E’ andata così com’è andata, ma è stato comunque un successo.
Luna Rossa non è riuscita a compiere il miracolo italiano.
In questi mesi tra Prada’s e America’s Cup ci ha fatto gioire, imprecare contro Eolo, sperare. Ma soprattutto ci ha fatto sognare, vivere notti magiche. Attaccati alla tv, ci ha fatto riscoprire, (ri)condividere, facendolo riesplodere, l’orgoglio di essere italiani, come in quelle altrettanto magiche notti dei mondiali di calcio in Messico ed Argentina quando, anche allora, gli azzurri si fermarono ad un passo dal sogno.
Un grazie ai timonieri e a tutto l’equipaggio, che non dimentichiamolo comprendeva anche i nostri pontini Romano Battisti, Angelo Napolitano e Gerardo Siciliano.
Hanno dato tutto quello che avevano dentro, e forse di più, per contrastare il passo ad un’avversaria decisamente più competitiva. Ci hanno provato con forza, coraggio, talento, destrezza e compattezza di squadra, accumulata in tante e tante sedute di allenamenti massacranti.
Ma cuore, gambe e determinazione non sono bastati. Nessuna barca italiana tuttavia era andata così vicino al bersaglio nel mirino da una vita.
E la loro grandezza si amplia, riflettendosi nelle parole dello skipper Jimmy Spithill, che a regate ultimate riconosce, senza accampare sterili giustificazioni, la superiorità di New Zeeland: “Abbiamo provato a vincere, ma Emirates Team New Zealand era semplicemente troppo forte. A volte sembrava davvero di andare in uno scontro a fuoco armati solo di coltello, abbiamo combattuto più che potevamo ogni giorno”.
Campioni anche di onestà e sportività.
Ma non finisce qui……


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