“L’Ombra di Caravaggio”, una magnifica sintesi del mondo rivoluzionario caravaggesco

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Titolo: L’Ombra di Caravaggio

Regia: Michele Placido

Sceneggiatura: Fidel Signorile, Michele Placido, Sandro Petraglia

Musiche: Federica LunaVincenti, Umberto Iervolino

Fotografia: Michele D’Attanasio

Produzione Paese: Italia, Francia, 2022

Cast: Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Michele Placido, Micaela Ramazzotti, Vinicio Marchioni, Tedua, Carlo Giuseppe Gabardini, Maurizio Donadoni, Lolita Chammah, Erika D’Ambrosio, Gianfranco Gallo, Gianluca Gobbi, Lorenzo Lavia, Moni Ovada, Duccio Camerini, Lea Gavino, Tommaso De Bacco, Alessandro Haber, Brenno Placido, Pietro Micci, […]

Nella Roma papale del 1610, Michelangelo Merisi da Caravaggio (Riccardo Scamarcio) è stato condannato a morte per avere ucciso, in duello e per difendersi, il giovane Ranuccio (Brenno Placido). Il papa Paolo V (Maurizio Donadoni) avvia un’indagine per valutare se sia possibile graziarlo e, all’uopo, incarica un fosco inquisitore, detto l’Ombra (Louis Garrel), a cui confida che lo ha fatto convocare per un’indagine su certi dipinti che offendono le rappresentazioni sacre delle nostre chiese. Caravaggio per evitare la morte era fuggito quattro anni prima a Napoli, ospitato dalla famiglia Carafa-Colonna grazie all’interessamento della nobile Costanza Colonna (Isabelle Huppert), sua protettrice. È proprio da lei che l’Ombra avvia l’indagine per conoscere i rapporti di Caravaggio con alcune personalità romane autorevoli e non, per identificare la personalità del pittore e valutare il suo estro artistico. L’Ombra, in tal modo, viene a scoprire che Caravaggio ha conosciuto persone che lo hanno apprezzato, come i cardinali Del Monte (Michele Placido) e Scipione Borghese (Gianluca Gobbi), Filippo Neri (Moni Ovadia), Fabrizio Colonna (Tommaso De Bacco), Orazio Gentileschi (Lorenzo Lavia) e sua figlia Artemisia (Lea Gavino), altri che lo hanno criticato, come il pittore Giovanni Baglione (Vinico Marchioni) che lo considerava un artista meraviglioso con la vita sporca, e ancora altri che lo hanno dotto al pensiero libero come Giordano Bruno (Gianfranco Gallo), che aveva conosciuto in carcere prima che costui venisse arso vivo in Campo dei Fiori per eresia. Nel contempo, frequentando la suburra, Caravaggio aveva conosciuto e avuto rapporti con persone miserabili, briganti, indigenti, tra cui Battista (Alessandro Haber), e meretrici come Anna (Lolita Chammah) e Lena Antonietti (Micaela Ramazzotti), che usava come modelli per creare i suoi capolavori pittorici universali e descrivere il vero, il dolore dell’umanità, insomma la realtà nella sua schietta meschinità, che risultava ancora più greve e fastidiosa a confronto con gli sfarzi e l’opulenza papale e nobiliare.

Da ciò scaturiva l’aspetto profondamente rivoluzionario dell’estro di Caravaggio, che basava la sua maestria sull’intonazione luministica e su un originale gioco di luci e ombre, descrivendo con ardore quella realtà cruda e nuda, resa manifesta attraverso l’espressività dei volti e la rozzezza dei corpi, da cui derivava il dolore, il pathos che deteriorava il loro animo.  Dall’ombra emergevano le immagini evocate dalla luce che con le varie intonazioni dei suoi infiniti colori, come gli infiniti mondi di Giordano Bruno, le modellava e le esaltava. Con la luce, che emergeva dall’ombra, ambito della ambiguità, Caravaggio manifestava la verità insita nella vita sofferta, ancestrale e rozza della suburra, fatta di miseria, di povertà, di vergogna, di ruberia, e affermava così il dettato travolgente e spontaneo della sua coscienza. Con l’ombra aveva creato un equilibrio perfetto tra luce e buio che smarrisce e sorprende chi osserva le sue opere. Il filosofo Platone, nel Simposio, ha scritto che ogni atto per cui dal non essere si passa all’essere è poiesis, poesia. E Caravaggio si può ritenere poeta tant’è che sosteneva: quando non c’è energia non c’è colore, non c’è forma, non c’è vita. L’essercitio mio è di pittore. Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. Come sosteneva il filosofo agrakantino Empedocle, vissuto circa ventuno secoli prima di lui, l’uomo inconsciamente vive nell’ombra, ombra che deriva da un gioco tra luce e buio. L’ombra è il confine tra luce e buio, il mezzo che permette di passare dalla luce al buio e viceversa, il compromesso tra la luce, ovvero la ragione, e il buio, ossia l’irragionevolezza. La luce è manifestazione della sapienza, è amore per la sapienza perché amor vincit omnia, è ricerca della conoscenza e, quindi, essa è connessa al logos, alla ragione, mentre il buio è tutto il contrario, è conforme al senso comune umano, all’irragionevolezza, all’ignoranza, alla follia, alla stupidità. La luce è il mezzo per ricercare la verità quella che si vede con i propri occhi, che ci circonda; il buio è il mezzo che nasconde la verità, che protegge la falsità, oblio della conoscenza. Forse è questo il motivo per cui è stata usata l’Ombra papale come espediente filmico per indagare sulla grandezza pittorica di Caravaggio e sulla sua vita tormentata.

Il film L’Ombra di Caravaggio è un opera d’arte che, grazie ad una fotografia eccellente e ad una scenografia perfettamente costruita e dettagliatamente curata, usa con oculata valentia un’ingegnosità che, come per incanto, riflette il magnifico gioco di luce e ombra sullo schermo, che trasporta continuamente lo spettatore nel mondo del genio ribelle e lo fa rivivere. E, in questo ambito, non è da meno l’apporto ritmico-espressivo  di tutti gli attori che, ben diretti dal regista Michele Placido, sono riusciti rispettivamente a vestire precisamente i loro personaggi e ad estrinsecare i loro comportamenti e i modi di pensare in quel periodo profondamente oscurantista che, tuttavia, ha dato origine all’era storica successiva, nota come Illuminismo, movimento filosofico e politico che ha scardinato quelle fondamenta sociali contrarie alla libertà e all’uguaglianza degli individui. E forse Caravaggio con il suo carattere ribelle e rivoluzionario aveva anticipato quei tempi.

Il film è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022.

Filmografia

Pummarò (1990), Le amiche del cuore (1992), Un eroe borghese (1995), Del perduto amore (1998), Un viaggio chiamato amore (2002), Ovunque sei (2004), Romanzo criminale (2005), Il grande sogno (2009), Vallanzasca – Gli angeli del male (2010), Il cecchino (2012), Prima di andar via (2014), La scelta (20156), 7 minuti (2016).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).