Gli elementi dell’immagine: Luci e ombre

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È un miracolo, cosa meravigliosa, tale da stupire e da commuovere, quello che accade,  sotto i nostri occhi, quando la luce tocca le cose.                                                                       Antonio Paolucci

         Le luci e le ombre sono due elementi del linguaggio figurativo e hanno una notevole rilevanza nella produzione e nell’interpretazione dell’arte. In un’ immagine disegnata, dipinta o fotografata la luce costituisce uno straordinario mezzo espressivo e di grande efficacia. La luce mette in evidenza i colori, dà rilievo alle forme, ai volumi e allo spazio: è un elemento indispensabile della comunicazione visiva, senza la quale nessuna percezione sarebbe possibile.

È importante osservare gli effetti delle luci e delle ombre sugli oggetti e anche l’intensità della luce nelle variazioni della notte, dell’alba, del giorno pieno fino al tramonto e di nuovo della notte. Gli oggetti hanno un rilievo, si staccano dal fondo dell’ambiente e noi percepiamo il loro volume grazie alla luce e all’ombra che li modella. Se la luce illumina un corpo opaco, proietta un’ombra che riproduce i suoi contorni, ed è deformata secondo  l’inclinazione dei raggi luminosi.

         La luce, che produce sempre ombre lunghe o corte, è un fenomeno percettivo; non è una qualità degli oggetti, ma qualcosa che il nostro cervello percepisce quando gli occhi guardano le cose. Se la luce viene a mancare, scompaiono con essa anche i colori. Scriveva Claude Monet, prima di dipingere la famosa serie di quadri sulla cattedrale di Rouen: «Non sarebbe banale studiare lo stesso motivo in differenti ore del giorno e notare gli effetti di luce che modificano in modo così sensibile, di ora in ora, l’apparenza e i colori dell’edificio».

         Luci e ombre possono rendere suggestivo il paesaggio. Passeggiando in città, si può notare il variare delle ombre dei monumenti che, proiettate dagli edifici, possono essere lunghe o più corte secondo l’altezza del sole nel cielo. Giorgio De Chirico è l’artista che ha reso magiche le sue vedute in città immaginarie. Nel dipinto Città metafisica – Piazza d’Italia (olio su tela) risaltano le ombre degli edifici e in particolare l’ombra del bastone da passeggio, appoggiato al pilastro.                                                                               

La luce, componente essenziale e fondamentale della pittura e della scultura, della fotografia e del cinema, è stata utilizzata con maestria da molti artisti in vari modi assolvendo ad una funzione costruttiva e nello stesso tempo espressiva. Attraverso la magia della luce, con i suoi guizzi luminosi diversi pittori, scultori e architetti, spinti da un profondo bisogno interiore, sono riusciti  a dare concretezza e visibilità alla realtà, agli oggetti  circostanti, comunicando forti sensazioni ed emozioni.

La luce soprattutto nei dipinti costituisce l’elemento generatore evocativo di atmosfere ed espressivo di significati più ampi e di simboli. Il pittore che per primo ha studiato scientificamente gli effetti pittorici dovuti alla luce è stato Leonardo da Vinci, cha ha raffigurato nei suoi dipinti lo spazio attraverso lo «sfumato graduale» della luminosità, una tecnica definita «prospettiva aerea». Nella tavola Sant’Anna, la Madonna e il bambino (Parigi, Louvre), la stesura cromatica ha continui passaggi dall’ombra alla luce nelle figure in primo piano, che appaiono realistiche nei loro volumi; con delicatezza i colori si alleggeriscono sullo sfondo con effetti di luminosità che suggeriscono l’idea di uno spazio fluido prodotto dall’atmosfera e dalla luce.

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, ha inventato il più suggestivo rapporto tra luce e ombra. Nel celebre dipinto Vocazione si San Matteo (olio su tela, Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi), l’artista lombardo, considerato uno tra i massimi protagonisti della pittura europea del Seicento, utilizza il fascio di luce non solo per illuminare i corpi in un interno buio, ma per significare la luce divina che illumina la coscienza del protagonista. Matteo è il personaggio centrale che si punta il dito sul petto, sul cui volto batte il fascio di luce che proviene dall’alto, a destra. Nel cono d’ombra, Cristo lo indica con il gesto solenne di una mano illuminata, chiamandolo a diventare uno dei suoi dodici apostoli. Il messaggio che l’artista intende trasmettere corre su una linea di luce, che non è soltanto luce fisica, ma luce spirituale.

Un altro celebre dipinto, in cui luci e ombre sono elementi essenziali dell’opera, è Cavalli alle corse di Edgar Degas (olio su tela, Parigi, Museo Louvre) in cui la luce pienamente solare, in ambiente sportivo e mondano, è dipinta dall’artista francese. Quest’opera è considerata uno studio di prospettiva delle ombre proiettate dagli inquieti cavalli, mentre attendono il via della corsa davanti alla tribuna degli spettatori.         

Anche Canaletto, straordinario pittore di vedute con le sue immagini piene di luce e di vita della sua Venezia, dei paesaggi romani e delle campagne inglesi, ha lasciato una impronta indelebile nella storia della pittura europea.

Gli esempi riportati dimostrano che nell’arte la luce, con le ombre, è un fattore importante in pittura, e non solo, perché la scelta di una fonte di luce, laterale, frontale, o in un’altra posizione, è un mezzo per realizzare alcuni effetti espressivi, descrittivi o estetici correlati alla funzione comunicativa ed espressiva e ai significati dell’opera.

 

 

 


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