Il soffio del vento: Bambino

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Il bambino non è proprietà dei genitori, né della scuola, né dello Stato. Quando nasce ha diritto alla felicità. L’uomo libero non è proprietà di nessuno e non possiede nessuno. (Mario Lodi)

Il soffio del vento ridesta nella memoria di ogni essere umano episodi lontani nel tempo legati ai primi anni di vita quando si è bambini. Anch’io ricordo i giorni tristi della mia infanzia trascorsa in mezzo al rumore assordante delle bombe, durante la Seconda guerra mondiale, e tra le paure dei miei genitori quando, per le incursioni aeree, furono costretti a cercare riparo fuori del paese presso amici di famiglia, sulle montagne dei Monti Lepini.

Ma dei bambini mi sono interessato poi, per il resto della mia vita, dal punto di vista professionale, per oltre cinquant’anni dapprima come “maestro” di scuola elementare  e successivamente come direttore didattico.

Infatti nell’esergo di questa riflessione sul bambino ho riportato il saggio pensiero espresso da Mario Lodi, pedagogista, scrittore e insegnante di Piadena (provincia di Cremona) che, come seguace delle metodologie educative di Célestin Freinet, è stato un mio punto di riferimento e anche per migliaia di educatori che nell’attività professionale si sono ispirati alla visione pedagogico-didattica dell’educatore francese.

Mario Lodi è stato anche per me un vero Maestro, che ho avuto modo di conoscere e frequentare (e anche ospitare), leggere e seguire per tanti anni all’interno del Movimento. di Cooperazione Educativa (M.C.E).

La sua lezione di vita mi ha sempre indotto a non dimenticare che centinaia e migliaia di bambini, nelle parti più povere del pianeta, in diverse nazioni del sud del mondo, muoiono ogni giorno per fame, malattie facilmente curabili, e che molti bambini “invisibili”, abbandonati, costretti a vivere nella miseria e nella povertà economica e materiale, morale e spirituale, subiscono quotidiane violenze, soprusi e vivono soli in strada in totale povertà.

Secondo la psicoterapeuta, Gianna Schelotto «tutti ci sentiamo inconsciamente come Hansel e Gretel, bambini esposti e vulnerabili». Pertanto tutti gli adulti, soprattutto genitori e insegnanti, hanno la responsabilità di aiutare i bambini a crescere in maniera sana ed equilibrata e di tener conto che sono decisive, ai fini di un normale e integrale sviluppo della personalità, le deprivazioni emotive, affettive, sensoriali, intellettuali e sociali.

Sulla scia dell’insegnamento di Mario Lodi, ma anche di altri Maestri, verso i quali ho sempre riconoscenza e gratitudine, ho imparato a difendere i diritti inalienabili di ogni bambino: diritto alla vita, alla salute, all’educazione e al rispetto dell’identità individuale, etnica, linguistica, culturale e religiosa.

Alcuni proverbi africani ricordano che «per crescere un bambino ci vuole l’intero villaggio» e che «se istruisci un saggio fai un uomo saggio, se istruisci un bambino istruisci una nazione».

Nella mia attività pedagogica ho avuto la fortuna di stare per molti anni a contatto con il mondo dei bambini, con la loro innocenza, con il loro ricco patrimonio di potenzialità da sviluppare con  cura e rispetto, tenendo sempre presente, come punto di riferimento diretto e profondo, le parole di una Favola al telefono di Gianni Rodari: «Quanto pesa una lacrima? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra». La mia attenzione professionale si è sempre rivolta verso i bambini più svantaggiati, più deboli, meno fortunati.

Seguendo il flusso dei ricordi del passato, spinti da il soffio del vento, mi vengono in mente con estrema lucidità e precisione alcuni volti di bambini che ho incontrato, nella mia lunga attività professionale.

In particolare la gioia di Enzo, alunno di quarta elementare che, in seguito all’assegnazione al padre di una casa popolare, riuscì a conquistare per la prima volta uno spazio «tutto suo», ad avere una cameretta e soprattutto un tavolo su cui poter fare i compiti, studiare, leggere scrivere, disegnare in piena libertà. Ed anche il volto triste di un bambino che per la sua eccessiva esuberanza fisica aveva ricevuto un rimprovero troppo forte e sproporzionato rispetto alla sua azione esagerata, fuori ogni regola di un normale comportamento verso un compagno di classe più piccolo e più debole.

Quest’ultimo episodio mi ricorda le parole dello scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry «Tutti i grandi sono stati bambini un tempo. Ma pochi di essi se ne ricordano».

 

 

 

 


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