Il film Le proprietà dei metalli, alla LXXIII Berlinale – Sezione Berlinale Generation K Plus -, racconta un fenomeno che non è stato mai scientificamente chiarito

110

Titolo: Le proprietà dei metalli

Genere: Fantastico, Family drama

Durata: 93 min

Regia: Antonio Biagini

Soggetto: Antonio Biagini

Sceneggiatura: Antonio Biagini

Musiche e Sound Design: Simonluca Laitemperghe

Produzione Paese: Italia, 2023

Cast: Martino Zaccara, David Pasquesi, Antonio Buil Pueyo, Edoardo Marcucci, Enzo Vetrano, Cristiana Raggi, Marco Cavalcoli, Sara Santamaria, […]

Le proprietà dei metalli, il primo lungometraggio di Antonio Bigini, presentato in anteprima mondiale al LXXIII Festival Internazionale del Cinema di Berlino, nella sezione Berlinale Generation – K Plus, il 20 febbraio scorso, narra le singolari vicissitudini  di un bambino connesse con un fenomeno poco noto, che si è verificato alla fine degli anni Settanta, nell’Italia Centrale. Il fenomeno è quello dei minigeller, cioè di quei bambini che, dopo aver assistito all’esibizione televisiva dell’illusionista israeliano Uri Geller, apparentemente in grado di piegare chiavi e cucchiai toccandoli, hanno cominciato ad ottenere simili risultati. Casi di minigeller si sono verificati un po’ in tutta Europa.  Due professori universitari italiani dal 1975 al 1980 condussero una ricerca scientifica su alcuni di questi bambini, raccogliendo i risultati delle loro esperienze in un dattiloscritto, che non è stato mai pubblicato. I bambini studiati dai due professori avevano aspetti in comune: vivevano in campagna e provenivano da famiglie umili e in molti casi con problemi. Gli esperimenti condotti dagli scienziati consistevano in incontri domestici in cui ai bambini veniva richiesto di piegare oggetti metallici in situazioni sempre più controllate. I bambini più “dotati” venivano poi indagati nei laboratori universitari. Nessuno di questi esperimenti è arrivato a conclusione, e cioè alla dimostrazione scientifica dell’esistenza di un fenomeno paranormale.

In un paesino di montagna del centro Italia, Pietro (Martino Zaccara), un bambino cresciuto dal padre Mauro (Antonio Buil Pueyo), severo e ansioso, manifesta doti inspiegabili. Pietro, come per incanto, riesce a piegare metalli soltanto toccandoli. Uno scienziato americano comincia a sottoporlo ad un’ indagine che porterà Pietro a contatto col mondo invisibile, dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi.

Sostiene il regista che “In un momento di rapida trasformazione come quello che stiamo attraversando, penso che si avverta il bisogno di storie autentiche che sappiano andare alle radici di quello che siamo. La storia di Pietro è una storia minima, fatta di pochi personaggi, che si svolge prevalentemente in  interni. È una storia scandita da oggetti banali come chiavi, coltelli, cucchiai. Credo che in questa semplicità risieda parte della sua universalità. Gli anni Settanta sono stati il momento in cui l’Italia ha definitivamente rinunciato alla sua millenaria identità contadina per sposare la via del neocapitalismo. La vicenda di Pietro racconta gli ultimi bagliori di un paganesimo rurale, già contaminato dalla civiltà dei consumi. Oggi nella nostra società non c’è più spazio per il mistero, ma questa rimozione ha prodotto, credo, un bisogno latente. Proprio per questo penso che oggi più che mai ci sia bisogno di film che sappiano parlare in modo sincero, senza spettacolarizzazione e senza passare dalle forme del cinema di genere, della vita e dei suoi misteri. Anche da un punto di vista estetico penso che ci sia un crescente bisogno di pulizia. La fruizione sempre più frammentaria di immagini sempre più grafiche e irreali ha prodotto un bisogno ancora non pienamente inteso di film lineari e visivamente limpidi, che facciano ritrovare allo spettatore una forma di purezza”.

Antonio Bigini(1980) è sceneggiatore, curatore e regista. Ha diretto con Mariann Lewinsky il documentario Ella Maillart-Double Journey (Visions duréel, 2015). È autore del film Anita di Luca Magi (Doclisboa, 2012). Per la Cineteca di Bologna ha curato svariate mostre sulla storia del cinema (Sergio Leone,Marcello Mastroianni, Pier Paolo Pasolini, ecc.) allestite presso musei come la Cinémathèque Française, l’Ara Pacis, il Museo di Roma, il MAMbo. Filmografia: Formato ridotto (doc, 2012), Ella Maillart– Double Journey (doc, 2015).

Dei metalli, da chimico qual sono, voglio accennare a due fatti storici per far comprendere come la ricerca possa dare delle risposte adeguate ai fenomeni “strani” che essi manifestano. Il “gallio” (Ga), è un metallo che si trova nel III gruppo del sistema periodico degli elementi che è anche quello dell’alluminio. Esso passa dallo stato solido a quello liquido a 29,8 °C (temperatura di fusione) anche tenendolo tra le mani, dato che la temperatura corporea di un essere umano è intorno a 36 °C. Questa proprietà ha fatto intitolare da Sam Kean il suo saggio “Il cucchiaino scomparso e altre storie della tavola periodica degli elementi” (Adelphi edizioni, 2012) che è diventato subito un bestseller. Scrive Kean del “gallio”, che “ …. Questo metallo è solido a temperatura ambiente, ma è liquido … basta tenerlo stretto nel palmo della mano per fonderlo … . È uno dei pochi metalli che si possono maneggiare allo stato liquido senza bruciarsi le carni fino all’osso. Una conseguenza di questa proprietà è il suo utilizzo in innumerevoli scherzi da parte dei chimici, … . In particolare il gallio, metallo malleabile e di colore argenteo simile all’alluminio, può essere modellato a forma di cucchiaino, in modo del tutto insospettabile. Un gioco popolare nelle feste consiste nel fare svanire posate di gallio in tazze di tè bollente sotto gli occhi impietriti degli invitati …”.

L’altra storia riguarda il metallo “stagno” (Sn). Nel giugno 1812 la Grande Armata di Napoleone contava 600.00 uomini. Dopo sei mesi essa ne contava circa 10.000 in seguito alla disastrosa e fallimentare campagna di Russia. Quale fu la causa che determinò ciò dopo le continue vittorie che quella armata aveva ottenuto? I chimici Penny Le Couteur, canadese, e Jay Burreson, statunitense, sostengono nel loro saggio I bottoni di Napoleone (Longanesi, 2003) che la disfatta dell’esercito napoleonico potrebbe essere ricondotta alla disintegrazione di un bottone, “un bottone di stagno di quelli che servivano per tutto, dai cappotti degli ufficiali di Napoleone ai calzoni e alle giubbe dei suoi fanti. Al calare della temperatura, lo stagno metallico lucido comincia a trasformarsi in una polvere grigia non metallica, che è ancora stagno, ma con una diversa forma strutturale”.

Questa teoria è suffragata solo dalla descrizione di un osservatore: “una folla di spettri avvolti in abiti femminili, in vecchi pezzi di tappeti o in cappotti bruciati pieni di buchi” vagava nelle campagne. A causa della perdita dei bottoni, forse i soldati erano costretti a usare le mani per tenersi gli indumenti piuttosto che impugnare le armi? Probabilmente sì!

Francesco Giuliano


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.



Articolo precedenteBonfrisco, Gruppo Id-Lega: «Opportunità e condivisione grazie al Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana»
Articolo successivoCisterna di Latina, incidente tra due auto all’incrocio: una delle due si ribalta
Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).