Moby Prince, al Cisternone un’installazione audiovisiva ricorda la strage

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LIVORNO – Venerdì 14 aprile alle ore 15.30 al Cisternone l’associazione Effetto Collaterale inaugura “Moby Prince – Memorie cittadine”, installazione audiovisiva realizzata in occasione del 32° anniversario della strage. Saranno presenti l’assessore al Lavoro del Comune di Livorno Gianfranco Simoncini , Giacomo Sini dell’associazione 140, che nella strage ha perso il padre Antonio, e Michela Pertici, vicepresidente della Sezione Soci Livorno di Unicoop Tirreno che ha sostenuto l’iniziativa.

Per tre giorni dal 14 al 16 aprile, dalle ore 15.30 alle 19.30 (ingresso gratuito), il Cisternone diventerà un maestoso monumento alla memoria fatto di acqua, immagini e voci per non dimenticare quella terribile notte del 10 aprile 1991 e ricordare le 140 vittime e i familiari che da 32 anni chiedono verità e giustizia.

L’iniziativa, che ha il patrocinio del Comune di Livorno e di Asa spa, nasce all’interno del progetto “Documenta” lanciato dall’associazione Effetto Collaterale nel 2019 per promuovere il ricordo delle vittime del Moby Prince coniugando arte e memoria. L’edizione di quest’anno è dedicata a Francesca Talozzi che, scomparsa un anno fa, con l’associazione Effetto Collaterale si è impegnata a lungo per tenere viva la memoria della strage.

“Nella bellissima cornice del Cisternone – spiega Alessia Cespuglio, presidente dell’associazione Effetto Collaterale, fondata nel 2009 con l’amica Francesca Talozzi – racconteremo come Livorno ricorda e ha ricordato in questi lunghi anni le 140 vittime del traghetto Moby Prince, lasciate morire la notte del 10 aprile 1991. Oltre all’acqua, questo luogo storico della città custodirà per tre giorni un altro bene prezioso: la memoria della strage. Attraverso la proiezione delle immagini conservate nel fondo fotografico dell’associazione 140, ripercorreremo i giorni e i mesi immediatamente successivi a quel 10 aprile, il dolore dei familiari, il recupero del traghetto carbonizzato, il processo conclusosi con un agghiacciante ‘il fatto non sussiste’ e i cortei cittadini che in questi 32 anni hanno segnato la storia della città”.

“Al centro dell’installazione – sottolinea il fotografo Attilio Zavatta che ha curato l’allestimento – non solo la memoria della strage ma anche il ricordo di ciò che eravamo allora, una ‘doppia memoria’ che è importante tenere insieme. Al Cisternone ci saranno quindi anche le immagini del 1991 che tanti cittadini ci hanno inviato in risposta alla ‘chiamata alla memoria’ lanciata lo scorso marzo. Foto di famiglia, foto di vacanze o compleanni, ritratti, foto di bambini, di matrimoni e amici. Scatti preziosi provenienti dai nostri archivi domestici che ci spingono ad un ‘esercizio di memoria’: ricordare chi eravamo, dove eravamo nell’anno della strage. Immagini comuni eppure uniche e personali di chi avrebbe potuto essere su quel traghetto perché ognuno di noi è 141”.

Insieme alle immagini, accompagnerà i visitatori un suggestivo audio: all’interno della grande cisterna cittadina la voce poetica di Simonetta Filippi, scrittrice e attivista dell’associazione Effetto Collaterale, ricorderà quella terribile notte e i nomi di tutti coloro che quella notte sul Moby Prince trovarono la morte. Una morte ancora oggi senza spiegazioni né colpevoli.

“Quella realizzata dall’associazione Effetto Collaterale – afferma Giacomo Sini dell’associazione 140 – è un’iniziativa innovativa e di grande impatto, anche per noi familiari, perché unisce memoria collettiva e memoria soggettiva. Per chi, come me, quella notte di 32 anni fa ha perso un familiare la strage del Moby Prince è anche questo: un percorso doloroso che vede intrecciarsi un’esperienza personale ad una collettiva perché quel dolore è comune a 140 famiglie. Un grande grazie dunque ad Effetto Collaterale che da anni cerca, attraverso l’arte performativa e visuale, di costruire e condividere memoria. Ricordo bene lo spettacolo teatrale che nel 2012 Francesca Talozzi portò in scena alla Fortezza e tutte le altre iniziative che sono seguite. Se oggi sentiamo una città più partecipe e consapevole di ciò che stato è anche grazie al loro lavoro”.

 


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