Un Caffè per la Vittima di Pamela Luidelli

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“Quando morirò tu portami un caffè, così forse resusciterò…”

Pamela Luidelli vive sul Lago Maggiore insieme alla famiglia e al suo amato cane.

Appassionata di viaggi e castelli medievali, non perde occasione per girare l’Europa.

Amante della natura e degli animali è sostenitrice del Rifugio degli asinelli Onlus e socia FAI.

Oltre ad amare il teatro è una divoratrice di libri soprattutto gialli, noir, fantasy e storici.

Attualmente ha pubblicato il suo primo romanzo, Un caffè per la vittima edito dalla casa editrice Ali Ribelli.

Dopo aver perso i genitori, il lavoro ed aver lasciato il fidanzato, Beatrice decide di dare una svolta alla sua vita.

Lascia quindi la sua amata Roma per trasferirsi in un paesino di cinquemila anime sul Lago Maggiore dove acquista un bar ormai chiuso da tempo.

Grazie a questa location conosce personaggi autentici e bizzarri che presto le si affezioneranno

Tutti tranne una rivale in affari, Annunciata Albume, titolare di una pasticceria.

In paese la vita sembra scorrere tranquillamente fino a quando una delle studentesse, che frequenta il bar, di nome Rosa viene trovata morta in un bosco di proprietà del conte del castello.

Sulla vittima viene rinvenuta una scritta con il nome del bar e la protagonista viene subito sospettata dal nuovo maresciallo del paese, De Gai.

Beatrice oltre a professarsi innocente dovrà fare i conti con il suo passato che torna a tormentarla e la sfortuna che la mette in situazioni grottesche.

E’ un romanzo avvincente, privo di orpelli o parti superflue: scivola, pagina dopo pagina, con una forza incredibile, che inizia sorniona, ma si manifesta lungo tutto il libro, catturando il lettore.

I fili narrativi si intrecciano, portando il lettore verso una lettura semplice e scrupolosa allo stesso tempo.

L’autrice compie una magia, intesse la sua tela confortevole, ammaliante, dolce e commovente.

Un caffè per la vittima è emozione, sensazione, ascolto e accoglienza.

Non è mia abitudine addentrarmi nella trama perché è tutta da scoprire e non vorrei privare il lettore delle sorprese e delle emozioni che questo romanzo riserva.

Il romanzo è narrato con un linguaggio preciso, scandito dalla tensione e intervallato da pause leggere, sì da creare un tessuto narrativo sul quale il lettore si sente perfettamente a suo agio e si può dedicare allo svolgimento della trama senza temere tranelli linguistici o inceppamenti nello scorrere delle immagini.

Immagini appunto, non parole, perché l’ottimo stile di narrazione è capace di scomparire e lasciare il posto a vere e proprie immagini che ciascuno plasma a modo proprio, e assicurano una certa tridimensionalità al narrato. Il piano narrativo è intersecato da più linee temporali, tra le quali non mancano garbugli o soluzioni abborracciate con facili espedienti. Tutt’altro, Pamela Luidelli, costruisce il suo universo, composto di persone, fatti e luoghi, e lo manovra perfettamente, sapiente regista di una storia che appare semplice, ma si complica sempre di più con l’aggiunta di nuovi elementi, sino alla soluzione finale, inattesa e geniale come nella migliore tradizione giallistica.

Alessandra Trotta

(Giornalista e Scrittrice)


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