CISTERNA- Morto durante la battuta di caccia, tre anni dopo è indagato il cugino. Il colpo accidentale che ha ucciso Stefano Bernardoni non sarebbe partito dal suo fucile ma da quello di suo cugino.

Si riscrivono le dinamiche dell’incidente del 52enne Stefano Bernardoni, quasi tre anni dopo. Il 52enne Stefano Bernardoni non sarebbe morto per un colpo accidentalmente partito dal suo fucile, ma da quello di suo cugino Giovanni Bernardoni 65enne di Marino.

Una svolta che potrebbe portare il parente della vittima a processo per omicidio colposo. Secondo il sostituto procuratore Valerio De Luca, sarebbe stato un colpo esploso dal fucile
imbracciato dal cugino a ferire mortalmente il 52enne, scambiato in quel momento per un
cinghiale. Quando è stato colpito, la vittima era inginocchiata, quasi “accucciata”, come ha
anche ricostruito la perizia tecnica.

Colui che inizialmente era stato ascoltato come semplice testimone adesso rischia di essere processato. All’epoca dei fatti, il 65enne aveva raccontato agli inquirenti che
quel 17 ottobre del 2018 era a caccia insieme a Stefano Bernardoni, quando aveva sentito
un’esplosione d’arma da fuoco e successivamente visto uno stormo volare. Da quel momento non era più riuscito a sentire o vedere il cugino, finché non l’aveva ritrovato a terra privo di vita.

L’aspetto che ha portato la Procura a rivedere la dinamica dell’incidente è stato il tipo di cartuccia, non conciliabile con il fucile in dotazione alla vittima. E secondo la ricostruzione, quel giorno erano presenti due armi, una in spalla al 52enne morto e l’altra in possesso al cugino – un fucile marca Benelli – nonostante quest’ultimo avesse la licenza di caccia scaduta. Per questo motivo, oltre alla possibile accusa di omicidio colposo, rischia anche quella di porto abusivo di armi.


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