L’inserimento dei giovani in prima squadra frutto di un buon settore giovanile

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Giovani inseriti nelle prime squadra che vanno in campo regolarmente, il basket necessita di nuovi talenti. Va messa in risalto la competenza e la preparazione dei ragazzi dei club che hanno creduto nella politica dei giovani, consentendo loro di progredire tecnicamente con la speranza di uno stabile impiego con le rispettive prime squadre.
La mia personale esperienza di giocatore, allenatore e presidente mi sta insegnando che, a livello di club, anche di quelli che vanno per la maggiore, non sempre vi siano le adeguate competenze per allestire un valido settore giovanile. Occorre garantire una “filosofia” omogenea nonché una chiara impronta formativa, il tutto realizzato attraverso un percorso graduale, completo, coerente ed efficace.
Le società dovrebbero consentire la massima maturazione individuale e cestistica dei giocatori che saranno poi utili alla prima squadra e risultare completi, proponibili, per le categorie maggiori. Spesso, invece, a livello giovanile, si disperdono patrimoni tecnici importanti.
Un intervento tecnico di un certo peso potrebbe essere effettuato attraverso una nuova organizzazione del campionato under 21 eccellenza che non di disputa più, andrebbe rivalorizzato per assumere una reale nuova connotazione quale “serbatoio” per la prima squadra del club di appartenenza.
Si incorre in errore considerare inutile il campionato under 21 eccellenza, appena terminata la stagione taluni giocatori vengono sacrificati in ossequio alla considerazione che “se non sono ancora in prima squadra a questa età, allora è bene che smettano”. A 18, 19 anni i problemi legati alla scuola – sempre più esigente – rallentano la crescita tecnica di molti giovani ed è da censurare chi ritenga che quest’aspetto non sia da considerarsi un problema delle società. In questa fase evolutiva del giovane, il lavoro deve ancora essere svolto con grande oculatezza e i giovani devono ancora dare i loro migliori frutti.
Il ragazzo diciottenne – a volte già diplomato – può allenarsi seguendo orari diversi e, quindi, seguire un programma di lavoro con meno problemi, anche effettuando doppie sedute e sostenendo ritmi più intensi. E’ vero, tutti non potranno entrare in prima squadra, ma certamente potranno entrare nella rosa. Anche la politica di darli in prestito a squadre di categorie inferiori può risultare pagante, in quanto si tratta di campionati in cui c’è la disponibilità da parte dei tecnici ad insegnare qualcosa e dare più spazio ai giovani.
Dopo un’esperienza simile, c’è meno rischio che il giovane si perda o decida di smettere e può, quindi, essere pronto, in quanto più maturo e collaudato, a quel salto di qualità verso la prima squadra. Tanti virgulti sono passati dalla C2 o serie D al campionato cadetto. Certi club possono vantare una tradizione in campo giovanile di altissimo profilo in quanto proprio nelle loro rappresentative nei campionati nazionali schierano giovani già utilizzati nelle prime squadre di club blasonati, quindi risultano più costruiti, più smaliziati sul piano agonistico e preparati sia tecnicamente che tatticamente.


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Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.