Il daimon socratico per stare bene con sé e con gli altri ha la sua risposta nella chimica

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La storia è caratterizzata dalle continue riflessioni che l’essere umano ha fatto sulla realtà, sulla vita, sui suoi sentimenti e su se stesso ed ha sentito di dare un senso al suo intendere concependo il daimon, un’entità tra il divino e l’umano. Il poeta greco Esiodo (VIII – VII sec. a.C.) nel poema Le opere e i giorni fu il primo a scriverne: Dèmoni sono adesso, secondo il volere di Giove, buoni, che stanno sopra la terra, custodi ai mortali (trad. di E. Romagnoli, 122-123). Secondo gli orfici, seguaci dell’orfismo, setta religiosa sorta (VI secolo a.C.) intorno al mito di Orfeo, il daimon era, invece, l’essenza stessa dell’anima rimasta imprigionata nel corpo per un peccato commesso, ma da cui cerca di liberarsi essendo immortale. Il filosofo Eraclito di Efeso (535 – 475 a.C.) a suo intendere riteneva che il carattere di un uomo è il suo dàimon. Dopo di lui Socrate (469 -399 a.C.)  pensava di essere assistito da un dàimon, la parte divina dell’essere umano, nel momento in cui doveva prendere una decisione che non fosse contraria alla morale. Era quello stesso dàimon che secondo lui spingeva ogni uomo all’ascolto di se stesso e, quindi, lo portava ad una continua ricerca di conoscere se stesso al fine di dare dignità alla propria vita.

Il filosofo Platone (428 -348 a.C.), discepolo di Socrate, nel libro X della Repubblica, descrisse il mito di Er, dove il dàimon è il nume tutelare, unico e tipico, un compagno che guida l’uomo sin dalla nascita e secondo cui l’uomo è libero e artefice del proprio destino, in quanto la responsabilità è personale riguardo a ciò che gli accade nella vita. Concezione questa riportata anche dallo storico romano Sallustio (I sec. a.C.) nelle Epistole a Cesare: Faber est suae quisque fortunae, ognuno è artefice della propria sorte. Anche Cicerone (106 – 43 a.C.) sosteneva, in accordo con Socrate, che il daimon è l’elemento divino che è in noi. In definitiva, il daimon sarebbe una guida morale, una voce interiore, di ispirazione divina che guida la coscienza e porta la ragione dell’essere umano a fare la scelta giusta. Quella stessa morale che secondo il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724 – 1804) sta dentro di noi, ci governa e ci rende liberi (dalla Critica della ragion pratica).

Il daimon, dunque, è un agente divino, un’entità concepita in vari modi filosoficamente che ha la sua spiegazione, oggi, sia nella fisica quantistica sia nella biochimica del sistema nervoso che, a sua volta, elabora sostanze per mezzo delle quali ogni essere umano esprime i suoi sentimenti o la sua razionalità, e che influiscono su quella facoltà funzionale che viene chiamata coscienza, con la quale egli cerca di dare significato alla realtà oggettiva. Riguardo alla fisica quantistica, assume particolare importanza la concezione del fisico austriaco Erwin Schrödinger (1887 – 1961) secondo cui La coscienza è il teatro, e precisamente l’unico teatro su cui si rappresenta tutto quanto avviene nell’universo, il recipiente che contiene tutto, assolutamente tutto, e al di fuori del quale non esiste nulla (da F. Coppola, Ipotesi sulla realtà, Lalli editore, 1991), e che Il mondo è una sintesi delle nostre sensazioni, delle nostre percezioni e dei nostri ricordi. È comodo pensare che esista obiettivamente, di per sé. Ma la sua semplice esistenza non basterebbe, comunque, a spiegare il fatto che esso ci appare (Da Fruttero & Lucentini,  Íncipit, Mondadori, 1993). Il fisico teorico ungherese Eugene Wigner (1902 – 1995) ha sostenuto, inoltre, che la coscienza determina l’esistenza, asserendo che il pieno significato della vita, significato collettivo di tutti i desideri umani, è un mistero al di là della nostra comprensione. Il filosofo della scienza e fisico inglese Roger Penrose (1931) ha ipotizzato, a sua volta, che la coscienza abbia origine da processi all’interno dei neuroni, piuttosto che dalle sinapsi, attraverso un processo quanto-meccanico, chiamato riduzione oggettiva che viene orchestrata dalle strutture molecolari dei microtubuli delle cellule cerebrali. Con il contributo del medico statunitense Stuart Hameroff (1947) dell’Università dell’Arizona, egli ha supposto, infatti, una relazione diretta tra le vibrazioni quantistiche dei microtubuli e la formazione della coscienza: L’evoluzione della vita cosciente su questo pianeta è dovuta a successive mutazioni occorse nel tempo. Queste, presumibilmente, rappresentano eventi quantistici e quindi sarebbero esistite sotto forma di stati multipli sovrapposti fino a quando l’evoluzione ha portato a un essere cosciente, la cui vera esistenza dipende da tutte le corrette mutazioni che hanno realmente avuto luogo.

Ovviamente, qualunque sia l’ipotesi più attendibile bisogna fare i conti sempre con le sostanze chimiche che si originano nel sistema nervoso, le quali influiscono sul piano comportamentale, neurofisiologico, relazionale, cognitivo, emotivo, salutare, e che, quindi, stanno alla base della coscienza. E per averne un’idea è sufficiente esaminare alcuni esempi che sono presenti nella vita di ogni essere umano.

In seguito ad una stretta di mano (impedita ovviamente durante la pandemia Covid-19) si trasmette da una persona all’altra una sostanza chiamata squalene (C30H50, un triterpene) che infonde informazioni psichiche in senso biunivoco e, quindi, tramite essa si può generare quella comune capacità nota come empatia.

In seguito all’incontro di due persone di ambo i sessi, queste sarebbero indotte ad accoppiarsi se venissero prodotti nei rispettivi organismi gli ormoni: testosterone (ormone sessuale maschile) (C19H28O2) ed estrogeni (ormoni steroidei sessuali femminili), di cui il più importante è il 17-β-estradiolo (C18H24O2).

Un’alta concentrazione del neurotrasmettitore dopamina (C8H11NO2, 3,4-diidrossifeniletilammina) prodotta dal cervello determina l’innamoramento.

L’ ormone ossitocina (C43H66N12O12S2), chiamato anche ormone dell’amore, prodotto dall’ipotalamo della donna, genera il desiderio e salda il legame con la persona amata, ma al tempo stesso combatte lo stress e la depressione. Il corrispondente ormone per l’uomo è la vasopressina (C46H65N15O12S2).

La serotonina (C10H12N2O ,5-idrossitriptammina)  è un’ammina prodotta dai neuroni del sistema nervoso centrale che regola diversi processi di natura sessuale e non, e che eccita alcuni neuroni e ne inibisce altri.

Ci sono anche sostanze note come endorfine che procurano una sensazione di piacere, uno stato euforico, un senso di benessere. Esse vengono prodotte dal cervello in seguito ad una forte emozione, ad una risata, a stress, a pratica sportiva, ad un massaggio prolungato, o all’ingestione di particolari sostanze contenute in alcuni alimenti come la teobromina (3,7-dimetilxantina, C7H8N4O2) del cacao, o come la capsaicina (C18H27NO3 ) del peperoncino, o come lo zingerone (C11H14O3) contenuto nello zenzero. Viene da sé, dunque, che quando la vita di un essere umano cessa con la morte, queste sostanze si decompongono come tutte le altre che costituiscono il corpo (proteine, grassi, carboidrati, vitamine) e gli elementi chimici componenti ritornano in circolo per la nascita e crescita di un nuovo essere. Come scrive il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844 – 1900) nella sua opera Così parlò Zaratustra (1883 – 1885):  noi siamo stati già, eterne volte, e tutte le cose con noi. La vita di un essere umano, infatti, è unidirezionale dalla nascita alla morte ma le sostanze di cui la vita stessa è costituita è ciclica. La vita, in definitiva, può essere definita come un’aggregazione funzionale e organizzata in una grande varietà di composti di un infinità di atomi di un centinaio di elementi chimici, atomi che a causa dei legami chimici perdono la libertà, che però essi riacquistano con la morte. In questa aggregazione funzionale e organizzata, in effetti, è insita, ciò che sostenevano gli orfici, cioè l’essenza stessa dell’anima rimasta imprigionata nel corpo per un peccato commesso, ma da cui cerca di liberarsi essendo immortale.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).