E dopo nubifragi e mareggiate, davanti agli occhi resta lo scempio di un litorale che oggi non è più lo stesso.
Che ha svilito il fascino delle sue caratteristiche, che lo ha stravolto.

La conta dei danni è ancora tutta da fare, ma è ovvio che, quando la situazione diventerà più chiara, saliranno al proscenio guasti su cui si dovrà intervenire tempestivamente con opere mirate affinché non vada dispersa nel vento quanto madre natura ha voluto così generosamente regalare a Sabaudia.

Era da decenni, a detta di chi con il mare e la spiaggia ci vive, che non accadeva nulla di così devastante in un ambiente già gravato da una galoppante erosione costiera che, nonostante i vari piani di difesa e salvaguardia anche europei, messi in campo nel tempo, non si è mai riusciti ad arginare.

Senza dimenticare le ambasce in cui versa la strada Lungomare. Eh sì perché gli agenti atmosferici hanno colpito duramente anche il lungo tratto litoraneo dove, in località La Bufalara soprattutto, la furia del mare ha scavato solchi profondi sotto alcuni dei suoi segmenti ponendoli a rischio frana. Gli stessi cedimenti che, oltre un quarantennio fa, si verificarono poco più avanti provocando la brusca interruzione del percorso che da Torre Paola conduceva direttamente a Rio Martino. Mai più ripristinato.

E se l’argentea striscia di sabbia continua ad assottigliarsi, se la strada collassa, quanti turisti e vacanzieri sceglieranno ancora Sabaudia? Quale futuro si prospetta per l’imprenditoria balneare? Per i tanti stabilimenti e chioschi che con la loro attività danno da campare a centinaia di famiglia? Per l’intero comparto turistico, punto di forza dell’economia locale?

E allora? Allora indispensabile e non più procrastinabile correre immediatamente ai ripari con interventi che non siano semplici tamponi, ma puntuali, drastici, duraturi, che diano le opportune garanzie. Non solo per tutelare la bellezza ambientale e paesaggistica del territorio, ma anche per ridar speranza e vigore ad un settore produttivo, già messo alle strette da un 2020 da incubo.


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