Coronavirus: “Tutti i nodi vengono al pettine”, intervistato pneumologo in prima linea

Una voce autorevole ci informa sulla battaglia contro SARS-CoV-2 in questa chiara fotografia dell'attualità, messaggio lucido per cittadini e negazionisti.

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PISA-20 Novembre

Non è facile scovare la verità. Una delle prime conseguenze dell’epidemia è stata l’enorme mole di notizie, opinioni, dati, che ha invaso salotti televisivi, testate giornalistiche e social media, spesso in contraddizione tra loro: in questo caotico frangente abbiamo deciso di intervistare qualcuno in grado di raccontarci la realtà, senza filtri, direttamente dalla prima linea, dalla frontiera più ostica di questa guerra contro il nemico invisibile.


Il Dott. Massimiliano Desideri, Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio e Dottore di Ricerca in Fisiopatologia Cardiovascolare, Dirigente Medico nella U.O. Pneumologia AOUPisana diretta dalla professoressa Laura Carrozzi, lavora all’ospedale di Cisanello dal 1998, dopo essersi specializzato all’Università di Pisa e aver ottenuto il dottorato di ricerca all’Università Tor Vergata di Roma, si è sempre occupato dei pazienti con insufficienza respiratoria che necessitavano di trattamento con ventilazione meccanica non invasiva e in questo momento sta dedicando se stesso alla cura dei pazienti affetti da Covid-19.

Dr Massimiliano Desideri

Il dottor Desideri si è rapidamente adattato alle nuove esigenze, così come il reparto in cui lavora: sin dal principio di questa famigerata seconda ondata, si è passati da una prima fase con 4 posti letto di terapia Sub-intensiva e 18 posti letto ordinari, agli attuali 8 posti letto di terapia Sub-intensiva e 12 posti letto ordinari. “Il cambiamento si è reso necessario per la necessità di posti letto con più alta intensità di cure e questo è stato reso possibile anche con la graduale apertura di posti letto meno complessi nelle UU.OO. di Medicina del nostro Ospedale.” Oggi, 20 novembre 2020, i ricoverati nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana per COVID19 sono 206 di cui 78 tra terapia Sub-intensiva e Terapia Intensiva.
Cerchiamo di capire insieme la gestione dei soggetti positivi all’interno dell’ospedale, prendendo ad esempio quanto avviene a Pisa. I pazienti, stabilizzati in pronto soccorso, sono smistati in considerazione delle condizioni cliniche; i meno critici, che necessitano al massimo di flussi di ossigeno fino a circa 7,5 L/min, sono ricoverati nei reparti Covid delle varie unità di medicina (i quali possono essere incrementati al bisogno), se sussiste la necessità di cure di tipo Sub-Intensivo, sono trasferiti in aree dedicate nell’edificio 13 di Cisanello, dove la maggior parte degli ambienti sono a pressione negativa, come l’unità operativa di Pneumologia in cui viene utilizzata la ventilazione in modalità CPAP o Bilevel con respiratore meccanico, e quella di Malattie Infettive dove viene utilizzata la tecnica degli alti flussi con cannule nasali; qualora vi fosse la necessità di un trattamento di tipo intensivo, i pazienti sono trasportati negli edifici 30 e 31 di Cisanello, o nell’edificio 21 dell’ospedale Santa Chiara. “Il sistema funziona a “step” dove se il malato si aggrava sale d’intensità e se invece migliora scende fino ad arrivare alla dimissione che può essere effettuata per il domicilio, per le cure intermedie o per gli alberghi sanitari.”
Qual è la durata media di un ricovero?
La durata media della degenza è sicuramente aumentata perché i malati che arrivano nel Nostro Reparto hanno tutti l’insufficienza respiratoria (IR) che viene corretta o con flussi di ossigeno molto elevati o con l’aggiunta della VMNI”.  Facendo un confronto, nel caso di una IR da polmonite batterica il paziente resta ricoverato per circa 10-14 giorni, mentre per un paziente affetto da Covid-19  la durata della permanenza in reparto varia da un minimo di 15 giorni, fino a 4 settimane, ad esempio per i soggetti affetti da più patologie.
Per quanto concerne il trattamento dei malati, per la terapia medica si fa riferimento alle linee guida internazionali, con l’utilizzo di eparina, corticosteroidi ad alte dosi e antivirali a seconda della fase della malattia, i pazienti con insufficienza respiratoria necessitano di supplemento di ossigeno, “si utilizzano le Maschere di Venturi che forniscono una FiO2 (frazione parziale di ossigeno) fino al 50% e le maschere oronasali con reservoir che arrivano a una FiO2 di c.a 70% ( n.d.r. le persone normalmente respirano aria ambiente con un FiO2 di 21%, cioè 21 parti di ossigeno su 100 parti composte prevalentemente di azoto e di una piccola percentuale di altri gas) e, in una parte dei casi, anche con l’aggiunta dell’assistenza ventilatoria con respiratore meccanico in modalità non invasiva (attraverso maschere oronasali).”
Quali sono i punti di forza dell’assistenza ai pazienti Covid fornita dall’ospedale di Cisanello? Quali le debolezze?
“I punti di forza sono sicuramente la professionalità e la disponibilità di chi lavora nell’ospedale di Cisanello, ad iniziare dai Direttori dell’AOUP fino ad arrivare alle figure meno note come gli addetti al servizio di pulizie e a quelli predisposti ai controlli per regolamentare gli accessi nel nosocomio. Tutti gli operatori in servizio nel loro piccolo fanno la loro parte e cercano di sostenere gli altri con la massima collaborazione, perché basta una falla per determinare una crisi nel sistema. L’unica debolezza che vedo nel sistema è di tipo logistico, cioè la divisione delle U.O. del nostro ospedale tra la sede di S. Chiara e quella di Cisanello. Ma anche qui dobbiamo essere positivi, i lavori per il trasferimento del vecchio ospedale S. Chiara a Cisanello sono in atto e non si sono fermati neppure per la pandemia. Pertanto l’auspicio è quello di vedere l’ospedale “Nuovo Santa Chiara” di Cisanello completamente costruito nei tempi previsti. Bisognerebbe mettere in evidenza che l’AOUP, con i suoi Professionisti, oltre ad aver recuperato tutte le visite precedentemente disdette nelle prima ondata pandemica, oltre ad aver effettuato il follow up gratuito ai pazienti COVID19 a circa 3 mesi dalla dimissione dall’ospedale (visita pneumologica, PFR, HRTC, ECOtorace, EEC, e in casi particolari vista geriatrica, gastroenterologica e rianimatoria) sta attualmente garantendo la maggior parte delle visite specialistiche e dei percorsi diagnostico terapeutico assistenziali.”
Affrontati gli aspetti tecnici della questione, interroghiamo il dottor Desideri su tematiche più frequentemente considerate e abusate dall’opinione pubblica.
In seguito a questa seconda ondata quanto sono aumentati il carico di lavoro e lo stress psicologico per medici e personale sanitario?
“Il carico di lavoro è molto incrementato rispetto alle attività ordinarie e, nonostante il personale del Reparto fosse già preparato dall’esperienza della prima ondata, ci siamo comunque trovati ad operare con nuove unità di personale, spesso alla prima esperienza lavorativa, in sostituzione di quelle messe in malattia perché infettate dal virus. Lo stress è notevole, oltre all’attenzione al monitoraggio dei pazienti e alla fatica fisica nell’indossare per ore i presidi che dobbiamo utilizzare per operare in sicurezza, il personale si trova anche a dover sostenere psicologicamente il paziente con il quale, per ovvi motivi, esiste una barriera fisica. Le difficoltà si moltiplicano se pensiamo che con i familiari che chiedono informazioni possiamo avere solo un contatto telefonico; la situazione è delicatissima quando dobbiamo comunicare notizie sfavorevoli oppure dobbiamo spiegare a chi non è del mestiere che cosa significa passare dal supplemento di ossigeno alla ventilazione meccanica.”
Che cosa è mancato?
“Quello che è mancato è stato forse il sentire, oltre al parere degli esperti istituzionali, anche quello di chi sul campo aveva lavorato durante la prima ondata. Inoltre, anche i mezzi d’informazione non hanno fatto un buon servizio di tipo educativo con la spettacolarizzazione della pandemia. Non è possibile far assistere il pubblico a “corride” televisive con lo stesso esperto che dice tutto e dopo pochi mesi il contrario di tutto. Oppure creare opinionisti che un malato di COVID19 non lo hanno neppure visto da lontano (spesso neppure medici) e che hanno avuto l’effetto di banalizzare una tematica che invece è di estrema importanza per la collettività. Ma come si dice dalle mie parti, prima o poi i nodi vengono al pettine, e credo che il cittadino si renderà conto che i programmi spazzatura dei mass media meritano soltanto di non essere seguiti.
Ritiene che le attuali misure restrittive in Toscana siano adeguate o che sarebbero necessarie regole diverse?
“Al di là dei criteri utilizzati per assegnare le Regioni al colore cui corrispondono le restrizioni credo che quello che ai cittadini dovrebbe essere comunicato in modo chiaro ed univoco è che le strutture sanitarie e il personale impiegato variano da Regione a Regione (ogni Regione italiana ha un Sistema Sanitario indipendente) e pertanto la capacità di far fronte all’ondata dei casi COVID19 è diversa. L’importante è che l’onda non sia troppo alta (il famoso tsunami) affinché non solo i malati con COVID19 ricevano una adeguata assistenza ma, dato che i posti letto non sono espandibili all’infinito, anche i malati per patologie acute e i malati con patologie croniche abbiano il miglior livello di assistenza.”
Che cosa possono fare gli uomini delle istituzioni, il governo regionale, per migliorare le condizioni dell’ospedale di Cisanello e del Sistema Sanitario toscano in generale, pesantemente in difficoltà?
“Investire in Sanità non significa solamente predisporre una camera con un letto monitorato e magari con un respiratore meccanico. Significa investire anche in personale umano (non tramite contratti ai Medici di 3 – 6 mesi, ma con una stabilizzazione certa), programmare il numero degli studenti in Medicina e Chirurgia e, successivamente, degli specialisti in formazione senza dover sempre seguire i diktat imposti sul numero chiuso e, soprattutto, i tagli imposti dall’Europa sulla sanità come avvenuto negli ultimi decenni nelle manovre di bilancio economico. Programmare anche il numero del personale non medico (infermieri / OSS / tecnici di laboratorio) affinché non si debba giungere a far scendere in prima linea personale neolaureato o neodiplomato. Inoltre programmare una diversa strutturazione degli ospedali, il tempo degli “open space” mi sembra chiaramente tramontato, serviranno stanze singole, con testa letto predisposte e modificabili da ricovero ordinario a letto monitorato, la predisposizione per eseguire la pressione negativa, la possibilità di osservare direttamente il paziente attraverso pareti con fenestrature, la possibilità di connessione internet nelle stanze per permettere le videochiamate. Inoltre se vogliamo implementare il telemonitoraggio dei pazienti , evitando accessi all’ospedale o negli ambulatori del MMG, anche le reti internet andrebbero potenziate portando la fibra anche nei piccoli centri (dove il gestore attualmente non ha convenienza ad investire).”
Che cosa possono fare invece i cittadini nel loro piccolo per aiutare il personale sanitario?
Possono fare molto per evitare i picchi di contagio che poi si traducono, in una parte degli infettati, in accessi in Ospedale. Dai dati fino ad ora disponibili su 100 casi infettati dal virus circa un 15% hanno bisogno dell’ospedalizzazione, e di questi circa un terzo ha bisogno di assistenza Sub-intensiva / Intensiva. Quindi i cittadini dovrebbero osservare le regole ricordandosi sempre la triade distanziamento, indossare la mascherina e pulizia frequente delle mani.”
I DPI sono sufficienti? Vi sentite al sicuro da questo punto di vista?
“Dopo un’iniziale impreparazione nella prima ondata della pandemia, devo dire che nella seconda ondata le cose sono andate meglio. Intanto la maggior parte degli operatori sanitari sanno e hanno la possibilità di vestirsi in modo adeguato (per vestirsi adeguatamente occorrono anche 10 minuti) e, soprattutto, hanno imparato a svestirsi correttamente, questo è uno dei momenti più pericolosi per la contaminazione. E’ però notizia di pochi giorni fa del sequestro da parte della Guardia di Finanza di mascherine non idonee vendute all’AVNO; purtroppo anche in una situazione di emergenza come quella pandemica i malfattori non sono scomparsi. Anche in questo caso noi operatori fungiamo da “sentinelle” e siamo i primi a denunciare agli organi competenti presenti in AOUP l’eventuale riscontro di materiale non idoneo.”
Il 16 novembre la FNOMCEO ha aggiornato l’elenco dei medici caduti a causa di questa epidemia, che ha raggiunto in Italia la spaventosa cifra di 196, come commenta questo dato?
Purtroppo spesso si tratta di Colleghi della Medicina Generale che hanno svolto i loro interventi non forniti con gli adeguati DPI. Il problema viene da lontano, nel senso che i MMG sono dei libero professionisti convenzionati, quindi i DPI sarebbero stati a loro carico e non a carico del SSR. Ci sono poi i casi di infezione contratta negli ospedali e in questo caso la causa del contagio potrebbe essere per esempio il sovraccarico espositivo oppure l’aver utilizzato le tecniche che facilitano la dispersione delle “droplets” in ambienti non adeguati. A questo proposito la AOUP ha fin dall’inizio disposto che HFNC, CPAP, VMNI e Ventilazione Invasiva venissero effettuate in ambienti a P negativa e recentemente ha pubblicato anche un documento ufficiale (DV14/PA208).”
Che cosa vorrebbe dire ai negazionisti e a coloro che non credono nella gravità della situazione?
“Ci sono
molti S. Tommaso 2.0. Il non conoscere persone affette da COVID19 non significa che il COVID non esiste. Il dire che la maggior parte degli infettati non sono sintomatici non significa che gli stessi siano vettori della malattia per le categorie più a rischio. Il dire che muoiono solamente coloro che hanno altre patologie significa invece screditare la medicina moderna che ha permesso di prolungare l’aspettativa di vita di tali pazienti; poi mi viene da aggiungere che chi avesse dei dubbi potrebbe rivolgersi a uno dei cardini del sistema, anche durante la pandemia attuale; intendo le migliaia di volontari che operano per la Croce Rossa Italiana, per le Pubbliche Assistenze, per le Misericordie; gli scettici potrebbero iscriversi a tali associazioni e, dopo aver conseguito le necessarie abilitazioni, collaborare e rendersi conto di che cosa sia il problema COVID19 invece che sprecare tempo prezioso ed energie postando sui social notizie che spesso sono prive di fondamento scientifico e che deprimono quelli che invece si trovano “al fronte”.
Noi cittadini non dobbiamo abbandonare i medici che ogni giorno combattono con serietà, professionalità e umanità prendendosi cura dei malati e dei loro familiari, abbiamo il dovere di credere nella gravità delle condizioni in cui ci troviamo e di informarci, focalizzando l’attenzione sull’importanza di rispettare le regole e di non cedere a correnti di pensiero infondate e avvilenti. Il virus esiste, così come esistono professionisti che ogni giorno affrontano sfide difficili mettendo a rischio la propria sicurezza. Facciamo la nostra parte.


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Studentessa di medicina di giorno, lettrice accanita di notte, vivo a Pisa e adoro scrivere, sin dall'infanzia mi diletto con racconti, poesie e vari concorsi letterari. Ho deciso di unire questa passione alla curiosità che da sempre mi accompagna e al vivo interesse per la mia città, per il mio territorio, nonché per l'attualità con tutte le sue contraddizioni, collaborando con News-24.it.