Tra Arte e Design c’è differenza o esiste un legame ?

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La parola “design” unita dal termine “italiano”, (dal nostro punto di vista geografico) fa riferimento alle invenzioni progettate e realizzate in Italia dalla libera inventiva degli autori, che è chiamata “serie limitata”, in altre parole è il design più creativo. L’altra forma che è completamente diversa, comprende il disegno industriale, la progettazione architettonica, degli interni, delle automobili, della moda, che a sua volta comprende elementi culturali, scientifici, metodologici e tecnico strumentali, che sono il risultato di una produzione su larga scala, vale a dire, che rispondono a dei criteri di praticità e se parliamo di arredamenti, anche di comodità e confotevolezza; mentre l’edizione limitata, è il prodotto esclusivo della creatività. Il termine design, è associato all’età della Rivoluzione Industriale, che in Italia, è arrivato in ritardo, rispetto ad altri Paesi Europei. Alcuni designer, si considerano degli artisti, ma pochi artisti, si considerano dei designer. Chiediamoci innanzi tutto, che cos’è l’arte e che cos’è il design? L’arte la conosciamo tutti, ma definirla con le parole diventa un concetto difficile, possiamo dire che nel nostro tempo la intendiamo come un’espressione della creatività e della fantasia, ma andando più a fondo, anche dell’immaginazione. E’ chiaro che il nostro giudizio attuale, è ricco di sfaccettature che si basa su una riflessione teorica maturata nei tempi più vicini a noi. E’ da tener presente, che ogni giudizio è un giudizio storico, in altre parole, è maturato in determinate condizioni di vita e di cultura; quindi, oggi non possiamo dire l’ultima parola, ma testimoniare l’attuale concetto d’arte e l’attuale rapporto tra l’arte e la civiltà in cui viviamo. La nostra civiltà, ha molto allargato il suo orizzonte, ma tuttavia, non può pretendere di fissare criteri estetici in cui si riconoscono le culture di tutti i paesi del mondo. In sintesi potremmo dire, che è un mezzo per manifestare la realtà profonda dell’uomo. Bruno Munari (1907/1998) artista e designer, uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo, diceva: “L’artista opera con la fantasia, mentre il designer usa la creatività, che è una capacità produttiva, dove fantasia e ragione sono collegate e, il risultato è sempre realizzabile. L’artista continua Munari, deve essere riconosciuto attraverso il suo stile, mentre il designer non ha uno stile personale, gli obiettivi del graphic designer sono di capire la qualità del prodotto e trovare un’immagine che comunichi quella qualità”. Paul Gauguin, parlando della pittura disse: “La pittura è la più bella delle arti, in essa, si riassumono tutte le sensazioni, di fronte a lei, ognuno può, seguendo la propria immaginazione, creare qualcosa di unico e, con un solo sguardo, sentirsi l’animo invaso dai ricordi più profondi”. La parola design in inglese, si può tradurre in italiano con la parola progetto. Il design congiunge l’ingegneria con l’arte, l’invenzione con lo stile, la produzione con il mercato; ed è proprio di mercato, che  inizialmente alcune gallerie di design hanno creato un “contatto cercato” con le fiere dedicate al design e al collezionismo, diventato realtà, in parte recente nella tradizione delle fiere d’arte. Il confronto delle proprie idee tra artisti e il mondo del design, non è certo un’invenzione di pochi anni a questa parte, anzi, una capacità visiva dedicata a questo settore si deve a galleristi pioneristici che con lungimiranza, hanno dedicato in modo specifico uno sguardo contemporaneo del mondo del design e che hanno scelto di investire in questo campo, esercitando una forte attrazione della critica e dei collezionisti d’arte. Le gallerie di design, stanno attraversando un momento fortunato e si posizionano sul mercato dell’oggetto unico, da collezione. Così come per il mondo dell’arte, sono aumentate le fiere e le occasioni di incontro, di dibattito internazionale, con tanti appassionati interessati all’argomento. Nel mondo dell’edizione limitata del design (in inglese: limited edition design) la relazione umana che si frappone tra il designer, il gallerista e il collezionista è molto forte, ed è questa una prerogativa che nel design di tipo industriale, non esiste. A Roma, nella zona di Trastevere, si è aperto da pochi giorni un luogo ibrido e coloratissimo, dedicato al design, all’arte, alla creatività in generale e all’arredamento della casa, è lo “Spazio Giallo Interiors”, un luogo dove il colore ci fa star bene. E’ un altro tassello che si aggiunge all’ampia veduta culturale romana; un luogo dove le professioni si incontrano, creando dialoghi tra architetti, artisti come pittori e scultori,  registi di video-arte, designer e artigiani di alto livello. Lo “Spazio Giallo Interiors”, che si trova a via dei Riari 78, è uno spazio di scoperta, di evasione, originale, che trasforma il quotidiano. Carolina Levi e Cristiana Pacifico, hanno costruito insieme questa che loro chiamano una “Magia”, un approccio che si manifesta nella capitale tra Arte e Design, appunto lo “Spazio Giallo Interiors”, dove espongono in questa occasione, artisti come lo scultore Benedetto Pietromarchi e Stefano Arienti.  ( SERGIO SALVATORI )

        Sergio Salvatori

Nasce a Roma  dove vive e lavora. Scultore, pittore, artista elettronico.

Negli anni ’80 è cofondatore del “Movimento Trattista”, definito anche

del primitivismo-astratto. Il primo gennaio 1986, Salvatori inizia una

ricerca artistica con le nuove tecnologie, “linguaggio della terza

preistoria”, che esprime il passaggio ad un nuovo stadio evolutivo:

segno di luce e di suono, composto da diodi ad alta intensità

elettro-luminescenti. Il tratto dunque come oscillogramma,

informazione protostorica. Il gallerista Massimo Riposati in occasione

della grande Esposizione Trattista del 1991 alla ex Birreria Peroni

(oggi Museo Macro), osservando le jute e le sculture in Basalto di

Salvatori, lo definisce: “Un revisore dell’immaginario artistico tribale”.

Nel 2000 Salvatori è scelto e inserito nella graduatoria degli artisti

professionisti del Comune di Roma. Hanno scritto e parlato di lui e del

Movimento Trattista, i seguenti critici e studiosi dell’arte: Vito Apuleo,

Paolo Balmas, Paolo Battistuzzi, Achille Bonito Oliva, Ennio Borzi,

Anna Maria Corbi, Enrico Crispolti, Mario De Candia, M. G. Di Mario,

Gillo Dorfles, Gianfranco Evangelista, Gian Tomaso Liverani,

Mario Lunetta, Simonetta Lux, Barbara Martusciello, Renato Nicolini,

Eugenio Padovan, Massimo Pallottino, Francesco Parpacelli, J. P. Pouillon,

Gianfranco Proietti, Massimo Riposati, Angiola Maria Romanini,

Umberto Scrocca, Gregorio Zappi, Alba Zeligowski, Bruno ZEVI


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