Vis à vis con Masolino e Masaccio

Il cantiere di restauro della Cappella Brancacci è aperto al pubblico

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Le due scene iconiche a confronto

“Tra i monumenti della pittura italiana, il ciclo di affreschi della Cappella Brancacci, nella chiesa del Carmine a Firenze, è, a buon diritto, il più famoso”. Roberto Longhi, Fatti di Masolino e di Masaccio, 1940

CHIESA DEL CARMINE, FIRENZE Occasione imperdibile per i fan del primo pittore moderno ma anche per tutti i curiosi che vogliono provare l’emozione di camminare sui ponteggi di un cantiere artistico! Dallo scorso dicembre è infatti in corso un restauro a vista della Cappella Brancacci che durerà circa un anno; a un’accurata fase diagnostica seguiranno gli interventi che, per quanto possibile, mireranno a riportare gli affreschi allo splendore e alla leggibilità originali, andando a stabilizzarne il deterioramento. Il progetto di recupero è finanziato da Friend of Florence in collaborazione con il Comune, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, l’Istituto Cnr-Ispc di Firenze e l’Opificio delle Pietre Dure.

Alcune informazioni pratiche. Ai visitatori è concesso “guardare negli occhi” Adamo ed Eva e Pietro e gli apostoli, il venerdì, il sabato e il lunedì dalle 10 alle 17, la domenica dalle 13 alle 17 prenotando la visita al 055/276.82.24 o sul sito http://bigliettimusei.comune.fi.it al costo di 7€ (i gruppi sono al massimo di 10 persone per volta).

Registro alto degli affreschi

Come è noto, le Storie di San Pietro furono affidate nel 1424 a Masolino da Panicale, affermato artista ancora seguace dei valori gotici, che si fece affiancare sin da subito dal giovanissimo allievo, Masaccio, il “Giotto rinato” fondatore della nostra pittura del Rinascimento. E dunque chi, precisamente, ha ideato e realizzato cosa? E con che tipo di influenza reciproca? L’eccezionale fortuna del ciclo è stata legata per molto tempo a questa appassionante questione attributiva, oggi quasi completamente dipanata anche se non esaurita. Nella maggior parte delle scene la distinzione tra le due mani è lampante. L’antitesi più grande la si vede nelle due celeberrime scene dell’Eden e della Cacciata: l’una serena, dipinta con una pittura delicata, l’altra drammatica, con le figure dai contorni spezzati.

Tuttavia, non solo gli artisti andarono via da Firenze lasciando incompiute le decorazioni della cappella, ma i Brancacci caddero in disgrazia e vennero esiliati: ben presto, per volere dei frati del convento vicino, i ritratti della famiglia dei committenti furono erasi dalle pareti e la cappella fu intitolata alla Madonna del Popolo, soggetto della venerata tavola duecentesca che ancora oggi troneggia sull’altare. Solo negli anni Ottanta del Quattrocento Filippino Lippi intervenne definitivamente ripristinando e completando alcune scene.

Ricordiamo infine che questo ciclo di importanza capitale rischiò almeno una volta di andare perduto, quando nel 1771 la Chiesa del Carmine fu distrutta da un incendio che risparmiò solo il suo ambiente e quello della Cappella Corsini.

Il neofita battezzato

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Sono nata a Latina nel 1999 e studio Storia dell’arte a Firenze. Adoro visitare i luoghi storicamente e paesaggisticamente più rilevanti del nostro Paese e nel mentre scriverne e parlarne: credo infatti, come diceva benissimo Roberto Longhi, che “ogni italiano dovrebbe imparar da bambino la storia dell’arte come una lingua viva, se vuole aver coscienza intera della propria nazione”. Qui provo, nel mio piccolo, a tenervi informati su ciò che riguarda il nostro Patrimonio.