MACISTE. Da Cisterna a Stalingrado

I “grandi romanzi” ci mostrano ciò che nessuna scienza è in grado di mostrare. Ci presentano essere umani che vivono nella loro soggettività, nei loro sentimenti, nel loro pensiero, nel loro ambiente, nelle loro relazioni, nella loro affettività, nel loro quadro sociale, come in Balzac, o nel loro quadro storico come in “Guerra e pace” di Tolstoj. I grandi romanzi sono mezzi di conoscenza dell’umano.                                              Edgar Morin

Con un incipit temporale Alle sei di mattina di una domenica degli anni Trenta, di un normale giorno di riposo, Salvatore D’Incertopadre inizia il suo ultimo (almeno per ora) romanzo storico Maciste. Da Cisterna a Stalingrado (Atlantide Editore), prefato dal Prof. Rino Caputo, è ambientato in terra pontina ai tempi di Mussolini.                                                     La trama narrativa del romanzo si snoda con misurato equilibrio tra i principali avvenimenti politici e tragici della macrostoria del regime fascista e della seconda guerra mondiale e gli eventi della microstoria familiare e personale del protagonista Maciste      nel triplice ruolo di soldato, marito e padre del piccolo Umberto.                                                                  Per quanto riguarda la Storia con la S maiuscola, ben precise e dettagliate sono le atmosfere ricostruite del periodo fascista: nei rituali, nelle adunate, nei cortei, nelle piazze, nelle cerimonie pubbliche. Il costume di vita, i cerimoniali con gagliardetti e bandiere, le tradizioni del fascismo e della scuola, con le punizioni, le bacchettate, le discriminazioni di genere, il rispetto delle regole, l’ordine, la disciplina, i libri che nutrivano la fantasia dei ragazzi esaltando i grandi eroi e i personaggi illustri della Patria, sono ben descritti. Sono riportati, inoltre, nel corso del racconto della storia di Maciste i discorsi ufficiali di Mussolini pronunciati durante le visite effettuate a Littoria per l’inaugurazione della città e della più giovane provincia del Regno e per l’annuncio dell’inizio della guerra in Etiopia, della guerra civile in Spagna e in Italia.                                                        Alle vicende riguardanti Maciste, protagonista del libro, fanno da sfondo lo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’entrata in guerra dell’Italia, la tragica avventura sulle Alpi contro i francesi, la rovinosa campagna di Grecia, la disastrosa battaglia di Stalingrado, che segnò l’inizio della disfatta militare di Hitler, la guerra civile italiana dopo la firma dell’armistizio del governo italiano, presieduto da Pietro Badoglio, con gli alleati anglo-americani,  la nascita della Repubblica Sociale Italiana, lo sfondamento della Linea Gustav e il conseguente bombardamento dell’antica abbazia di Montecassino.                                                  Figure storiche, come Mussolini, che si recava in visita ai poderi dell’Agro pontino durante i lavori della bonifica, Hitler, il re Vittorio Emanuele III, il maresciallo Badoglio, il generale Rodolfo Graziani, il ministro Galeazzo Ciano, il generale Mark Clark, il liberatore di Roma, sono presenti e si intrecciano nel racconto della vita di Maciste.                                          Le fonti storiche precise e dettagliate sono ben documentate anche per quanto riguarda la storia locale inerente le date, come il 18 dicembre 1932, l’inaugurazione della fondazione di Littoria, pupilla del  duce e la prima delle città nuove. Sono ricordati e ben descritti i momenti più importanti della storia della terra pontina, per gli episodi bellici del nostro territorio: lo sbarco di Anzio e Nettuno, i bombardamenti su Cisterna, Cori e Aprilia e la liberazione di Littoria.                                                                              La piccola, ma significativa, vicenda umana di Maciste, il cui nome è stato dato per ricordare l’eroe dannunziano del film Cabiria, è inserita in questo contesto di storia locale e il suo percorso esistenziale si colloca nella grande Storia.                                                                                        L’autore narra del personaggio centrale la nascita, i primi anni dell’infanzia trascorsa felicemente in famiglia, i momenti sereni e spensierati dell’adolescenza, la passione per la boxe praticata nelle palestra di don Alberto e sostenuta dall’allenatore Lidano, i giovanili amori legati alle prime esperienze di seduzione e di fidanzamento, il percorso lavorativo dapprima come manuale, poi apprendista muratore e infine  ottimo mastro nei cantieri edili di Littoria e di Aprilia.                                                          Il tratto stilistico del romanzo è caratterizzato da descrizioni puntuali del profilo umano e psicologico dei vari personaggi: il papà Umberto, la mamma Benedetta, la fidanzata/moglie Nora, il fratello Benito, la sorella Rachele e soprattutto gli amici come: Ughitto, il ragazzo fannullone, smargiasso, l’attaccabrighe fascista messo a tappeto da un pugno di Maciste; Isacco l’amico ebreo costretto per le leggi razziali ad abbandonare la sua città e i suoi amici; infine i due commilitoni Vittorio, morto tragicamente sul fronte francese, e soprattutto Gennaro, detto Sesamo, compagno durante la campagna in Russia sul Don. Straziante e commovente la descrizione della morte di quest’ultimo amico avvenuta per assideramento fra le gelide lande della Russia.                                  Questo toccante episodio di amicizia vera e sincera, le profonde ferite riportate e le immagini terrificanti delle vittime della guerra, impresse nella memoria, fanno maturare nella mente e nell’animo di Maciste l’idea del rifiuto della guerra, come esperienza umana disastrosa per l’intera umanità, la delusione del regime fascista e l’anelito di libertà e di pace per vivere nella quotidiana serenità di una vita familiare. La sua parabola esistenziale attraverso l’esperienza bellica lo porta a prendere consapevolezza della sua identità e a dare corso a un cammino di maturazione politica, umana e culturale. Grande e forte è in Maciste il desiderio di voltar pagina e di recuperare sul piano civile ciò che aveva perso nel ventennio fascista e aprire un altro capitolo della sua vita  per realizzarsi con una rinnovata voglia di vivere.                                           Il romanzo è un affresco di quell’umanità minuta e semplice, costretta a subire la storia, a riscattarsi dopo sofferenze inaudite e a prendere coscienza delle vulnerabilità e delle debolezze umane di fronte ai grandi avvenimenti della vita.                                                                           Il ritmo della narrazione del romanzo, che potremmo dire di formazione,  è scorrevole, fluido nelle descrizioni degli interni e nei dialoghi serrati tra i personaggi. Una prosa serrata e incalzante, ricca di sfumature, tiene incollato il lettore dalla prima pagina all’ultima. Un romanzo avvincente scritto molto bene, una storia ben strutturata che lascia emergere sentimenti profondi, nuovi ideali di vita basata sui valori fondamenti della libertà, della giustizia e della fratellanza.                                                  L’autore, Salvatore D’Incertopadre, dimostra con questa ulteriore opera letteraria, Maciste. Da Cisterna a Stalingrado, una notevole capacità affabulatoria e una autentica vena di narratore capace di meritarsi attenzione e rispetto da parte dei suoi numerosi lettori.

 

 

 

 

 

 


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