LATINA – ‘Occorre tornare ad un pensiero forte, ad una nuova utopia’. L’intervento di Lelio Grassucci già parlamentare del Pc della Federazione di Latina e presidente della Lega delle Cooperative. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo interessantissimo intervento dell’Onorevole Leilio Grassucci che analizza la situazione economica attuale del nostro Paese e quella internazionale, offrendo spunti di riflessione che possono stimolare un dibattito aperto e sentito. Naturalmente la nostra testata resta a disposizione per la pubblicazione di ulteriori contributi da parte delle personalità che vorranno intervenire.

Caro direttore,

recentemente, in occasione di un evento politico sulla situazione economica ho avuto modo di ricordare che il Paese stenta crescere e che il suo tasso è il più basso d’Europa.

Il problema esiste da tempo ed è di natura strutturale.

Nel corso del tempo, infatti, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, il PIL – ragionando a spanne – è sceso progressivamente dal 45%, al 26%, al 17% ed al 2,5% all’inizio del 2000. Con la crisi del 2008 e degli anni successivi è calato del 25%.

Inoltre ricordavo che la crisi mentre da un lato ha colpito duramente le masse popolari, dall’altro ha reso più ricchi quelli che già lo erano determinando diseguaglianze insostenibili.

E’ sufficiente ricordare, in proposito, che ” negli USA il 10% della popolazione detiene l’86% della ricchezza, l’1% detiene il 50% di quell’86%; il 90% della popolazione detiene il 14% della ricchezza” (Stiglitz : Le nuove regole dell’economia) .Una tale diseguaglianza per quanto tempo sarà ancora sostenibile?

Dobbiamo sapere che senza interventi adeguati, aggiungevo, la situazione sarà destinata a diventare ancora più grave ed ingiusta. Thomas Picchetty sostiene, infatti, che” quando il tasso di rendimento del capitale supera regolarmente il tasso di crescita del prodotto e del reddito il capitalismo produce diseguaglianze insostenibili ed arbitrarie che mettono in discussione i valori meritocratici sui quali si reggono le nostre società”.

Sarebbe opportuno avere sempre presente la dura denuncia fatta da Benedetto XVI nella sua enciclica Charitas in Veritate

Nel nostro Paese la povertà è drammaticamente tornata a crescere; il salario dei lavoratori come percentuale del reddito nazionale è diminuito pesantemente ( Noam Chomsky: Sistemi di potere) cosi, del resto, come negli altri Paesi del G20.

Dieci milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, ma non se ne parla. La disoccupazione giovanile è al 39,9%, a livello complessivo arriva all’11,9% e non si può certo definire ” frizionale “. Il problema va affrontato con rapidità e decisione ed è possibile risolverlo. Già all’inizio degli anni novanta James Meade, Premio Nobel dell’economia, ricordava che la piena occupazione è compatibile con l’equilibrio del sistema economico-finanziario e della bilancia dei pagamenti.

Le aspettative di uno sviluppo ordinato della società occidentale si sono drammaticamente offuscate e non si vedono ancora le vie d’uscita dalla crisi.

Ci troviamo di fronte ad una dura verità: senza il pensiero utopico, quello che resta è un presente privo di orizzonti. Conclusi che ritornare a riflettere sugli ideali socialisti mi sembrava più urgente che mai, in un contesto nel quale sta tornando al centro del dibattito l’esigenza di un pensiero forte.

Fui accusato di essere un inguaribile nostalgico. Non mi offesi ma ribadii che, non ricordo bene dove ho letto, ” l’utopia è l’idea dei un evolversi della storia verso un futuro certo, valido nell’immagine ad aiutare l’agire del presente “. Riproporre gli ideali socialisti non è nostalgia ma una esigenza oggettiva.

Caro direttore, non sono il solo a pensarla in tal modo. Mi conforta aver letto su Repubblica, in questi giorni, la dichiarazione di Jan Paul Fitoussi ( componente della commissione Bejond GNP sita presso l’OCSE insieme a Joseph Stiglitz, Thomas Piketty, Enrico Giovannini e Ciara Saraceno) ” Il capitalismo non è morto, solo che non si sta evolvendo. Anzi ha bisogno urgente di elementi di socialismo, a partire dalla consapevolezza che deve garantire una maggiore protezione sociale, sennò rischia davvero una rivoluzione”.

Di Lelio Grassucci


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