ITALIA – E’ la professoressa Maria Chironna, responsabile del Laboratorio di Medicina Molecolare e Sanità Pubblica al Policlinico di Bari, a sottolineare che: «Si rilevano sintomi che vanno da quelli tipici del raffreddore a sintomi più gravi, fino ad arrivare alla polmonite. Ma dipendono dallo status vaccinale».

E ancora: «Le forme più severe si osservano nei non vaccinati». Affermazioni che trovano riscontro in quelle rilasciate al Corriere della Sera dal virologo Guido Silvestri: «Nonostante una crescita dei contagi che sembra una valanga, dobbiamo avere fiducia: i dati che raccogliamo ogni giorno indicano che la variante Omicron, benché molto trasmissibile, è meno aggressiva e molto di rado ha conseguenze serie sui vaccinati».

Il vaccino dunque appare sempre più come la chiave per ritornare alla normalità.

«La protezione che innesca» spiega Francois Ballouc, direttore UCL Genetics Institute e professore di biologia computazionale all’University College di Londra al giornale “Il Tempo“, «è buona e quella contro i sintomi gravi, l’ospedalizzazione e la morte rimane circa venti volte più alta anche contro Omicron». E aggiunge: «I tassi di protezione dai vaccini sono alti come mai potrebbero essere in molti posti».

Starnuti, mal di gola, raffreddore, affaticamento: questi i maggiori sintomi riscontrati tra i pazienti positivi ad Omicron e che erano già stati sottoposti alla terza dose. E pare non appartenere a questa variante anche costante delle precedenti, cioè la perdita dell’olfatto e del gusto.


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Laurea triennale in "Scienze della comunicazione e dell'informazione" presso Università degli Studi Roma TRE. Laurea Specialistica in "Media, Comunicazione digitale e Giornalismo" presso Università La Sapienza di Roma. Aspirante giornalista e addetto stampa presso vari enti locali, scrivo di cronaca, politica, società e sport.