“È morto Diego Armando Maradona, il più immenso calciatore di tutti i tempi. Diego ha fatto sognare il nostro popolo, ha riscattato Napoli con la sua genialità, ci ha reso protagonisti di un’era calcistica.
Nel 2017 lo abbiamo reso nostro cittadino onorario, ma non perché fosse necessario, visto il legame viscerale con la nostra città, ma perché era un atto dovuto.
Diego, napoletano e argentino, ci hai donato gioia e lacrime di felicità! Napoli ti ama, Napoli ti piangerà per sempre”.
Questo il commento a caldo del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nell’apprendere della morte del pibe de oro.
Una notizia che ha sconvolto il mondo intero, nonostante i gravi problemi di salute più volte denunciati. Se ne va l’eroe dei due mondi calcistici: Europa e Sudamerica. In particolare Argentina e Italia, dove forse ha vissuto il periodo più bello della sua vita da calciatore di club vestendo la maglia del Napoli e diventando il beniamino della città che era riuscito a portare due volte sul tetto del campionato italiano e alla conquista dell’allora Coppa Uefa.
Di lui però a chi scrive rimangono saldamente impresse nella memoria alcune immagini.
Dal lato prettamente sportivo, quella, ormai abusata, del gol più bello della storia del calcio segnato all’Inghilterra nella semifinale dei mondiali del 1986, a monte di uno slalom partito da centrocampo tra nugoli di avversari saltati come birilli, e quella del gol rifilato alla Juventus in una domenica da cani del novembre 1985 su un calcio di punizione dalla traiettoria destinata a cambiare le leggi della fisica.
Dal versante umano, negli occhi rimane il ghigno furente mostrato alla telecamera come a dire “io ci sono ancora” e a sfidare i suoi detrattori dopo la rete realizzata nella partita Argentina-Grecia ai mondiali del 1994, vale a dire al suo ritorno in nazionale dopo la parentesi della squalifica per doping, E, infine, lo sguardo disorientato, impaurito, da pulcino bagnato di quando le forze dell’ordine nel 1991 lo prelevarono dalla sua abitazione napoletana.
Ora il re è morto e il calcio è più povero.
E Napoli piange il suo re, mentre il San Paolo s’illumina d’incanto in questa triste sera di novembre.


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