La domanda – Può l’Intelligenza Artificiale essere impiegata per scopi illeciti o criminali?– se la sono posta recentemente gli esperti che hanno partecipato alla riunione della Global Partnership against the Spread of Weapons and Materials of Mass Destruction [cioè il Partenariato Globale (guidato dal G7), contro la Diffusione delle Armi e dei Materiali di Distruzione di Massa, una risoluzione di sicurezza internazionale già proclamata al vertice G8 a Kananaskis, in Canada, nel 2002, dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers]. Il Partenariato Globale fornisce programmi di diminuzione delle minacce in quattro aree prioritarie: sicurezza nucleare e radiologica, sicurezza biologica, sicurezza chimica e attuazione della risoluzione 1540 del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite (UNSCR). È il principale gruppo multilaterale che coordina i finanziamenti e il sostegno in natura per aiutare i paesi vulnerabili di tutto il mondo a combattere la diffusione di armi e materiali di distruzione di massa (WMD). Il gruppo si è riunito a Roma, alla Farnesina, giovedì 8 febbraio sotto l’egida delle attività G7 a presidenza italiana, a cui ha partecipato anche Gianluca Farinola, professore di Chimica Organica presso l’Università degli Studi “A. Moro” di Bari e Presidente della Società Chimica Italiana (SCI), intervenendo sul ruolo dell’Intelligenza Artificiale (IA) in chimica nel gruppo di lavoro sul controllo delle armi di distruzione di massa.
Scrive, a proposito, nel suo editoriale della newsletter n. 2/2024 della SCI, il dott. Matteo Guidotti – Ricercatore dell’ISTM– CNR: «La nostra Società, presente con il Presidente Farinola, ha portato il punto di vista dei ricercatori accademici e industriali che in questi anni stanno scoprendo l’AI come un potente mezzo per investigare nuove vie di sintesi, ottimizzare processi produttivi e progettare molecole bioattive con proprietà inesplorate. La minaccia, infatti, per gli operatori del settore della sicurezza strategica risiede nell’uso duplice (dual use) di questa tecnologia, che può portare all’ottenimento di molecole con tossicità accentuata per essere impiegate come armi chimiche, di sostanze esplosive più potenti, di biotossine artificiali non conosciute, sfuggendo agli organismi di controllo, spesso eludendo le convenzioni internazionali che limitano lo studio e l’uso di queste sostanze pericolose».
Il dott. Matteo Guidotti è ricercatore presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari, ISTM-CNR, che fa capo al Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologia dei Materiali del CNR Italiano, di Milano e di altre due Unità Operative a Padova e Perugia. L’ISTM-CNR ha l’obiettivo di realizzare il trasferimento tecnologico tra mondo accademico e realtà industriale che costituisce una delle missioni primarie dello stesso CNR: esigenza ancora più urgente visti i momenti difficili che sta vivendo il sistema Paese.
(Nella foto: il dipinto “Il laboratorio dell’alchimista” (1570) del pittore fiammingo Giovanni Stradano (1523 – 1605) presso il Palazzo Vecchio di Firenze).
Francesco Giuliano, socio SCI
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