LATINA – Un attacco duro e circostanziato per una delle tante promesse mancate da parte di Damiano Coletta alla sua città. «In politica – scrivono gli esponenti di Latina 5 Stelle -, la prudenza non è mai troppa. Eppure, forse perché incalzati dai media, forse perché troppo sicuri di sé o forse perché eccessivamente ottimisti, spesso i politici tendono a rilasciare dichiarazioni che rischiano di tramutarsi in boomerang.

Così è stato anche per Damiano Coletta che, probabilmente in piena euforia da overdose di adrenalina post-elettorale, nel corso di un’intervista rilasciata ad una nota emittente locale, ribadì che nei suoi primi 100 giorni avrebbe dato un segno tangibile contro le “barriere architettoniche”.

Nessun cittadino nel pieno delle proprie facoltà mentali avrebbe mai potuto prendere sul serio una promessa così impegnativa. Ma quanto ripetuto dal sindaco “benecomunista”, nel corso della sua campagna elettorale, deve averlo portato ad autoconvincersi di essere per davvero un Capitano con superpoteri simili a quelli del suo parigrado americano, eroe della MARVEL.

L’obiettivo, anche se circoscritto al perimetro interno della circonvallazione, non si sarebbe potuto comunque raggiungere in soli cento giorni; tuttavia, in cinque anni di mandato e disponendo di una maggioranza bulgara, Coletta avrebbe potuto onorare l’impegno preso nei confronti della comunità, in particolare verso coloro che hanno difficoltà nella deambulazione, con dignitose percentuali di realizzazione.

Invece, dopo oltre 1750 giorni di amministrazione LBC, la realtà dei fatti è sconfortante e sotto gli occhi di tutti, poiché al riguardo non è cambiato quasi nulla! Le barriere architettoniche cittadine, anzi, sembrano essere addirittura aumentate.

Il paradosso è tangibile in particolar modo nell’ambito della sostituzione dei parchimetri, che sta avvenendo in queste settimane. Infatti, in giro per la città si evidenziano situazioni “comiche”, per usare un eufemismo, come quella fotografata in Corso della Repubblica 118, proprio in prossimità dell’ingresso laterale del Comune. In questo punto, il nuovo parchimetro è stato collocato nuovamente al centro del marciapiede, a circa un metro più a destra rispetto a quello vecchio, che almeno auspichiamo venga rimosso il prima possibile.

Al riguardo, ci chiediamo cosa abbia impedito il posizionamento del nuovo impianto, meno invasivo e verosimilmente alimentato con un pannello solare posto sulla propria sommità, a ridosso del muro dell’edificio comunale, lasciando così sgombro il cammino per un’agevole fruizione del marciapiedi da parte dei pedoni.

Come se non bastasse, alla sinistra del vecchio parchimetro, disposti in fila indiana su circa dieci metri di spazio, troviamo anche un lampione, un palo con segnale di sosta a pagamento e, infine, un altro palo con l’indicazione per la pista ciclabile, ovvero quella relativa al famigerato “anello” ormai in via di disfacimento.

Eppure, nel dicembre del 2016, maggioranza e opposizione approvarono una mozione congiunta che impegnava Sindaco e Giunta a mappare tutte le barriere architettoniche presenti sul territorio comunale. In sintesi, si sarebbero dovuti rilevare tutti gli ostacoli alla mobilità e accessibilità ai marciapiedi, scivoli e attraversamenti pedonali.

Parallelamente avrebbe dovuto essere avviato l’iter per la redazione del PEBA (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche), ovvero il censimento di qualsivoglia ostacolo presente in spazi ed edifici pubblici ostativo alla mobilità, in particolare a quella di portatori di handicap ma anche di anziani con deambulatori e genitori con passeggini al seguito. Un documento di cui il Comune, per legge, si sarebbe dovuto dotare da circa trent’anni. Ma, come noto, le precedenti amministrazioni di centro-destra sono state troppo impegnate a lasciare in eredità ai cittadini di Latina debiti, opere bluff, cattedrali nel deserto e procedimenti giudiziari ancora in corso, per poter pensare anche al PEBA. Ecco perché proprio dall’amministrazione Coletta ci si attendeva non solo un’inversione di tendenza ma anche una maggiore considerazione per i più deboli.

Tuttavia, a distanza di quattro anni dall’impegno formale assunto dal Sindaco di fronte all’assise comunale, il PEBA, a prescindere dai cronici ritardi che hanno caratterizzato l’amministrazione targata LBC e dalle relative giustificazioni, ad oggi è ancora inesistente. Per accedere ai fondi regionali destinati alla redazione di tale Piano, l’amministrazione comunale di Latina assicura di aver inviato regolare domanda, di recente; poi, se il finanziamento le verrà accordato, dovrà sfruttare al meglio i successivi sei mesi concessi dalla Giunta regionale per approntare il PEBA, pena la revoca del finanziamento stesso.

Per il Movimento a Cinque Stelle di Latina la rimozione delle barriere architettoniche riveste carattere di assoluta priorità e viaggia in tandem con la manutenzione ordinaria e straordinaria mirata ad una serie di interventi: il ripristino della funzionalità e del decoro dei marciapiedi e il loro relativo ampliamento, ove possibile; l’eliminazione di radici destruenti; il livellamento di ogni irregolarità delle superfici; l’opposizione alla realizzazione sul suolo urbano, da parte di privati o società erogatrici di servizi pubblici, di qualsivoglia ulteriore ostacolo costituente un gravoso problema quotidiano per tutti i cittadini, in particolare per le categorie più fragili con problemi di deambulazione.

Al contempo riteniamo necessaria anche una stretta sorveglianza dei cantieri urbani che implichino scavi e ripristini, spesso effettuati in maniera approssimativa ovvero non a regola d’arte, come, ad esempio, i ripristini relativi agli scavi per la posa della fibra ottica per la banda larga che, in diversi punti della città, non sono ancora stati riasfaltati.

Questi sono solo alcuni degli aspetti che riteniamo prioritari e che dovrebbero far parte di un programma elettorale, a prescindere dal relativo proponente, non certo teso a conquistare facili consensi, bensì indirizzato alla soluzione definitiva di una seria problematica, nel rispetto delle fasce più deboli della cittadinanza e per la tutela dei beni collettivi».


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