L’arrivo degli italiani di Romania ad Aprilia, città cosmopolita

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Un milione e trecentomila i rumeni residenti in Italia, arrivati negli ultimi trent’anni. Una emigrazione che potremmo definire al contrario è avvenuta da località del nord dell’Italia molti anni fa. Aprilia è una città cosmopolita, un mondo tutto da scoprire. Quando frequentavo il liceo scientifico Grassi di Latina avevo un compagno di scuola che arrivava ogni mattina da Aprilia, il cognome era Savioli, mi diceva sempre di essere un rumeno. Alcune famiglie hanno abbandonato il paese di residenza nei Balcani per rispondere all’invito di Benito Mussolini che, alla fine degli anni Trenta, prometteva lotti di terra nelle aree bonificate del Lazio.
Gli italiani risiedevano principalmente a Iasi, Cataloi e Tulcea. Iasi è un comune della Romania, capoluogo del distretto omonimo e capitale della regione della Moldavia rumena. Con i suoi 315.214 abitanti rappresenta, dopo Bucarest, il secondo comune più popoloso della nazione. A partire dalla fine del diciannovesimo secolo migliaia di famiglie – soprattutto venete e friulane – si stabilirono nella regione della Dobrugia dove trovarono lavoro e un certo benessere. Ebbero terreni in affitto dal governo per coltivare il riso, oppure lavoravano il porfido ed erano bravissimi nel fare i sampietrini, c’era da guadagnare per tutti.
Ad Aprilia sorse il Quartiere Shangai. Così veniva chiamato il posto in cui nacquero le prime case basse costruite dagli italiani provenienti dalla Romania, si trovano lungo via delle Mele e via Costantino. Su questa strada c’erano diverse famiglie provenienti dalla Romania: Manzini, Cavicchioli, Savioli, Colognesi, Zanettini, Battaiola, Brighenti, Rossi. Presente anche la vecchia azienda della Siam. Alcuni lavoravano lì ma si guadagnava poco, per questo molti decisero di fare i muratori. Attualmente numerosi rumeni diventati apriliani sono stimati professionisti in vari campi lavorativi. Una seconda ondata di profughi dalla Romania arrivò dopo la seconda guerra mondiale, furono destinati al campo profughi di Altamura, in Puglia. Nel 1953 è nato in quel centro Meo Sacchetti, commissario tecnico della nazionale di basket. La sua famiglia si era trasferita in Romania alla fine del 1800 con il cognome Sachet, poi tramutato in Sacchetti.


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.