Nuovo sito di stoccaggio della frazione secca non recuperabile post-trattamento  dei rifiuti solidi urbani

Come altri cittadini di Latina, nella mattina di lunedì 25 gennaio abbiamo seguito i lavori della Commissione  Ambiente del Comune di Latina incentrata sulla discussione in merito al nuovo sito di stoccaggio della  frazione secca stabilizzata dei rifiuti.

E, nonostante la discussione in commissione sia stata dominata soprattutto dal battibecco politico e solo in  rarissimi casi si sia effettivamente entrati nel merito della questione che doveva essere, a nostro avviso, di  inquadrare in modo serio il problema della chiusura del ciclo dei rifiuti sul nostro territorio e i motivi da  eccepire relativamente al sito individuato nel Comune di Latina collocato lungo la Migliara 45, evidenziamo alcuni punti che riteniamo importanti per poi esprimere il nostro punto di vista sulla questione a seguito,  anche, della lettura attenta della relazione prodotta dai tecnici della Provincia di Latina per l’individuazione  delle aree idonee.

Evidenziamo con favore l’accento posto dal Sindaco di Latina relativamente al forte impegno affinché,  l’imminente passaggio di consegne in merito alla decisione da prendere al commissario ad acta nominato dal  TAR, non conduca alla riapertura in servizio del sito di Borgo Montello al fine anche di avviare quanto prima  le operazioni di bonifica. Rischio, tuttavia, ancora non evitato in ragione del fatto che l’Azienda titolare del  sito sta comunque richiedendo alla Regione di concedergli di proseguire nell’abbancamento di altre diverse  tonnellate di rifiuti.

Concordiamo, altresì, con chi ha evidenziato che fino a questo momento il dibattito, sia in sede istituzionale  che nella comunità dei cittadini d Latina, in merito alla costruzione di una visione ampiamente condivisa sul  ciclo integrato dei rifiuti nel nostro territorio e in Provincia, non sia stato sempre all’altezza. Tuttavia, come  documentato anche dalla relazione tecnica della Provincia, tale discussione è stata portata avanti, almeno  nell’ultimo anno in quella sede con l’ampio coinvolgimento dei Sindaci e dei consiglieri Provinciali. Ci  rincresce, dunque, che da quello che è emerso, molti consiglieri non abbiano minimamente sfogliato quella  relazione.

Abbiamo apprezzato le parole del Presidente della Provincia, Ing. Medici, in merito al lavoro svolto in sede  provinciale affinché la tematica del ciclo integrato dei rifiuti venga inquadrato come problema comune sul  quale sono inaccettabili arroccamenti particolaristici e logiche NIMBY del “non nel mio giardino”.

Come anche abbiamo apprezzato la decisione dei Sindaci della Provincia di costituire un unico Ambito  Territoriale Ottimale ed un Consorzio pubblico al fine di dare una risposta comune al tema della gestone dei  rifiuti sottraendolo agli interessi privati e demandando la gestione degli impianti unicamente a soggetti al  diretto controllo degli Enti Locali.

Nel corso della Commissione (e questo è degno di nota) la Legambiente è stata esplicitamente tirata in ballo  da un consigliere di opposizione della Lega che, individuandoci come “amici” dell’Amministrazione  Comunale, si chiedeva “cosa ne pensa” l’Associazione.

Non ci serve certamente la sollecitazione di nessuno per esprimerci nel merito e proprio per questo speriamo  di riuscire, attraverso questa nota a delineare alcuni punti sui quali costruire la nostra posizione in merito a  dibattito in corso.

Questione N°1: Il ciclo integrato dei rifiuti, come anche imposto dalle normative nazionali ed europee, e  vorremmo dire, dal buon senso e dalle migliori pratiche disponibili, impone che l’intero ciclo venga chiuso  nell’ambito territoriale di competenza. Come detto, la Relazione Tecnica, della Provincia ha individuato,  all’interno dell’ATO provinciale, tre Sotto Ambiti. Il Comune di Latina ricade nel Sub Bacino 1 assieme ai  Comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Cori, Norma e Rocca Massima. Di conseguenza, quando guardiamo al  dove collocare gli impianti, bisogna prendere inconsiderazione i territori di questi comuni.

Questione N°2: La corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti necessità che vengano adottate tutte le  strategie di riduzione, riciclo e recupero dei materiali affinché la quantità di materiale non più recuperabile a  valle del processo sia sempre minore. In quest’ottica non possiamo come Legambiente esprimere il nostro  rammarico per il ritardo, dovute anche alle difficoltà ereditate dal passato, con cui si sta avviando la raccolta  differenziata sul Comune di Latina ed, anche, rispetto all’arretramento della performance registrato in questi  anni. Ovviamente, non possiamo non essere fiduciosi rispetto al fatto che l’imminente avvio del porta-a porta da parte di ABC porterà rapidamente al miglioramento di questa performance e ad una progressiva  riduzione del materiale non recuperabile. E’ tuttavia necessario guardare, a questo punto, anche alle  performance degli altri comuni.

Questione N°3: Al fine di provvedere agli obiettivi di cui sopra è evidentemente necessario che l’ampia  discussione da intavolare sul ciclo dei rifiuti venga esteso a tutte le tipologie di impianti necessari per la  corretta gestione del ciclo, vale a dire: impianti di compostaggio, sia aerobico che anerobico, piattaforme per  la prima trasformazione delle altre frazioni di materiali ossia: vetro, plastica, metalli e carta. E’ quindi  necessario, osiamo dire, un piano industriale incentrato sull’economia circolare che ragioni sulla creazione,  sui vari ambiti individuati, di tutti quegli impianti necessari per la valorizzazione della materia prima seconda  proveniente dalla raccolta differenziata per destinarli a nuova vita e che veda, magari, la diretta  partecipazione dello Stato e degli Enti Locali. Dispiace che di tale discussione non ci sia traccia e che anzi, la  discussione di oggi parta da quello che dovrebbe essere l’ultimo step della catena del valore del rifiuto: quello  in cui il rifiuto non ha più un valore (se non per gli appetiti delle mafie) ma diventa un “problema”, ossia la  discarica del residuo secco dei processi di smaltimento.

Questione N°4: La discarica, o meglio il sito di stoccaggio della frazione inerte derivante dalla lavorazione del  rifiuto indifferenziato, oggetto dell’attuale discussione, rientra a pieno titolo nel novero degli impianti  necessari, nello specifico, per la chiusura in ambito territoriale del ciclo integrato. Ovviamente, con l’auspicio  di veder sempre più diminuire la frazione indifferenziata dei RSU grazie al miglioramento delle performance  degli steps di recupero e riciclo a monte del processo, questa quantità di frazione inerte derivante dalla  lavorazione del rifiuto indifferenziato dovrà via via diminuire. Tuttavia, pur ipotizzando che tutti i Comuni  della Provincia raggiungano l’obiettivo Rifiuti Free, che per noi di Legambiente corrisponde ad una produzione  pro-capite di 75 Kg di rifiuto indifferenziato all’anno per cittadino, una certa quantità di frazione inerte  derivante dalla lavorazione del rifiuto indifferenziato continuerà ad essere prodotta.

In altri paesi europei dove si fa ampiamente ricorso ai termovalorizzatori, le discariche continuano ad esserci  come siti per lo stoccaggio delle ceneri.

D’altra parte, pur non facendo ricorso alla termovalorizzazione del CDR (combustibile da rifiuti), il  trattamento meccanico biologico (TMB) della frazione indifferenziata dei rifiuti, oltre al CDR, ha come  prodotto di scarto la frazione organica stabilizzata (FOS), che è un “terriccio” non suscettibile come materiale  di essere destinato alla copertura di terreni agricoli, come sarebbe per il compost o il digestato, e che quindi  richiede di essere stoccata in “discarica”.

Questione N°5: La Relazione Tecnica proposta dalla Provincia risulta a nostro avviso rigorosa nel definire  criteri oggettivi attraverso i quali identificare i siti idonei per la realizzazione di questa discarica. E facendo  riferimento proprio alla Relazione stessa, è evidente che per l’ambito sub 1 i siti individuati che presentano  tutte le caratteristiche idonee siano 2: 1) l’area all’altezza della Migliara 45 nel Comune di Latina, zona  Capograssa-Novella, a e a ridosso della SR 148 – Pontina, non molto distante dal sito produttivo della Heinz  Italia Spa (Plasmon); 2) l’area in Via Nettuno nel Comune di Cisterna di Latina, zona Olmobello, dove insiste  l’’ex sito produttivo della Goodyear.

La relazione, oltre a identificare i fattori “escludenti” e di “attenzione progettuale”, identifica come “fattore  favorevole”, in ottemperanza al D.Lgs 152/06, la “presenza di aree degradate da bonificare, discariche o cave”  e le aree industriali dismesse.

A ben guardare per quanto riguarda l’area 1 ricadente nel Comune di Latina, il sito individuato sarebbe un  terreno agricolo di circa 12 ettari, che a nostra memoria non sembra abbia mai ospitato attività industriali.  Diversamente il sito della ex Goodyear è un’area che presenta le caratteristiche specifiche dell’“Area  Industriale Dismessa”. Dalle nostre valutazioni, considerando solo l’area che in precedenza aveva ospitato i  capannoni della fabbrica, si tratterebbe di una superficie di 4 ettari, ma l’aera sarebbe anche più ampia.

In base sempre alla relazione, facendo riferimento alle quantità di rifiuto prodotto nel triennio 2017, 2018 e  2019, in termini di metri quadrati da occupare, si stima poco più di un ettaro l’anno. Ovviamente questa stima  prende in considerazione la produzione attuale di rifiuti indifferenziati, che quindi, auspicabilmente potranno  diminuire in modo significativo se già soltanto ci dovesse essere un aumento della raccolta differenziata nei  prossimi anni, rendendo, dunque, il fabbisogno annuo di superficie progressivamente minore. Da questo  punto di vista l’area della ex Goodyear, se pur sensibilmente più piccola, potrebbe essere sufficiente a  ospitare nei prossimi anni il sito di stoccaggio.

Per quanto riguarda le problematiche inerenti l’area sulla Migliara 45, il fatto che il rifiuto è inerte e  stabilizzato e che quindi non ha impatti odorigeni né di percolazione, che la distanza di 5 Km dall’area di  riserva integrale del Parco Nazionale e di 6 Km dalla zona umida di Fogliano sono distanze congrue al fine di  non creare pregiudizio per quei siti di interesse ambientale, non ce la sentiamo di avanzare rimostranze  relativamente a questi aspetti. Piuttosto vorremmo mettere in evidenza il tema del consumo di suolo visto  che si tratta di un terreno agricolo di 12 ettari, se pure inquadrato all’interno di una zona caratterizzata dal  PRG come area a sviluppo industriale.

Per concludere, in attesa di compiere ulteriori approfondimenti tecnici sulla relazione della Provincia, che  cercheremo di avviare anche con il Comitato scientifico di Legambiente, la posizione del Circolo è la seguente:

1) Affermiamo con ancora più forza ed enfasi l’importanza strategica di avviare quanto prima la raccolta  differenziata porta-a-porta su tutto il Comune di Latina e negli altri comuni del sub bacino 1; 2) Riteniamo necessario avviare una più ampia discussione su un piano industriale strategico incentrato  sull’economia circolare e il Green New Deal facendo leva anche sull’opportunità rappresentata dal  Recovery Found;

3) Pensiamo di non opporci pregiudizialmente al sito di stoccaggio della frazione inerte derivante dalla  lavorazione del rifiuto indifferenziato, ma di chiedere un approfondimento relativamente alla  fattibilità dello stesso sul sito industriale dismesso della ex Goodyear e, ai tecnici della Provincia, di  produrre una valutazione “in prospettiva” del fabbisogno di superficie della discarica tenendo conto  dell’avviarsi della raccolta differenziata porta-a-porta .

4) Inoltre, chiediamo, a beneficio anche della comprensione dei cittadina, che venga caratterizzata in  modo più chiara la qualità della frazione inerte che verrà ospitata e che l’area prescelta venga  perimetrata in modo chiaro.

Il Direttivo del Circolo Arcobaleno Pontino Legambiente


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