Ceccano: Tutti a casa! Sciolto il consiglio comunale dopo gli arresti. Arriva il commissario

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La maggioranza consiliare scrive la parola fine sulla seconda amministrazione Caligiore. Con l’aiuto dell’opposizione. Si tornerà alle urne. Una decisione sofferta, partita verso una soluzione e poi dirottata su un’altra: quella dello scioglimento del consiglio comunale. È l’epilogo politico dell’inchiesta che, con il clamoroso blitz della polizia di giovedì mattina, ha travolto insieme al sindaco Roberto Caligiore, dirigenti e funzionari del settore tecnico del Comune, imprenditori, professionisti e faccendieri, con l’accusa di aver intascato ed elargito tangenti per le opere realizzate con i fondi del Pnrr. Mentre un nutrito gruppo di persone si radunava in piazza Municipio invocando le dimissioni di massa, i nove consiglieri di maggioranza e i cinque assessori si erano dati appuntamento per valutare il da farsi. Lo avevano già fatto all’indomani dell’arresto del sindaco e di altre nove persone delle tredici indagate dalla Procura europea. In una nota congiunta, si erano detti “basiti” di fronte alla vicenda, rimarcado “le distanze da logiche amministrative mai appartenute ad alcuno di noi”. Da qui la decisione di procedere con il vicesindaco, Federica Aceto, facente funzione e la giunta “per assicurare un governo alla città di Ceccano”. Poi, con il passare delle ore, la presa di coscienza che le condizioni per andare avanti non ci fossero più, con il settore tecnico “decapitato” e l’incognita dei fondi del Pnrr già spesi. Così, dopo un’intensa giornata di confronti serrati, si decide per le dimissioni. Mariella Bruni e Mauro Staccone non si presentano nello studio frusinate del notaio, Arnaldo Parisella. Servono nove firme, tante quante ne prevede la legge per sciogliere l’amministrazione comunale. Ci sono quelle di Alessandro Savoni, Diego Bruni, Daniele Massa, Fabio Giovannone, Giancarlo Santucci, Pasquale Bronzi e Simona Sodani. Ne mancano almeno due. Che arrivano dall’opposizione con Antonio Aversa e Alessio Patriarca, uscito dalla maggioranza pochi mesi dopo le polemiche col sindaco sul caso dell’ex assessore Stefano Gizzi. Si aggiungono poi anche le firme di Andrea Querqui, Mariangela De Santis, Emanuela Piroli ed Emiliano Di Pofi. In totale tredici. Tutti a casa. Un’accelerazione che la maggioranza stessa ha voluto esprimere rispetto alle dimissioni che forse il sindaco Caligiore avrebbe rassegnato in queste ore, tra oggi e domani, quando sono in programma gli interrogatori di garanzia degli indagati finiti agli arresti domiciliari. L’effetto sarebbe stato lo stesso: consiglio comunale sciolto e nuove elezioni. Il significato politico, però, è diverso: il centrodestra vuole ripartire rapidamente e su basi nuove per riproporsi all’elettorato ceccanese e riconquistare la guida di Palazzo Antonelli, che intanto attende l’arrivo del commissario prefettizio.

( Fonte Ciociaria Oggi )


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