LATINA/LATINO
“…Alla fine della guerra….Amata [moglie di Latino] si tolse la vita e Latino fu libero di concedere ad Enea la mano della figlia. La città di Laurentum venne rifondata a poca distanza e chiamata Lavinium[…] Si dice anche che Latino non venne ucciso nella battaglia [contro Turno], ma che scomparve e venne assunto in cielo insieme agli altri dei col titolo di Juppiter Latiaris, il nome della regione Lazio deriva da questo mitico re” [ Dizionario della Mitologia]. Dunque la denominazione LATINA consegue alla leggenda-storia di cui sopra, prossima a celebrare il centenario dalla fondazione evviva! in vista del quale sono stati stanziati otto milioni di euro pro ricorrenza, auspichiamo a buon fine e profitto! Interessante l’incontro c/o il teatro cittadino col ministro della Cultura A. Giuli il quale si è profuso in encomi e promesse di cui abbiamo preso atto con sentite aspettative ! Opportuno il correttivo dell’originaria denominazione Littoria rievocazione di un’età non certo aurea (!) peraltro detta denominazione è “immortalata” dall’emblema del fascio littorio sui tombini di alcuni marciapiedi (vedi marciapiede di fronte cinema Corso) …. no comment! Onore al merito di chi sottolinea il nome d’origine peraltro -una mia idea magari balzana- l’insegna della stazione: LATINA sottostante<Già Littoria> è pur sempre una “citazione” storica! Nota a margine: una mia cara vicina di casa (Palazzo all’epoca INFPS=Istituto Nazionale Fascista Previdenza Sociale) chiamata Littoria! Personalmente ritengo che sia una bella città, a tutt’oggi da “rifondare”, se non propriamente “vergine” ancora una giovane Signora dal “discreto fascino della borghesia” (titolo film Bunuel!) cioè “borghese” strictu sensu nonché legata alle origini di un “borgo” divenuto da rurale egregiamente cittadino, in linea col territorio idest “agro-pontino”. Non nascondo che ebbi un sobbalzo nel sentire la proposta di “Latina capitale della cultura”…. mioddio che presunzione! Ironicamente commentai: semmai della …”agri-cultura”, peraltro termine che consuona con “agro-pontino” niente affatto peregrino nel caso di riferimento. Con disappunto rilevo che, a riguardo, trattasi di una città “indolente”, magari “apatica” paragonabile a quell’inferma di cui Dante riguardo all’Italia che si gira rigira su stessa stessa etc. eppure in città sono presenti non poche energie intellettuali o operative che potrebbero apportare significativi contributi in vari settori, purtroppo, prevale l’autoreferenzialità: presunzione o arroganza del potere ?! I “potenti”, infatti, si guardano bene dal consultare o interpellare i “non potenti” -di certo non di mente!- sempre guardinghi e diffidenti, eufemisticamente, li direi…<gente di borgata> spregiativamente….”borgatari” ! Purtroppo, anche a causa di essi, la città appare intorpidita, come avvolta da una nebbia che spesso ne nasconde quella “solarità” che le compererebbe. “Citta’ vuota” cantava/canta Mina, in certo senso e nel nostro caso, la direi: “Con vuoto a perdere”
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