Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti e 10 gli indagati nell’inchiesta sulla metro leggera che avrebbe dovuto collegare la città con la stazione ferroviaria, che si trova invece a Latina Scalo. Un progetto milionario che però non partì mai, sebbene furono acquistati diversi vagoni ora fermi in un deposito in Francia.

Sono indagati per questa vicenda, che nel 2017 portò anche la sequestro di oltre 3 milioni di euro alle persone coinvolte,  l’ex sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo, l’ingegnere Lorenzo Le Donne, i legali rappresentanti della società Metrolatina Pierluigi Alessandri e Aldo Bevilacqua, i legali rappresentanti della Gemmo Irene, Mauro e Susanna Gemmo; l’avvocato Giovanni Pascone, componente della commissione giudicatrice, il legale rappresentante della Sacaim Cecilia Simonetti e l’ingegnere Vincenzo Surace, direttore dei lavori.

La difesa ha chiesto il dissequestro delle somme bloccate. Come preannunciato il Comune di Latina si è costituito parte civile.

Nel febbraio del 2011, prima che fosse predisposto e approvato il progetto esecutivo del primo tratto della metro leggera, era partita l’autorizzazione a liquidare il primo stato di avanzamento dei lavori, quello per la costruzione di cinque vagoni. L’amministrazione poi avrebbe dovuto saldare una parte alla ditta che quei vagoni li ha poi effettivamente costruiti, ma questo non è mai accaduto. La Procura si è quindi convinta che la vicenda sia stata forzata in qualche modo e che non sia stato valutato, forse volontariamente, il rischio del danno economico che era già stato denunciato dieci anni fa da un comitato spontaneo che aveva messo in luce le diverse contraddizioni del progetto.

L’idea della metro tranvia era stata accolta con entusiasmo, specialmente da tutte quelle persone che ogni giorno dalla città si spostavano a Latina Scalo per raggiungere la stazione dei treni. Doveva essere realizzata con un project financing di 140 milioni di euro. A finanziarla ci avrebbe pensato lo Stato, per un 58,32% del totale, il privato per un 40% e il Comune si era impegnato a coprire il resto dei costi, l’1,68% (per l’esattezza 2 milioni 352mila euro). Nel 2005 il gruppo di imprese “Metrolatina” venne dichiarato promotore del progetto. Allo stesso gruppo venne aggiudicata la gara dopo che nessun’altra impresa rispose al bando. Poi tutto si fermò.


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