ospedali facenti parte di 

città più piccole e abitate da persone, non tutte con la possibilità di raggiungere la Capitale 

per ottenere le cure giuste e di cui si ha diritto. Eppure il PS dovrebbe essere l’eccellenza, il biglietto da visita per un nosocomio come quello di Formia, considerato Dea di I livello. 

Formia, 21/02/2020 

Cordialmente 

Una normale cittadina con diritto alle cure mediche 

adeguate


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