Homo/Omo Patiens” IL Signore delle Formiche

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E’ l’omosessuale che pur soffrendo non si arrende come nel bel film di Gianni Amelio con un formidabile Luigi Lo Cascio e il controcanto di Elio Germano. Un film duro, intenso, partecipato con commozione e desolazione dallo stesso regista il quale, nel sottotesto, lascia trapelare il dubbio circa la oramai conclamata “approvazione” dei benpensanti in materia: a dirla tutta anche quanti mostrano di essersi comunque allineati alla pubblica “ammenda” di fatto, in pectore, continuano a guardare con sospetto se non disprezzo alla categoria. Amelio trasmette quel sottile dolore di essere considerati uomini a metà di quanti per indole o per scelta sono-si dichiarano omosessuali per non parlare delle coppie-madri, dei figli puri e di quelli spuri etc. restituendo un quadro nitido e variegato della tacita e sofferta sopportazione dei malvessati ,del fastidio nonché ludibrio cha a tutt’oggi al di là dei dispositivi governativi e propalate condivisioni spesso ipocrite continua a manifestarsi. Nonostante il film sia retrodatato all’Italia anni Sessanta (Roma) va da sé che può senz’altro riferirsi anche al tempo presente, dallo stile asciutto scevro da una ben che minima caduta melodrammatica: sarà un caso che il finale alluda a una Aida in un teatrino all’aperto, magari anche al personaggio la cui fine peraltro è tragica ? ll professore, infatti, è condannato a nove anni di galera per plagio e abusi sessuali. Un film asciutto, intransigente connotato da una pietas davvero commovente per i diseredati, gli esclusi: “i vinti” del Verga, vinti dal potere economico, dal potere di una società pseudo civile e liberale nel caso in oggetto. Mi piacerebbe chiedere ad una Meloni (ignoro Salvini ) il suo spassionato giudizio, favorevole o contraria?! Certamente favorevole oibò salvo poi….lei è furba! Ebbene il merito di Amelio sta in questo, nella sfida che lancia agli oltranzisti o razzisti esaltando e nobilitando la figura del professore Braibanti (realmente vissuto), una figura a tutto tondo, poderosa come appare impietrata nel suo dramma, nel dolore di essere stigmatizzato uomo fasullo (“culattone” scritto a caratteri cubitali sul muro della sua casa), nel dolore della vecchia madre soffusa di una dolce malinconia, con essa la nobile figura del suo allievo psicologicamente distrutto dalle “sevizie” sociali e della giustizia che condanna alla galera il professore con l’accusa di plagio e atti sessuali indebiti. Insomma una storiaccia che a sentirla raccontare oggi fa ancora effetto consapevoli che la caccia alle streghe alias omosessuali cosiddette lesbiche madri non è finita poiché neppure i provvedimenti governativi varranno a fermare giammai estirpare. Le vicende e persecuzione che hanno visti protagonisti O. Wilde oltre che il nostro Pasolini la dicono lunga a proposito di “diritti” in-civili a proposito dei quali il film può ben dirsi una denuncia a viso aperto, senza mezzi termini, stilisticamente asciutto, essenziale e al tempo stesso “corposo” nel fare luce (livida) sul “corpo del reato” ! Un film che dovrebbe essere proposto dalle/nelle scuole, discusso dagli insegnanti unitamente alla lettura di alcune bellissime liriche di Pasolini.

PS Perché le formiche? Sempre unite e compatte, schierate, più si calpestano e più resistono, il professore è un entomologo altro, un “formichiere”, collezionista di formiche che ama molto.
< …E’ una luce/ -ah, certo non memo suprema- che si spande/da un sole racchiuso dove fu divino/l’Uomo, su quell’umile ora dell’Ave.> (P.P. Pasolini, La religione del mio tempo)


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