Si dice smart working, si legge lavoro agile. Un lavoro agile che permette al lavoratore di lavorare da remoto. Una concessione in questo periodo difficile. E anche una facilitazione. Il lavoratore però non è che non interfacciandosi con l’utente, si deve sentire autorizzato a intralciarlo. Anzi. L’utente, da che mondo è mondo, com’è suo diritto, dovrebbe vedere soddisfatte le sue legittime richieste. Senza problemi di spesa e di ulteriore fastidio.

Ma la storia che ha raccontato ieri l’avvocato Alessandro Aielli, dimostra invece che alcuni lavoratori, riparandosi dietro un inspiegabile anonimato, non si comportano proprio da norma. Ecco la sua testimonianza:

“Smart working, sì. Molto “smart” e poco “working”. Comune di Latina, Ufficio Anagrafe, interlocutore sconosciuto. (A proposito, non dovrebbe esserci per legge un responsabile del procedimento ben individuato? Non è il Comune, questo, che della legalità ha fatto un vessillo? E che “comportazione” è, Mah!!!). Comunque, la mia cliente avanza richiesta di certificati via mail, risposta: “la invitiamo a far fare la richiesta dal suo avvocato” (non si capisce perché non possa essere fatta direttamente dall’interessata la richiesta. Anzi sì: un modo per prendere tempo. Diciamo così “prendere tempo”). Avanzo io la richiesta via mail per tutti e tre i familiari, risposta: “gentile richiedente,le inviamo il modulo da compilare” (non si capisce perché si debba compilare necessariamente un modulo quando nella mail ci sono espressi gli stessi dati del modulo. Anzi sì: un modo per prendere tempo. Diciamo così “prendere tempo”). Quindi desumo che un qualsiasi cittadino per chiedere un certificato al Comune di Latina deve avere necessariamente a casa almeno un PC, una stampante, uno scanner. Tenendo a freno le intemperanze scarico il tanto importante “modulo”, lo compilo, lo stampo, lo firmo, lo scannerizzo e finalmente lo invio di nuovo via mail, come richiesto, risposta: “gentile richiedente,mi deve compilare il modulo uno ad ogni persona grazie”. La pazienza sta per finire, ma rispondo comunque con cortesia: “posso chiederle, di grazia, cosa cambia nella sua visione utilizzando un solo modulo visto che è un’unica famiglia? Potrebbe firmarsi per cortesia? Vorrei sapere la persona fisica con cui sto interloquendo e il responsabile del procedimento e dell’Ufficio. Grazie”. Ora attendiamo che il sagace, operoso ed efficiente impiegato dell’Ufficio Anagrafe si degni, innanzitutto, di qualificarsi con nome e cognome e si assuma la responsabilità del procedimento seguito anziché trincerarsi dietro una mail anonima e infine ci illustri quale è la sua personalissima visione di amministrazione efficiente al servizio del cittadino quale dovrebbe essere. E’ una settimana che va avanti questa tarantella e ancora non riusciamo ad avere una semplice certificazione”.

A chi lavora o ha lavorato nella Pubblica Amministrazione, salta subito all’occhio quel passaggio abbastanza astruso….”la richiesta dei tuoi certificati la deve fare un avvocato”. In nome di che? E da quando?

Io so da sempre che le parole d’ordine di un lavoro da remoto sono: innovazione,collaborazione, comunicazione e condivisione. E grande responsabilità. Che vuol dire quindi non creare ulteriori problemi a chi chiede un servizio.

Se la normativa tutela la privacy del lavoratore, tutela anche il richiedente, assegnando ancora una volta la responsabilità a chi è delegato a farlo: i dirigenti. Dice infatti la legge che anche per il lavoro leggero …. i dirigenti “d) dirigono, coordinano e controllano l’attività degli uffici che da essi dipendono e dei responsabili dei procedimenti amministrativi, anche con poteri sostitutivi in caso di inerzia; e) provvedono alla gestione del personale e delle risorse finanziarie e strumentali assegnate ai propri uffici,…;”.
Anche con poteri sostitutivi in caso di inerzia.

A questo proposito voglio citare un Comune virtuoso: il Comune di Priverno. E’ successo qualche mese fa. Una persona che vive a Milano aveva bisogno di alcuni certificati. Ha inoltrato la richiesta in mail agli uffici e nel giro di 24 ore il problema è stato risolto. Senza avvocati.

Alessandro Aielli, stamattina ha comunicato che dopo il suo messaggio, oggi sono arrivati i certificati, accompagnati da questa dicitura: “gentile richiedente, le inviamo in allegato i certificati richiesti. Cordialmente L’Ufficio Anagrafe del Comune di Latina”. Ovviamente, sottolinea l’avvocato, l’operatore è rimasto sconosciuto.


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Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.