LATINA –  “Riguardo il dibattito politico di queste ore sulla gestione e l’organizzazione degli spazi comuni, ciò che è evidente è un diffuso malcontento da parte dell’intera comunità cittadina causato da anni di non programmazione e carenza di visione d’insieme“.

Lo affermano in una nota i membri della Consulta “Giovani per Latina”, Lorenzo D’Erme, Luca Palmegiani, Gioanna Troplini e Marco Maestri.

Sembra, infatti, che all’interno dell’amministrazione regni un profondo senso di improvvisazione e spaesatezza, nonostante il lungo periodo di insediamento e i tanti proclami fatti alla città. Ciò di cui non ci capacitiamo, è di come si arrivi ad avanzare determinate proposte dopo sei anni (alcune anche condivisibili) totalmente inutili nel lungo periodo. Gli interventi tardivi, quasi sempre volti a riparare una situazione di stallo che persegue da tempo, hanno portato la città a sprecare numerose occasioni, come ad esempio il rilancio e la valorizzazione degli spazi a disposizione del comune, creando una situazione in cui ci sono grandi luoghi chiusi e inutilizzati mentre in altri si assiste ad un significativo sovraffollamento.

La chiusura prolungata della biblioteca (di cui non si vede fine), dei teatri e di tanti altri luoghi culturali e sociali della città, è da sempre il tallone d’Achille dell’amministrazione targata LBC. E’ possibile che dopo sei anni ancora non si riesca a capire quali spazi il comune abbia a disposizione? E’ possibile vivere costantemente sotto un clima di Campagna elettorale? Alle bandierine bisognerebbe sostituire una dettagliata e minuziosa analisi di quello che non è stato fatto, accompagnata da un serio programma di organizzazione e di risposta immediata alle esigenze dei cittadini.

Sulla questione spazi studio, il “tappo” proposto è sì una risposta ma non all’altezza di quanto necessità una realtà universitaria in via di sviluppo come Latina. Si poteva ad esempio cercare la collaborazione tra l’ente comunale e l’imprenditoria all’interno del centro storico della città che, come risaputo, vive una situazione di scarsa attrattività.

Non solo, se fosse stata fatta un’analisi di quello che è in dote al demanio pubblico sicuramente si sarebbero trovati luoghi adatti e più funzionali a sopperire a tali carenze. Manca da parte della classe dirigente la voglia di andare oltre e di poter ricevere una sana influenza da parte di realtà già consolidate e ben più avanti della nostra, con il solito eccessivo comportamento di sovrastima delle proprie capacità e azioni. La realtà ci dice di come Latina sia stata gradualmente svuotata di un gran numero di servizi e abbia perso un gran numero di opportunità per far sì che quel salto di qualità, verso una vera e propria realtà universitaria e culturale, sia ormai quasi una chimera.

L’invito è di smetterla con una comunicazione (che risulta essere una presa in giro) di continui e inutili proclami elettorali, iniziando seriamente a lavorare per il bene della città e dei suoi cittadini tutti. Anche perché le (poche) proposte e soluzioni poste sembrano quasi voler escludere dalla partecipazione attiva tutti coloro che non sono allineati e vicini alla cerchia dell’attuale sindaco. Se si vuole realmente far ripartire la città e dare maggiore spazio a giovani, associazioni e in generale ai cittadini, bisogna far sì che ci si vada oltre una concezione proprietaria degli spazi e che si dia (con un significativo piano programmatico) piena libertà a tutti nella loro fruibilità” chiosano i membri della Consulta.


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Laurea triennale in "Scienze della comunicazione e dell'informazione" presso Università degli Studi Roma TRE. Laurea Specialistica in "Media, Comunicazione digitale e Giornalismo" presso Università La Sapienza di Roma. Aspirante giornalista e addetto stampa presso vari enti locali, scrivo di cronaca, politica, società e sport.