Titolo: La stanza
Regia: Stefano Lodovichi
Soggetto: Stefano Lodovichi
Sceneggiatura: Francesco Agostini, Filippo Gili, Stefano Lodovichi
Musiche originali: Giorgio Giampà
Produzione Paese: Italia, 2020
Cast: Guido Caprino, Camilla Filippi, Edoardo Pesce, Romeo Pellegrini, […]
Una casa, una scala, una stanza chiusa in cui si può guardare attraverso un foro praticato sulla parete dalla stanza contigua e dove non si sa cosa ci sia, una grande finestra e sotto un precipizio. Una donna, Stella (Camilla Filippi), vestita in abito da sposa con le lacrime agli occhi, disperata, sta per buttarsi nel vuoto. Una pioggia a dirotto le cui gocce accompagnano le lacrime dolorose e angoscianti della donna che vuole farla finita perché suo marito se n’è andato via, l’ha abbandonata per un’altra donna. Forse ritornerà? Lei lo ama! Il suo volto è assente, il suo corpo è in un equilibrio instabile tra il fare e il non fare, tra l’essere e il non-essere, tra la vita e la morte. Quella mattina, però, alla porta di casa, Stella sente bussare. Quel suono la distoglie dall’insano atto. Una speranza la rianima, le toglie l’incertezza, l’angoscia all’improvviso scompare, il suo volto triste diventa sorridente. Di colpo, senza esitazione alcuna, Stella corre ad aprire la porta. Rimane delusa. È uno sconosciuto, si chiama Giulio (Guido Caprino), che le dà l’idea di conoscerla bene. Quando poi in casa arriva anche Sandro (Edoardo Pesce), il marito, quella situazione già complicata di per sé si trasforma rapidamente in un turbinio di contrasti e timori: Giulio vuole portare alla luce tutti i segreti di quella casa, tant’è che tutti i tre sono costretti ad affrontare una scioccante realtà che cambierà per sempre la loro esistenza.
Quel tentativo di suicidio è forse un espediente inconscio che conduce conseguentemente Stella ad un’indagine introspettiva, rigorosa, angosciante che ha a che fare con una stanza di quella casa tetra, dove c’è un segreto che è quel segreto che ciascuno di noi porta dentro di sé e che inconsciamente non vuole che venga rivelato come se fosse in una cassaforte.
Da qui si sviluppa gradualmente, tenendo lo spettatore sotto continua tensione, una storia, una storia segreta in un ambiente stretto, oscuro, che lascia spazio solo all’immaginazione perché non ci sono pigli espliciti e appigli a cui aggrapparsi. Sembra la storia di questo film svolgersi in un’atmosfera alchemica che ricorda la famosa locuzione: accipe nigrum nigrius nigro (prendi quella cosa oscura che è più oscura dello scuro) secondo cui da una oscurità più oscura dello scuro si cerca di trovare la verità, e sembra svilupparsi anche in un’atmosfera gotica che ricorda il conte Dracula nel celebre romanzo di Bram Stoker quando afferma: ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti. Che è quel che fa anche Stella andando incontro a tanti perigli al fine di ritrovare se stessa. Una storia tesa e affilata, dunque, di tre individui che si vengono a trovare in una situazione rischiosa come lo fu Damocle sotto la spada legata ad un esile pelo di cavallo, che pendeva sulla sua testa. Una storia che si svolge dall’alba al tramonto, in una giornata, e non in una nottata. Perché se è vero che i mostri arrivano di notte, il vero problema è quando rimangono con te anche di giorno.
La stanza è un thriller che scava nei meandri della psiche umana in modo viscerale e che indaga tra i profondi segreti di tre personaggi: Giulio, Stella e Sandro. Introspettivo, ma violento come lo è l’animo umano che ha subito torti, questo film coinvolge sin dalle prime scene lo spettatore, mantenendolo in continua tensione, e facendo emergere l’ambiguità, il mistero che avvolge i protagonisti, la pazzia derivante dall’angoscia dell’abbandono, l’immaginazione da cui scaturisce un brutto sogno, la coscienza che si oppone a scoperchiare la verità, gli errori commessi, il tremendo bivio in cui si viene a trovare Stella, le ossessioni che emergono in ambito familiare come il complesso di Edipo o quello del senso di colpa.
La stanza è una delle tante di una casa, la quale sembra vestire le vesti di un altro personaggio del film, che è come un vecchio coperto di rughe, pieghe, stinto dagli anni e dai dolori del tempo che gode di una bellezza sfiorita, passata, aggredita dalle scosse della vita che lasciano segni, cicatrici dentro e fuori, sulle pareti, sui pavimenti, sulle vetrate. In quella casa che rappresenta la casa di tutti c’è una famiglia, una qualunque famiglia. Una famiglia ferita, a pezzi, storta, con cicatrici che solcano le pareti in profondità e attraversano da piano a piano la palazzina. È una bolla fuori dal tempo, a tratti una gabbia. Che sopporta la pressione di una tempesta fuori (e dentro). Il tempo e la pioggia. Perché questa casa scricchiola, si muove, come una nave nella tempesta … e respira. Il tempo, da sempre veicolato nell’immaginario comune dall’acqua, scorre in modo strano, sommerso e travolto proprio dall’acqua.
La stanza vuole essere anche un appello ai componenti di una famiglia: figli e genitori. Ai genitori che devono cercare di imparare dai loro errori, di comprendere i loro sbagli, per il bene dei loro figli quando ancora sono infanti. E ai figli che quando diventano adulti non devono dimenticarsi dei propri genitori.
Filmografia
Aquadro (2013), In Fondo al Bosco (2015), Il processo (serie tv, 2019).
Francesco Giuliano
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