Latina, va sviluppata l’attività all’aperto nel mondo del basket

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La vera e propria invasione di cestisti nei favolosi playground, i campi di basket all’aperto, è solo un ricordo a Latina ma fortunatamente non nel resto d’Italia. Gli impianti coperti sono chiusi causa la pandemia ma si vedono pochi ragazzi giocare il classico tre contro tre. Abbiamo visto sempre con favore una giornata all’insegna del divertimento, con grande promozione in mezzo alla gente per lo sport dei canestri – sempre meno visibile mediaticamente in Italia – dopo gli anni incredibili del boom. Gli impianti latinensi sono sempre pochi. L’arena di piazzale Prampolini è desolatamente chiusa: nessuno può entrare per giocare a basket, un vero peccato. E’ evidente il danno per l’attività cestistica all’aperto, unica possibilità di praticare lo sport dei canestri gratuitamente – in piena libertà – sul modello preferito da sempre dagli americani, i maestri del cesto da anni. L’impianto veniva usato durante il mese di luglio per svolgere il famoso torneo Peppino Tosarello, ora non più organizzato. Solo efficienti strutture come quella di piazzale Natale Prampolini possono creare momenti di aggregazione e divertimento, senza l’assillo del risultato con la sola finalità del passatempo preferito. In quella location c’è la possibilità di usufruire, senza costi aggiuntivi per i club degli spogliatoi del pallone tensostatico intitolato a Giovanni Ceci, cestista scomparso prematuramente. Il playground del basket è fondamentale per trovare lo spirito giusto nello sport ed anche nella crescita, occasione unica e preziosa anche per migliorare sul piano tecnico. Chi si reca a giocare il classico tre contro tre ha la palla a spicchi nel sangue, non smette mai sino all’imbrunire. Gli allenamenti con l’allenatore non sono sufficienti per completare un giocatore giovane. Latina non dispone più di Palazzo Emme, ex Opera Balilla in via Pio VI, Circolo Cittadino, punti nevralgici per giocare a basket, un totale di sei campi spariti. Negli oratori la pallacanestro viene praticata sempre meno, all’Immacolata in via Vico non c’è più il campo, identica cosa a Santa Maria Goretti, presso i Salesiani all’oratorio Don Bosco non si gioca come un tempo, quando il Cos di coach Luciano Marinelli mieteva successi in tutta Italia. Un certo successo sta riscuotendo il campo della parrocchia San Luca nel quartiere Nascosa, bene organizzato dal parroco don Mario Sbarigia, sensibile al sociale. A San Massimo – in via del Lido – non si vede mai giocare, così come in piazza Berlinguer al Campo Boario. Lo sport all’aria aperta – salutare e benefico – è sicuramente la via migliore, specialmente con un clima mite come quello dell’Agro Pontino che permette di praticare la palla a spicchi per dodici mesi consecutivi. Meglio giocare all’aria aperta, specie con le giornate dal tempo clemente di questi giorni.


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.