Ludovico e le sue storie

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Ludovico e le sue storie                                                         di Alberto Alberti

Ogni libro è quasi sempre un’autobiografia mascherata.            Eugenio Borgna

         Dopo tanti anni, nel seguire attentamente la produzione saggistica sulla scuola, sulla didattica, sulla pedagogia e sulla politica scolastica dell’amico, nonché Maestro, Alberto Alberti, leggere un libro dal sapore fortemente autobiografico, come Ludovico e le sue storie (editore Anicia), è stata una piacevole e felice sorpresa.

L’autore, nelle vesti del protagonista Ludovico, ripercorre tratti della sua esistenza che si intrecciano con i cambiamenti del suo tempo e della sua epoca che vanno da alcuni intensi episodi    dell’ infanzia, dell’adolescenza e del periodo giovanile, fino all’età matura e al momento crepuscolare della vita, caratterizzato da un profondo disagio nichilistico forse per l’incapacità di essere felice, per il senso di insoddisfazione esistenziale e perché «non aveva mai saputo di vivere».

Con questo romanzo, costruito con piacevoli digressioni narrative di episodi autobiografici, Alberto Alberti ha dipinto con serrati racconti di storie un fervido ritratto della sua vita. In alcune pagine di straordinaria capacità narrativa, nelle quali l’autore esprime con leggerezza i suoi pensieri e passioni, i suoi sentimenti ed emozioni, si avverte la profondità della riflessione sull’esistenza e sulla condizione umana.

Con grande sapienza l’autore conduce per mano il lettore nei molteplici aneddoti narrati inerenti i familiari, i parenti e gli amici che hanno vissuto insieme eventi e fatti della vita di ogni giorno, del tran tran professionale, dell’impegno politico, sociale e culturale. I diversi racconti intrecciano la biografia dell’autore/protagonista con quella dei vari personaggi che hanno qualità umane, competenze e passioni simili.

Questi frammenti esistenziali si accompagnano agli avvenimenti della società italiana del dopoguerra, negli anni Cinquanta, quando in Italia si assisteva al  passaggio dalla società agricola e borgo artigianale a una società urbano-industriale. Nella narrazione è questo il periodo dell’impegno professionale di Ludovico nel quartiere Tiburtino di Roma, raccontato in maniera diaristica nella prima parte del libro.

Ludovico Leviti di Nucària, giovane protagonista di questo romanzo, è un professore di scuola media di sinistra che non amava imporsi in modo autoritario nell’insegnamento, un comunista impegnato, oltre che a scuola, anche in conferenze, iniziative culturali e incontri, svolti nel quartiere e in altre luoghi della città.

I principali nuclei narrativi del romanzo hanno come elementi importanti e argomenti centrali: la scuola, il quartiere, la città, il paese natio, l’amicizia, la rete di relazioni politiche, amorose, amicali ed erotiche, alle quali l’autore dedica attenzione e riflessioni.                                                                                                                        Le tematiche della scuola, dell’educazione, della didattica occupano diverse pagine del libro (suddiviso in quattro parti) e molte storie sono legate a questo mondo professionale. Negli anni di avvio della scuola media unica, l’autore mette in risalto l’impegno culturale e politico, personale e dei colleghi, per la ricerca di un riscatto sociale degli alunni socialmente svantaggiati della periferia romana.

La scuola seria e impegnativa è concepita come risorsa civile e sociale  e come fonte culturale specifica. In quegli anni si cercava, infatti, di trovare una nuova didattica con metodi di insegnamento diversi e tecniche nuove, con attività articolate, più ricche da svolgere nei laboratori specialistici con attrezzature e sussidi innovativi per aiutare i ragazzi svantaggiati del quartiere popolare di periferia ad apprendere meglio.

In questo periodo Ludovico e i colleghi, con credi politici e militanze sociali diverse, danno vita al doposcuola nei locali della sezione del partito, partecipano attivamente alle varie iniziative sociali e culturali della zona, alle battaglie comuni della gente di periferia, ai dibattiti pubblici, alle manifestazioni in favore delle famiglie del quartiere, con l’intenzione di cambiare in meglio la propria vita e quella degli altri.

 In ogni pagina, che riguarda l’argomento scuola, s’intravvede l’esperienza dell’autore che nella sua vita professionale (maestro di scuola elementare, direttore didattico, ispettore scolastico e docente universitario), ha speso molte energie intellettuali, ha profuso impegno culturale, sociale e civile continuo, e per diversi anni, per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni, che hanno il compito di studiare e apprendere, conquistare conoscenza e sapere per il loro riscatto sociale.

Nelle storie di Ludovico sono molto presenti i temi che si riferiscono al paese natio e alla città. I racconti inerenti il paese sembrano un memoir, un amarcord continuo da parte dei vari personaggi legati ai loro paesi del sud, rimasti spopolati, al periodo dell’infanzia e della guerra, dello sfollamento, della miseria e della fame, e ai profumi, agli odori e ai colori della loro terra.                                                                                        In alcune parti del libro sembra esserci una contrapposizione tra paese e città, un cambiamento geografico, sociale e di paradigma culturale: da una parte i valori della vita contadina nei piccoli paesi con abitudini consolidate, con rapporti umani più spontanei, meno condizionati e più duraturi, mentre dall’altra parte la città in espansione, con caseggiati dormitori e incontri occasionali con gente sempre nuova e diversa

Queste antinomie di mondi contrapposti (paese e città) si manifestano anche nelle amicizie genuine del paese e nelle conoscenze e relazioni professionali della città, nella descrizione degli spazi familiari della vecchia casa e negli anonimi palazzi urbani, nei tempi lenti e distesi trascorsi in paese e nei momenti incalzanti e frenetici vissuti in città.

Altro tema centrale delle storie di Ludovico sono le amicizie contratte nel periodo trascorso in paese, durante l’infanzia e nei ritorni durante le vacanze estive, e quelle verificatesi in città nel quartiere Tiburtino. Le prime amicizie con i compagni di scuola elementare sono caratterizzate dalla spensieratezza e innocenza dell’infanzia e dell’adolescenza fatta di giochi, di scherzi, di passeggiate ed escursioni nei campi alla scoperta di nuovi mondi, di cui si rimaneva affascinati. Le altre amicizie riguardano i colleghi innovatori della scuola del quartiere Tiburtino: in particolare Giacomo e Bertazzo. Il primo con la sua incandescente personalità, sempre critico, ideologicamente lucido, convinto che lo studio doveva essere uno strumento di riscatto sociale, e il secondo collega innovativo nella didattica con i testi liberi, il giornalino, le ricerche d’ambiente che si sentiva sempre inadeguato fra i colleghi per il suo malessere esistenziale. L’amico Bertazzo, è stato una figura di spicco che affermava la necessità di  far raggiungere ai ragazzi “obiettivi ambiziosi” in una atmosfera di solidarietà, di cooperazione e non di competizione per aiutare così i più deboli, gli svantaggiati.

Il bilancio complessivo della vita di Ludovico è contrassegnato da una catena non razionale di circostanze e accidenti, arrivando a pensare che i colleghi e i compagni di partito erano occasionali compagni di viaggio e avvertendo la solitudine della grande città.  Una esistenza, quella del protagonista del romanzo, caratterizzata da una sequela di accadimenti casuali, percepita priva di significato, accompagnata da un senso di sconforto e amarezza con la sensazione di aver sprecato la vita senza aver costruito nulla, perché si è limitato a lasciarsi vivere piuttosto che viverla.

Ludovico e le sue storie è un libro che, nella miriade dei racconti, cattura il lettore fin dalle prime pagine per il ritmo narrativo incalzante, per lo stile asciutto e per la scrittura lucida, piana e scorrevole, straordinariamente precisa e realistica nelle descrizioni puntuali e dettagliate dei paesaggi (il bosco di Mancusa, il castagneto) e degli ambienti, delle atmosfere degli incontri, dei comportamenti gesti dei personaggi.

È auspicabile che molti siano i lettori del libro perché sicuramente rimarranno affascinati dai racconti che riescono a mantenere viva la suspense fino all’ultima pagina conclusiva, che rimane aperta ad ogni interpretazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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