L’amicizia tra due intellettuali: Federico Fellini e Georges Simenon

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L’amicizia tra due intellettuali: Federico Fellini e Georges Simenon

Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l’amicizia. (Epicuro)

Esemplare, vera, affettuosa, sincera è stata l’amicizia tra due grandi intellettuali, tra due operatori culturali a livello europeo, tra il regista italiano Federico Fellini (1920-1993), un genio del cinema, e Georges Simenon (1903-1989), uno scrittore, un maestro del giallo letterario.

La profonda e tenera amicizia tra i due intellettuali, che si stimavano da tempo, sbocciò con il Festival di Cannes del 1960, allorché lo scrittore belga, esperto di cinema, fu presidente della giuria che doveva assegnare la Palma d’oro al miglior film dell’anno, che fu La dolce vita.

Federico Fellini amava molto i romanzi di Simenon ed era molto attratto dalla sterminata produzione dell’amico scrittore/narratore dalla vena inesauribile per la perfezione del racconto, per l’esattezza psicologica dei suoi infiniti personaggi, per il fascino delle descrizioni dei paesi e per la creazione di atmosfere particolari caratterizzate da colori e odori indimenticabili. Il regista italiano ammirava il talento letterario di Simenon soprattutto per le sue bellissime trame, costruite sempre con straordinario rigore e lucidità.

Georges Simenon, scrittore belga di lingua francese, autore di numerosi romanzi, noto al grande pubblico soprattutto per avere inventato il personaggio di Jules Maigret, ammirava la geniale fantasia artistica di Fellini che a volte era solo emblematica, spesso allegorica e altre volte fortemente realistica. Uno dei più ammirati film di Fellini Casanova del 1976 fu definito da Simenon «il più bello affresco della storia del cinema, un tuffo vertiginoso nelle profondità umane».

La loro amicizia, fatta di affinità elettive, fu anche epistolare piena di giochi e confidenze. Le loro lettere sono state raccolte dall’editor Adelphi nel volume Carissimo Simenon, Mon cher Fellini. Il  carteggio delicato e intenso durato quasi trent’anni, testimonia un’intesa segreta, affettuosa, fraterna amicizia, tra i due grandi uomini del cinema e della letteratura che si manifestarono reciproco sostegno in diverse circostanze esistenziali.

L’amore per il circo, la passione per Jung, i sogni, il lavoro creativo, la superstizione, il trasporto per le donne, il senso di vuoto e di inutilità che si prova alla fine e all’inizio di ogni loro opera, sono emozioni che i due condividevano in pieno e che sono nel loro fitto scambio di lettere.

La reciproca ammirazione tra i due grandi maestri è testimoniata, infatti, dalla loro intensa corrispondenza che racconta l’affinità umana e creativa tra i due artisti. Famosa è una risposta che Fellini diede a Simenon affermando che «L’arte è un miracolo perché ha la possibilità di trasformare la sconfitta in vittoria, la tristezza in felicità».

In alcune lettere affiorano dubbi, incertezze e preoccupazioni del grande maestro rispetto al film che stava girando o si apprestava a montare, che erano confessate a Simenon come se fosse un suo fratello.

Per ambedue gli artisti «L’immaginazione, da svegli, è stato il modo più alto di pensare» e la loro immaginazione creativa è stata la capacità di combinare diversi tipi di conoscenza e modi di pensare per creare nuove idee e intuizioni sia nel cinema che nella letteratura.

 


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