Sandro Pertini fu confinato a Ponza, dal 1934 al ’39. Un “soggiorno forzato” del compianto presidente della Repubblica sull’isola. Pertini – di fede socialista – fu condannato per la sua attività antifascista nel 1929 dal tribunale speciale a 11 anni di reclusione. Ne scontò sette in carcere e otto al confino, prima a Ponza poi a Ventotene. Il Presidente subì sei condanne ed evase due volte dal carcere, come ha raccontato in un volume autobiografico. Egli abitò per un periodo presso una famiglia del luogo e occupò una stanza che è parte dell’odierno Piccolo Hotel Luisa. Pertini era di famiglia ligure benestante, dai modi eleganti, curava sempre il suo aspetto esteriore, nei minimi particolari. Spesso gli arrivavano dei pacchi postali pieni cibo che lui divideva generosamente con tutti.
La casa dove alloggiava Pertini era la classica casa a cupola ponzese. Il terrazzo dava sulla vallata di Chiaia di Luna. Due militi del Fascio facevano da piantoni per ventiquattr’ore consecutive. Adesso lì opera il Piccolo Hotel Luisa, della famiglia Musco. La stanza numero 1 è dedicata al Presidente. E’ arredata, naturalmente, con mobili Liberty, provenienti da Savona.
Sandro incuteva timore, era un uomo dalla forte personalità, attento a leggere quei pochi libri che gli venivano concessi dalla censura. Riusciva ad essere informato grazie ad un barista compiacente – suo grande ammiratore – che usando la macchina del caffè alzava al massimo il rumore, consentendo a Pertini di ascoltare di nascosto Radio Londra. Pertini aveva poco spazio per passeggiare durante le ore consentite dal regolamento, in quei frangenti apprezzava la rara bellezza dell’isola che non ha mai dimenticato nei suoi interessanti racconti, parlava della gentilezza dei suoi abitanti. Aveva familiarizzato con un falegname. I confinati politici avevano un ottimo rapporto con i residenti, sempre affabili e comprensivi. I militi entravano in casa del Presidente per ispezioni di controllo più volte al giorno e anche di notte.
Pertini era un tipo abbastanza vendicativo. Per far dispetto ai miliziani nei giorni di pioggia prendeva l’ombrello e si faceva un giro per Ponza. Per regolamento militare alle guardie era vietato usare l’ombrello e così ogni volta che pioveva si facevano un bel bagno. Quando erano pieni di pioggia il Presidente tornava a casa e, passati pochi minuti, riprendeva l’ombrello e ripartiva. Pertini in quel periodo del confino iniziò una piccola storia d’amore con la giovane e bella isolana Giuseppina Mazzella. In cambio di qualche caramella una signora faceva da sentinella quando si incontravano ed era pronta a dare l’allarme. Quando i due innamorati si lasciarono per il trasferimento di Pertini si scambiarono la promessa di rivedersi alla fine della guerra e coronare – forse – il loro sogno d’amore. Pertini – preso da impegni politici – non raggiunse più Ponza e mancò di mantenere la promessa fatta a Giuseppina. Anni dopo Giuseppina che nel frattempo emigrata in America come centinaia di ponzesi e aveva messo su famiglia arrivò in Italia con il figlio Andrew. Il presidente Pertini mandò un autista all’aeroporto d accogliere Giuseppina con il figlio e li ospitò al Quirinale. Poco dopo il loro incontro – in preda all’emozione – Giuseppina chiese a Sandro: “Io ti ho aspettato per tanto tempo, perché non sei più venuto?” Pertini non rispose e con garbo cambiò argomento.
Paolo Iannuccelli
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