L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri

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L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri(40)

Amor, che al cor gentil ratto s’apprende, prese costui della bella persona che mi fu tolta; e il modo ancor m’offende.                      Amor, che a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte,  che, come vedi, ancor non m’abbandona.                        Canto V dell’Inferno

          Dante ha vissuto in tempi duri: anche allora c’erano le epidemie, le guerre, la politica faziosa. Il poeta non si è lasciato piegare dalla durezza dei tempi. Ha combattuto anche in esilio l’ingiustizia, il male, il dolore. La cantica dell’Inferno è una rassegna raccapricciante di tutte le cattiverie che gli esseri umani possono compiere.

      Nel Purgatorio, secondo Franco Nerbini, le anime riconoscono il proprio limite, a differenza dei dannati dell’Inferno che sono chiusi nel loro errore, chiedono perdono e accettano la misericordia di Dio. Il Purgatorio è un cammino, il racconto della pazienza, della fatica necessarie per recuperare la fisionomia con cui Dio ci ha creato.

          Secondo il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo Dante è il poeta che inventò l’Italia. Per lui il poeta «non ci ha dato soltanto una lingua, ci ha dato soprattutto un’idea di noi stessi e del nostro Paese».

          Nella Divina Commedia, che secondo Jorge Luis Borges «è il più bel libro scritto dagli uomini», s’incontrano numerosi personaggi, ognuno dei quali è il simbolo di qualcosa come ad esempio la fierezza di Farinata degli Uberti, la bestialità di Vanni Fucci, la saggezza di Brunetto Latini, la malvagità di Filippo Argenti.

          Il poeta Dante Alighieri, con le scene del secondo cerchio infernale e della settima “cornice” del Purgatorio, condanna «l’incontenenza, la malizia e la matta bestialitade» che sono le «disposizioni che il’ ciel non vole» (Inferno XI, 81-83).

          Per il regista bolognese Pupi Avati, che nel 2022 ha girato il film dal titolo Dante, rappresentando il sogno del poeta fiorentino che si esprime attraverso lo sguardo di Beatrice, che è la manifestazione del mondo. Dante («eterno bambino») è il sogno perché fatto della stessa materia delle stelle che chiudono ogni Cantica della Divina Commedia.

          Il numero nove è il numero magico di Beatrice che Dante incontra per la prima volta a questa età. Il poeta per altri nove anni la segue nelle strade di Firenze senza ottenere mai da lei un incoraggiamento, fin quando a diciotto anni improvvisamente decide di fermarsi, di guardarlo e di sorridergli e gli dice «Ti saluto» che è l’unica frase che Dante sentirà dall’amata Beatrice.

          Lo scrittore e poeta, Giovanni Boccaccio nato a Certaldo, è stato il primo copista dell’Inferno. In questa prima cantica erano elencate le persone più vicine all’Alighieri, personaggi che l’avevano più nociuto, attraverso una serie di punizioni e di condanne.

          La moglie di Dante, Gemma Donati, è un personaggio, insieme alle figlie, completamente assente nella Commedia. Quando il poeta dovrà affrontare la via dell’esilio porterà con sé suo figlio, ma non il resto della famiglia che rimase a Firenze.

          Il racconto di Paolo e Francesca viene narrato a Dante dal fratello di lei, Bernardino da Polenta, alla vigilia della battaglia di Campaldino, dove racconta di questa sua sorella uccisa da Gianciotto Malatesta a Rimini. Questa storia di Francesca commuove il poeta ma non al punto da perdonarla; infatti viene collocata nell’Inferno.

  

 

 

 

 

 


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