PARMA- Franco Aversa, luminare delle cellule staminali e direttore della struttura complessa Ematologia e Centro trapianti midollo osseo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, è finito in manette con le pesanti accuse di corruzione, induzione indebita a dare e promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata. Al termine dell’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica e condotta dai Nas di Parma, è finito agli arresti anche un imprenditore: altre nove persone, tra medici e rappresentati del settore farmaceutico, sono state raggiunte da misure cautelari interdittive: in totale gli indagati sono 36. Oltre alle misure cautelari il Gip ha predisposto anche il sequestro di 335 mila euro, una cifra che corrisponde all’ammontare delle somme per le sponsorizzazioni dei farmaci.

L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip ed eseguita nella mattinata del 3 ottobre con l’impiego di 200 carabinieri del Comando per la Tutela della Salute e dei Comandi provinciali di sette Regioni, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Umbria, Friuli Venezia-Giulia e Lazio, ha colpito persone che operano nell’ambito universitario per la promozione e la commercializzazione di farmaci.

Secondo l’accusa infatti l’indagine ha permesso di “in un importante dirigente sanitario pubblico, nonchè professore universitario di fama internazionale e nella referente di un provider per eventi scientifici e formativi, accreditati per la prescritta Educazione Continua in Medicina, il fulcro di un articolato sistema delinquenziale, realizzato sfruttando la posizione del sanitario all’interno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, al vertice della struttura complessa Ematologia e Centro trapianti midollo osseo”. L’attività criminosa, sempre secondo l’accusa “veniva svolta con la complicità di altri professori ed amministrativi universitari, medici, rappresentanti di aziende farmaceutiche” allo scopo di condizionare gli eventi dell’Educazione Continua in Medicina per favorire i piani di marketing della aziende che avrebbero influenzato la scelta dei contenuti e dei partecipanti.

Oltre a questo le persone coinvolte nell’indagine avrebbero prescritto farmaci costosi per terapie salvavita allo scopo di avvantaggiare le case farmaceutiche, promuovendone la divulgazione nei vari eventi congressuali ed avrebbero sostenuto la rimborsabilità dei farmaci alle Autorità regionali per favorire gli interessi economici delle aziende. Tra le accuse anche quelle di aver promosso concorsi fasulli, all’interno dei quali venivano favoriti dei candidati individuati prima dello svolgimento delle prove.


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